Super Mario Bros in soli tre weekend di programmazione nelle sale italiane ha raggiunto quota 15 milioni di euro. È, per il momento, il terzo miglior incasso post-pandemia. Non solo, sommando i biglietti staccati a livello mondiale, il lungometraggio sale complessivamente a 871,8 milioni di dollari al box office. E vola verso il miliardo. Tutto questo mentre Air, la nuova fatica alla regia di Ben Affleck, anche co-protagonista della pellicola insieme a Matt Damon, è durato in cartellone quanto un felino in tangenziale. Nei cinema milanesi, per esempio, si è guadagnato la fascia “Da non perdere” in sette giorni o poco più. Ovverosia, un epitaffio. Nelle ultime settimane, si è purtroppo parlato a lungo di “sostituzione etnica” per via della infelice espressione utilizzata dal Ministro dell’Agricoltura meloniano Lollobrigida. Ebbene, finalmente un esempio di “sostituzione etnica” che metterà d’accordo tutti: Super Mario, l’idraulico italiano che diventa re di Hollywood con buona pace di divi e star locali.
Super Mario: l’idraulico italiano che detronizza i divi di Hollywood
Super Mario è sovranista. Anzi, conquistador. L’idraulico italiano coi baffi, storico protagonista dei videogiochi Nintendo, nella sua tuta da lavoro è attualmente la star che più brilla nel firmamento hollywoodiano. Dietro di lui, con distacco, forse solo Cocainorso, la simpatica belva strafatta che semina terrore nei boschi al cinema e che in patria è diventata un caso. Tanto da essersi guadagnata diversi cameo perfino durante la notte degli Oscar. Tutto a posto in quel di Los Angeles? Forse no. Il dato di fatto, però, è che l’American Dream non è più giocare a basket – spiace per Affleck che ci ha fatto sopra l’ultimo film – ma fare l’idraulico come Super Mario. Non sappiamo se i funghetti dell’invulnerabilità abbiano avuto una parte in tale scambio. Ma può darsi. Per chi ancora non fosse accorso al cinema, Super Mario Bros ha anche una trama? Pare di sì. Vediamo cosa si sono inventati oltre oceano questa volta. Sì, perché non è la prima. Nel 1993, la “storia” dell’italico idraulico più amato del mondo era già stata trasposta sul grande schermo. Generando pernacchie e ponendo sostanzialmente fine alla carriera del suo interprete, Bob Hoskins (Chi ha incastrato Roger Rabbit?).
Super Mario sovranista: open to Meraviglia
Milioni di persone in tutto il globo terracqueo si sono fiondate al cinema per non perdersi le avventure di Super Mario. Ma di che parla il film? La trama è, manco a dirlo, poco più di un pretesto: il protagonista si trova in un labirinto insieme al fratello Luigi e i due hanno una principessa da salvare. Ohibò, che fantasia! Eppure, funziona. Tanto che, a pensarci bene, forse sarebbe stato meglio piazzare lui come brand ambassador del nostro bel Paese al posto della sciagurata Venere del Botticelli. Chissà se ci sarebbe stato parimenti da ridire sulla tremenda campagna Open to Meraviglia nel caso in cui fosse stato il baffuto idraulico a indicare le grazie paesaggistiche e culturali nostrane. Non lo sapremo mai. Perché non è successo. In compenso, oggi lo ritroviamo al cinema in un film d’animazione che sta incassando palanche come fossero Power-Up da collezione. Ne sarà contento il Ministro Lollobrigida che tanto temeva la “sostituzione etnica”. In attesa di scoprire come Hollywood cercherà, involontariamente, di mettere una pezza anche alla sparata di Ignazio La Russa, Presidente del Senato, che, lasciando perdere per una volta la comunità rainbow, si è messo a sostenere l’insostenibile: l’antifascismo non fa parte della Costituzione Italiana. E così, improvvisamente, la tanto spaventevole “sostituzione” diviene oltremodo auspicabile.