(Adnkronos) – “Con gli studi sull’immunità innata e gli anticorpi primitivi i ricercatori italiani guidati dal professor Alberto Mantovani stanno scrivendo un nuovo capitolo del libro di storia della medicina, portando alla luce le potenzialità che queste molecole offrono per la diagnosi e il trattamento delle infezioni, oltre che delle patologie autoimmuni e neurodegenerative”. Con queste motivazioni Francesco Dentali, presidente Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri ha assegnato al’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, il premio ‘Internal Medicine Research Award 2023’. Il premio sarà consegnato oggi durante l’ultima giornata del congresso Fadoi a Milano.
“La prima linea di difesa del nostro organismo è quella che chiamiamo dell’immunità innata, che affronta la maggioranza degli incontri con gli agenti patogeni malintenzionati e che è composta da cellule specializzate nel divorare gli aggressori e dotate di antenne in grado poi di neutralizzarli. Le ricerche si sono focalizzate su questa prima linea di difesa. A fianco di queste cellule – ha spiegato Mantovani- esistono anche degli anticorpi primitivi. Molecole che una volta prodotte contro un patogeno svolgono un ruolo di primo piano nel combattere le infezioni, riconoscendo l’intruso, segnalandolo e ostacolandone l’azione. Inoltre la prima linea di difesa coordina la riparazione dei tessuti. Dopo grandi traumi, o come abbiamo imparato anche con le forme gravi di Covid-19, la guerra che il sistema immunitario scatena contro virus, funghi e batteri, come ogni conflitto lascia dietro sé molti danni”.
Ma qual è il potenziale di queste scoperte dal punto di vista di medici e pazienti? “Già oggi le molecole dell’immunità innata sono usate in clinica come indicatori diagnostici e prognostici di infiammazione. Il loro livello nel sangue permette ad esempio di misurare lo stato infiammatorio e di prevedere l’evoluzione della malattia. Ma – ha aggiunto l’immunologo – serviranno anche per ottenere vaccini più efficaci, perché l’attività dell’immunità innata, messa in moto ad esempio dalle nanoparticelle che veicolano spike, è fondamentale per far partire la produzione di anticorpi contro spike stessa.
“Parte di queste molecole sono in fase di sperimentazione per combattere alcuni tipi di cancro. In un paziente oncologico abbiano una prima linea della nostra difesa immunitaria che si comporta un po’ come se fosse composta da guardiani corrotti. Diciamo che le molecole dell’immunità innata hanno come obiettivo quello di rieducarli a fare il loro dovere. Ma ci sono anche altri campi di ricerca molto attivi – conclude Mantovani Ad esempio le ricerche di cui sono stato parte per identificare i modi di comunicare del sistema immunitario che è fondato sul dialogo. Studiando le citochine, ossia le ‘parole molecolari’ de sistema immunitario, possiamo bloccare quelle sbagliate e controllare malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide”.