Carlo Cottarelli ha tirato uno schiaffo in faccia a Elly Schlein con le sue dimissioni da senatore e l’addio al Pd. Così titolano i giornali. E godono tutti quelli che non sono sinistra-sinistra, dai renziani, terzopolisti calendiani ai riformisti Pd, dai destrorsi di tradizione a quelli d’accatto, saliti sull’ultimo pullman magari dopo aver preso altre 20 linee di pensiero negli ultimi 15 anni (Cinquestelle compresi).
Tutti a gioire perché Cottarelli lascia il Senato per tornare a fare il divulgatore
Tutti a gioire perché Cottarelli lascia il Senato per tornare a fare il divulgatore. L’uomo è furbo, e lo ha dimostrato nella sua carriera. Giustifica la cosa dicendo che l’incarico dell’Università Cattolica è gratuito, e che a lui va bene così. Ci si consenta un po’ di scetticismo, visto il suo track record. Se non avrà altri incarichi, e avrà lasciato per questo, lo vedremo tra qualche mese.
Beninteso: sempre meglio di quel che hanno fatto altri
Comunque è libero di farlo. Beninteso: sempre meglio di quel che hanno fatto altri, che sono rimasti attaccati alla poltrona. Rimane il punto ineludibile. Cottarelli ha chiesto e preteso un posto in parlamento in cambio del rischio di candidarsi in Regione Lombardia a sfidare Attilio Fontana. Il suo diniego finale ha aperto le strade all’opzione Majorino e alla divaricazione con il Terzo Polo. Ma intanto lui in Parlamento ci è andato, e occupando un posto sicuro e uno invece assai meno sicuro in un collegio, dove infatti ha perso, ma dove si sarebbe potuto far le ossa un giovane.
Ci si aspetta che anche un partito serio faccia il suo, di interesse
Insomma, Cottarelli ha occupato – ingombrantissimo – un bel po’ di spazio. Lo ha fatto scientemente, perché l’uomo non è stupido. E anzi, è un cervello fino. Sono gli altri che paiono un po’ meno dotati. Perché che lui faccia il suo interesse è cosa chiara, palese e anche giustificata. Ci si aspetta che anche un partito serio faccia il suo, di interesse. E che entrambi, il partito e quello che si proclama civil servant, facciano l’interesse degli elettori. Che si trovano ad aver votato uno che dopo neanche un anno molla partito e posto per riprendere incarichi privati. Può farlo e lo fa. Se questo però è giusto, ognuno lo giudichi da sè.