Body Shaming. Fenomeno che i più credono croce e monopolio esclusivi delle donne, in realtà parimenti colpisce anche quei bruti degli uomini. La sera della Festa dei Lavoratori, l’ex centrocampista nostrano Claudio Marchisio ha postato su Instagram un bel carosello di famiglia per celebrare il ponte lungo appena trascorso. Tra gli scatti, una foto in cui si mostra completamente nudo, lato B all’aria, mentre prende il sole in spiaggia, in piena pennichella. Su Twitter è stato un tripudio: l’Italia s’è letteralmente “desta” davanti a tal capolavoro, dimenticando perfino le stecche del Concertone. Marchisio è opera mirabile, non contestiamo. Allo stesso tempo, però, ci sovviene un certo Lele Adani che, alla vigilia dei Mondiali della scorsa estate, si era permesso di postare una storia Instagram in mutande. Fu bufera. Anzi, i social e le principali testate d’informazione nostrane titolarono utilizzando termini quali: “imbarazzo Rai” e “vergogna”, come fosse fatto gravissimo. Perché uno genera lodi e l’altro scandalo? Chissà…
Body shaming maschio: lo scandaloso pacco di Lele Adani
Body shaming. E pure in un certo senso retroattivo. A osservare quanto gli uccellacci di Twitter si stanno sperticando a intessere lodi per le chiappe di Claudio Marchisio, non può che tornare alla mente la bufera che loro stessi avevano scatenato contro Lele Adani. Commentatore sportivo Rai tanto quanto l’ex calciatore, lo sciagurato si era azzardato a fare una storia Instagram in mutande, mentre preparava i bagagli per il Qatar. Nella brevissima clip, un invito al pubblico a seguire la competizione. Niente di più. Se Libero titolò “Imbarazzo Lele Adani”, anche il web non ci andò giù leggero tra cinguettii sarcastici e il sito davidemaggio.it, primo a riportare la “notizia”, a scriversi indignato perché: “un minimo di decenza deve essere garantito in ogni tua attività, che sia televisiva o social…”. Tanto più che, aggiungeva lo stranamente bigotto portale, “Adani rappresenta Rai Sport”. E Marchisio, invece? Oggi fa lo stesso lavoro del mutandero, eppure può mostrarsi nudo senza che nessuno faccia un plissé. Anzi, solo boati di meraviglia per lui e i suoi “ciapet”.
Body shaming maschio: gli adulatissimi “ciapet” di Marchisio
I gusti son gusti, si sa, ma Claudio Marchisio è un esemplare di maschio evidentemente scolpito dagli dei. Sostanzialmente, è questa la ragione per cui tutta internet si è lasciata ipnotizzare, finendo per ammirarlo. Intendiamoci: in nessuno dei due post sussiste qualcosa di male. Solo che il “percepito” del web, sempre attento a determinate tematiche “sociali”, qui salta un giro. Mettendo in relazione le due opposte reazioni, non si può che arrivare a concludere un fatto: se sei bellissimo, puoi (e anzi devi, se possibile) spogliarti. Se non sei un Bronzo di Riace, meglio se ti copri. Altrimenti crei scandalo, imbarazzo, vergogna. Se è vero che il pacco di Adani all’interno della mutanda paresse un po’ “arzillo”, non veniteci a raccontare che il lato B di Marchisio non fosse in assetto da guerra. La volgarità e l’imbarazzo, insomma, stanno come sempre negli occhi di guarda. E chi guarda, che abbia davanti una donna o un uomo, sta sempre allupatissimo. Ma è anche “esteta”, praticamente sommelier. Un’altra ipocrisia del politicamente corretto, letteralmente coi ciapet degli altri, è servita. Però il body shaming “maschio” non esiste, che eresia!