Perché può interessarti questo articolo? In Rai inizia il risiko. Con il nuovo decreto del governo, l’amministratore delegato Fuortes ha la possibilità di diventare soprintendente a Napoli Tra la direzione dei tg ai programmi di intrattenimento. Con lo sguardo rivolto all’evento più atteso a viale Mazzini: il Festival di Sanremo
Il Fuortes act è stato approvato, il consiglio dei ministri ha trovato lo stratagemma tecnico per rimuovere l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, fornendogli un comodo paracadute. Con la norma che fissa a 70 anni il limite d’età per tutti i direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche, inclusi quelli stranieri, decade immediatamente il sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli, Stephan Lissner. Al suo posto è pronto a essere accolto proprio Fuortes che libera così la casella a viale Mazzini, pronta per essere assegnata a Roberto Sergio, attualmente direttore di Radio Rai.
L’obiettivo iniziale era quello di piazzare Giampaolo Rossi, uomo di fiducia della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che però non può assumere per legge l’incarico. È stato nel consiglio di amministrazione della Rai e deve attendere almeno un anno: per lui è pronto il parcheggio, si fa per dire, come direttore generale. Tra dodici mesi invertirà i ruoli con Sergio, completando il mosaico.
Rai: i cambi di direzione ai tg
Ma il cambio ai vertici, che sarebbero scaduti nel 2024, è solo il primo passo della rivoluzione che attende il servizio pubblico. In primis è prevista la sostituzione della direttrice del Tg1, Monica Maggioni: Meloni vuole Gian Marco Chiocci, ora alla guida dell’agenzia di stampa AdnKronos, già direttore de Il Tempo. Sul suo conto, però, pesa un problema: è esterno alla Rai e questo scatenerebbe i veti dei giornalisti interni. Per questo si ipotizza il trasloco di Nicola Rao dalla direzione del Tg2 a quella delle rete ammiraglia.
Bisogna capire come (e se) si sposterà Paolo Petrecca, ora direttore di RaiNews 24, Televideo e Rainews.it, in quota Fratelli d’Italia. Per lui potrebbe arrivare lo spostamento al Tg2, nel caso Rao dovesse finire al Tg1. Ma il risiko è solo all’inizio. Il ridisegno del servizio pubblico passa anche per i programmi di approfondimento e non solo.
Il Festival di Sanremo e il governo Meloni
Gli occhi sono puntati sui grandi eventi, su tutti il Festival di Sanremo. L’ultima edizione ha scatenato le ben note polemiche e ha convinto la destra a mettere le mani sull’evento. Amadeus, per contratto, dovrebbe essere alla conduzione nel 2024. Il presentatore ha però lasciato intendere che è disposto a proseguire mantenendo la piena libertà di scelta sugli artisti e sullo spettacolo. Per questo motivo, tra i rumors, è circolata l’ipotesi di Pino Insegno come conduttore della prossima edizione del Festival di Sanremo con un possibile ruolo a Morgan, che da tempo gravita nell’orbita della destra. Ma sono indiscrezioni, idee tutte da confermare.
“Sarebbe una scelta fortemente impopolare e inspiegabile”, spiegano comunque fonti interne alla commissione Vigilanza Rai. Al netto delle polemiche politiche, infatti, Amadeus ha inanellato successi da record in termini di ascolti, “avvicinando anche i più giovani a un evento che prima sembrava solo destinato a fasce d’età più alte”.
Il risiko, peraltro, rischia di riguardare l’intera formazione dei palinsesti, includendo la condizione dei programmi di puro intrattenimento. L’idea del centrodestra è quella di fornire un’immagine di rinnovamento, strizzando l’occhio a profili più riconducibili alla cultura conservatrice. Anche nei programmi. Peraltro, stando a quanto circola, in bilico ci sono i volti più presenti negli ultimi anni potrebbero essere fortemente ridimensionati, tra cui Antonella Clerici e Carlo Conti, nonostante non possano essere tacciati di politicizzazione. Insomma, quello che è accaduto con Fuortes è solo l’antipasto. In Rai è prevista una mezza rivoluzione.