C’è un “non detto” che circola con sempre maggiore insistenza in queste ore a Milano. In realtà nulla che possa coprire il vociare della gente impazzita per la Design Week ed il Fuorisalone, niente che possa coprire la narrazione secondo cui si tratta di un “successo incredibile“. Ma il vociare resta e, a sentire la parole dalla viva voce dei diretti interessati si fa fatica a dar loro torto.
La storia del Salone
Cominciamo però con un cenno storico. Il Salone del Mobile nacque per mettere in contatto produttori ed acquirenti. Era il luogo dove le grandi case come i piccoli ma geniali imprenditori del settore potevano mostrare creazioni, nuove tecniche, stili unici frutto della nostra assoluta superiorità in tutto ciò che riguarda il design. E qui i venditori di tutto il mondo venivano, osservavano, e compravano. Migliaia i contratti chiusi ad ogni edizione che riempivano le tasche degli espositori. Poi arrivò il Fuorisalone e tutto è cambiato.
«Oggi non è più come prima – ci dice una nota architetto, di fama nazionale, con decenni passati tra la vecchia e nuova fiera – Oggi lo scopo di questa settimana non è più commerciale ma solo glamour. Contano le feste nei locali, gli aperitivi, i dj, i drink i vip egli influencer. Tutto bellissimo, Milano è fantastica ma allo stesso tempo è invivibile. Spostarsi è impossibile; ho perso almeno 5 appuntamenti con aziende e compratori dato che muoversi è impossibile. Ci vogliono 40 minuti per fare due km…».
Al Salone ormai non si vende più nulla
Un’ora dopo seconda chiacchierata. Questa volta con il Presidente di un noto marchio di mobili, di fama internazionale. «Contratti? Pochi, pochissimi. Ormai questa settimana è un evento, un grandissimo e bellissimo evento, non ha più alcuna valenza commerciale. Da quel punto di vista è evidente che il Fuorisalone sia un competitor del Salone, un avversario…».
Altro giro, altro regalo. Questa volta però è una chiacchierata telefonica. Il titolare di un noto mobilificio infatti quest’anno ha deciso dopo decenni di non essere presente al Salone. Una scelta non unica come dimostrano i dati degli espositori scesi dagli oltre 2300 del pre covid ai 1800 di questa edizione (un calo vicino al 20%).
Milano non conviene
«No, niente Milano quest’anno, non conviene più. I costi degli spazi sono diventati insostenibili soprattutto perché ormai in Fiera firmare un contratto è impossibile. A quel punto abbiamo deciso di spendere molto meno prendendo dei van che da Milano portano qui in Brianza i compratori. Li coccoliamo, li facciamo sentire a casa, in un mondo più tranquillo dove davvero possiamo chiudere degli affari. E, aggiungo, diversi compratori hanno addirittura deciso di non venire. Troppo cari gli alberghi, i ristoranti, la vita. E, al massimo, se prima si fermavano tutta la settimana oggi si possono permettere due notti, a volte tre, tagliando incontri ed affari…». Insomma, Milano si scopre più viva che mai; tutti sono felici e stanno facendo soldi a palate: alberghi, tassisti, l’Atm (trasporti pubblici), bar e ristoranti. Tutti felici e più ricchi, stranamente tranne i diretti interessati…