Perché leggere questo articolo? La notizia dell’improvvisa sostituzione di Stefano Feltri con Emiliano Fittipaldi alla direzione de Il Domani ancora fa discutere a sinistra. Secondo diverse voci raccolte nel Pd dietro ci sarebbero motivazioni politiche più che aziendali.
“Tutto è politica nei giornali”
“Tutto è politica, soprattutto se parliamo di giornali”. Esordisce così, in un uggioso martedì nel cortile di Montecitorio, un deputato del Pd, rispondendo alla domanda di True-News.it sulla cacciata di Stefano Feltri dalla direzione del quotidiano Il Domani. E quindi anche dietro la sostituzione di Feltri con l’ex vicedirettore Emiliano Fittipaldi c’è una necessità di riposizionamento da parte dell’editore Carlo De Benedetti, proprietario de Il Domani.
Dietro l’addio di Feltri c’è la vittoria di Schlein
La scintilla che ha provocato una repentina accelerazione degli eventi è stata la vittoria a sorpresa di Elly Schlein alle primarie per eleggere il nuovo segretario del Pd. Un’improvvisa virata a sinistra, che ridisegna gli equilibri nella stampa progressista. Tra i dem in Parlamento, infatti, c’è chi unisce i puntini. “Feltri viene mandato via qualche giorno dopo l’intervista doppia alla festa del Domani di De Benedetti e Schlein, con tanto di foto diventata ‘virale’ tra i due”, annota un parlamentare del Pd che ha sostenuto Stefano Bonaccini.
De Benedetti e la “passione” per Schlein
“Ci liberi al più presto da questa destra di incompetenti”, aveva commentato quel giorno l’editore, da sempre vicino al Partito Democratico. Ma già durante la campagna congressuale l’ingegnere si era espresso in favore di Schlein. Una benedizione personale, che non è stata seguita da un endorsement da parte di Stefano Feltri, direttore de Il Domani.
Il Domani a sinistra di Repubblica
“Sicuramente dietro il cambio alla direzione ci sono anche motivazioni aziendali, ma in un giornale del genere è ovvio che ci siano motivi politici”, dice a True-News.it un altro esponente del Nazareno. E poi, alla fine, l’aziendale e il politico si intrecciano tra di loro. Ed ecco un altro ragionamento che circola nel Pd e a sinistra dei dem: “Con Repubblica giornale più moderato e di establishment e Il Fatto Quotidiano sdraiato su Conte, c’era bisogno di una voce più di sinistra”.
Il nuovo Domani: meno analisi, più inchieste
Non è solo una questione di linea politica, anche perché Il Domani di Feltri, dall’inizio, si è sempre schierato su posizioni progressiste, ma pure di linguaggio, di stile e di approccio al dibattito pubblico. Insomma, De Benedetti vuole un giornale “meno pettinato” rispetto a quello confezionato dall’ex giornalista del Fatto Quotidiano. Meno analisi, più inchieste contro il governo e la maggioranza di “questa destra di incompetenti”.
Feltri il “liberista”
Ma forse era solo questione di tempo. Infatti il curriculum di Feltri confligge con la visione di una sinistra barricadera. Prima di approdare a Il Domani e dopo l’esperienza da vicedirettore del Fatto, il giornalista licenziato da De Benedetti era a Chicago, dove guidava il blog liberista Pro Market di Luigi Zingales. Ancora prima, Feltri muove i suoi primi passi da giornalista al Foglio di Giuliano Ferrara e al Riformista di Antonio Polito.
Non tiene la spiegazione degli investimenti nel digitale
De Benedetti in una nota diffusa dopo l’addio dell’ex direttore, spiegava il cambio della guardia con la decisione di “sostenere il giornale con nuovi importanti investimenti in ambito digitale al fine di consolidare il ruolo che Domani si è conquistato nell’ambito del panorama informativo italiano”. Una spiegazione che non tiene, se consideriamo che Fittipaldi ha dieci anni in più di Feltri e si è sempre occupato di inchieste più che del lancio di progetti di giornalismo online.
“Schlein ci cova”
E quindi “Schlein ci cova”, come scherzano alcuni politici del Partito Democratico. Bisogna alzare il tiro contro il centrodestra di Giorgia Meloni e schierare Il Domani con la nuova segretaria dem.