Perché può interessarti questo articolo? In Fratelli d’Italia i big stanno creando qualche difficoltà alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che vorrebbe accreditarsi di un profilo più moderato, in vista dell’appuntamento delle Europee 2024. Ma da Giovanni Donzelli al ministro Francesco Lollobrigida, c’è chi crea imbarazzi. Mentre altri profili sono sempre più in rampa di lancio a Palazzo Chigi.
Fratelli di danni. La definizione, connotata da una certa perfidia, accompagna in Transatlantico alcuni degli uomini più fidati della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che fino a qualche mese fa erano suoi infallibili referenti in Fratelli d’Italia. Da Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale del partito, a Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e cognato della premier, sono in tanti gli esponenti “in calo” nelle quotazioni a Palazzo Chigi.
Ma non sono i soli a intralciare il processo di “draghizzazione”, come la definisce un esponente di Forza Italia, di Meloni. “Punta a diventare leader di un centrodestra più spostato a destra alle Europee 2024”, garantisce una fonte che ben conosce le dinamiche politiche in Parlamento. Il problema è la compagnia di giro talvolta foriera di gaffe sgradite.
Rampelli e l’italiano nella Pa
Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha creato più di qualche grattacapo con la proposta di legge che punta a vietare, pena una salata multa, l’uso di parole straniere nella Pubblica amministrazione. Un’iniziativa solitaria, prerogativa di un parlamentare, che non poteva però passare sotto traccia visto il ruolo di mentore, o ex tale, di Meloni che gli è stato sempre attribuito. “Ma Rampelli è ormai fuori da tempo dalla cerchia ristretta di Meloni”, annota un esponente della maggioranza, cercando di minimizzare il ruolo del deputato di FdI.
Lo stesso non si può dire di Lollobrigida, che non è solo il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare ma una sorta di numero due del partito, seppure non ufficiale. La vicinanza con la presidente del Consiglio è di famiglia, avendo sposato la sorella, Arianna Meloni. Le affermazioni sulla “sostituzione etnica” hanno creato irritazione a Palazzo Chigi, tanto che non è più esclusa l’ipotesi di un ridimensionamento, seppur non ufficiale. La premier, secondo indiscrezioni, già da qualche settimana era infastidita dal super attivismo del cognato, che nella foga di apparire si rende protagonista di certi scivoloni.
Gaffe di Fratelli d’Italia: da Cospito a via Rasella
Conosce bene le ire meloniane, Donzelli che dopo aver rivelato alla Camera alcuni documenti spifferati dal suo coinquilino, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, è stato declassato almeno in termini di visibilità, anche se nel partito garantiscono che “Giorgia non sta punendo nessuno”. Sarà. Ma resta che anche Delmastro non è più in primissima fila, avendo condiviso con Donzelli lo scivolone delle rivelazioni sul caso-Cospito.
Un altro colonnello di Fratelli d’Italia che ha costretto Meloni a intervenire, con qualche messaggio privato, è il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che dopo il ragionamento proposto sull’attentato in via Rasella (“le vittime non erano nazisti delle SS”) ha chiesto scusa. Da quanto si mormora nei Palazzi non è stato un ravvedimento spontaneo, ma espressamente richiesto dai vertici del partito. Quindi da Meloni. D’altra parte il presidente del Senato, colonnello di lungo corso, resta una sorta di intoccabile, sia per la carica istituzionale che per la carriera politica nella destra italiana.
L’ascesa di Fazzolari e Mantovano
Ma per vari big che hanno le loro quotazioni in ribasso, ce ne sono altri in decisa risalita. La coppia di Palazzo Chigi formata da Giovambattista Fazzolari e Alfredo Mantovano ha gestito in gran parte la delicata partita delle nomine nelle partecipate statali. I due sono un po’ i “gemelli diversi” del potere meloniano: più discreto e mediatore Mantovano, seppure noto per le posizioni radicali sui temi etici, più “votato all’attacco” Fazzolari. La presidente del Consiglio sta comunque apprezzando molto il loro operato e la volontà di mettere il bene del governo davanti all’ego e alla visibilità personale.
Un altro uomo di fiducia è il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che per conto della premier sta gestendo il complicato dossier del Pnrr. Meloni è soddisfatta del suo lavoro, nella consapevolezza delle difficoltà da affrontare. Il profilo europeo del ministro, che è stato eurodeputato, è un altro vantaggio prezioso nel processo di draghizzazione in atto. Dove i Fratelli di danni devono adeguarsi. Pena un ulteriore arretramento nelle gerarchie.
Le polemiche su La Russa
Come se non bastasse, La Russa è finito al centro di polemiche dopo le sue parole sulla questione dell’antifascismo. Il Presidente del Senato ancora una volta ha attirato attenzioni soprattutto da pare delle opposizioni che lo hanno attaccato.