La guerra dei dazi voluta da Trump e non ancora abbandonata del tutto da Biden. Il blocco imposto dalla pandemia. Il caos della logistica. Come se non bastasse, ecco anche una portacontainer che si incastra nel Canale di Suez, bloccando il trasporto globale. Il tutto, mentre dopo mesi di incertezze le fabbriche cominciano a riaprire – e a vergare ordini di materiali, sovraccaricando una catena di distribuzione già sull’orlo del collasso.
Viviamo un momento storico caratterizzato dalla scarsità. In cui mancano componenti, materiali e oggetti un tempo d’uso comune. Una crisi che colpisce la Cina quanto l’Europa e gli Stati Uniti, e che non sembra risparmiare molti settori. Abbiamo già parlato a suo tempo della penuria ormai cronica di chip ma ora il fenomeno riguarda semplicemente tutto. Materassi, alluminio, acciaio, plastiche, carta: le aziende ordinano materiale per evitare di essere vittima della scarsità, e così facendo provocano ulteriore scarsità, spingendo rifornimenti e produzione allo stremo.
Un crunch totale, insomma. A differenza di altri eventi simile registrati in passato, però, quello in corso sembra interessare qualsiasi settore. Come ne usciremo? Ci vorrà ancora un anno, secondo alcuni esperti, per uscire da queste acque torbide. Ricordate quanto successo con la PS5, l’attesissima console di Sony vittima di ritardi biblici che tuttora si fa fatica a trovare? Ecco, sembra essere questo il nuovo normale post-pandemico, fatto di ritardi produttivi e scarse risorse. Il tutto, in un mondo traumatizzato e diviso tra il desiderio di ripartire e l’impossibilità di farlo. Speriamo nel 2022.