Ufficialmente il confronto è ancora su toni aspri. Anzi, si sta incattivendo ogni giorno che passa come dimostra l’apertura del procedimento disciplinare da parte della Uefa contro i ribelli della Superlega, Juventus insieme alle spagnole Real Madrid e Barcellona. La spada di Damocle agitata sulla testa dei tre club è il bando dalla Champions League per un paio di stagioni, ma siamo ancora alla fase delle minacce contrapposte, visto che dalle parti di Agnelli, Perez e Laporta si ragiona anche su uno scenario secondo il quale una sanzione sarebbe “gradita” perché consentirebbe di andare davanti ai tribunali europei per provare a smantellare definitivamente l’attuale sistema.
Superlega, lo scontro non fa comodo a nessuno
A chi conviene il muro contro muro fino alle estreme conseguenze? A occhio a nessuno. La Uefa rischia davvero di vedere la sua posizione dominante di regolatrice, organizzatrice e promotrice del calcio europeo, giudicata secondo le norme dell’Antitrust europeo. Juventus, Real Madrid e Barcellona non hanno, invece, certezze sui tempi di un eventuale pronunciamento mentre stare fuori dalla Champions League significherebbe dover rimodulare da subito i rispettivi bilanci. Con l’aggravante per i bianconeri di essere a un passo dall’auto estromissione per (de)meriti sportivi, un colpo da 80-90 milioni di euro che costringerà Agnelli e famiglia a correre ai ripari per rimettere in equilibrio i conti.
In questo scenario si sta ritagliando un ruolo il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Un colpo a destra e uno a sinistra, con un lavoro diplomatico che lo ha portato a stabilire un primo contatto con il numero uno juventino poche ore dopo il comunicato di fuoco con i cui i club denunciavano minacce e pressioni. Può esistere una Serie A con la Juventus cacciata a forza e privata dell’affiliazione? Seriamente no. Gravina lo sa e, dopo aver ricordato che le regole vanno rispettate, lo ha anche detto ad alta voce così da essere ascoltato anche dalle parti di Nyon dove ha sede la Uefa.
Superlega, il lavoro diplomatico di Gravina
In fondo la Juventus non parteciperà in concreto a nessuna Superlega, non almeno nell’immediato. E qui, leggendo tra le righe delle parole di questi giorni, si colgono i pensieri del capo del calcio italiano: “Non si sanziona un’idea” aveva spiegato il 21 aprile ed è tornato sul concetto affermando di vedere “abbastanza impraticabile l’idea di punire un’idea progettuale che non si è concretizzata”. Anche perché le norme della Figc a questo si riferiscono e l’autolesionismo di tutto il sistema non si può spingere fino al punto di mettere fuori il club più importante e seguito d’Italia.
Di fatto Gravina si è candidato al ruolo di pontiere ideale tra le due fazioni, almeno per quanto riguarda la Juventus. L’Italia ha un discreto peso politico a livello Uefa e lo userà così come ha utilizzato fino in fondo l’abilità di Gravina nei mesi del lockdown: un esercizio di diplomazia che ha consentito al pallone di tornare a rotolare quando in tanti puntavano per la fine dei giochi.