Perché questo articolo potrebbe interessarti? Gli italiani consumano sempre più acqua minerale, il fatturato delle aziende produttrici è in aumento ma non mancano le incognite legate soprattutto alla siccità e alla futura minor presenza di fonti idriche. E questo potrebbe avviare importanti battaglie tra i vari attori del mercato.
Sembra paradossale dover parlare di mancanza di acqua anche a poche ore da una delle alluvioni più tragiche degli ultimi anni. Ma i due fenomeni, apparentemente agli antipodi, rappresentano in realtà facce della stessa medaglia. La siccità, vissuta in maniera particolarmente drammatica più al nord che al sud, è l’anticamera poi di episodi in cui piogge eccezionali causano allagamenti e smottamenti in terreni sempre più aridi.
Le penuria d’acqua, come ben noto, è un grave problema anche a livello economico. Piove meno, specialmente nell’area nord occidentale del Bel Paese, nevica di meno e le riserve per garantire acqua alle fabbriche e alle aziende agricole sono sempre più assottigliate. E questo è vero anche per uno specifico mercato: quelle delle acque minerali. In Italia si vendono sempre più bottiglie, c’è un costante incremento dei consumi. Ma, per l’appunto, c’è sempre meno acqua. Le sorgenti a secco potrebbero aprire le porte a una vera e propria guerra per le bottigliette.
Il mercato dell’acqua minerale in Italia
Forse sottovalutato o non ben approfondito, a dispetto invece di altri settori agroalimentari, ma il mercato dell’acqua minerale nel nostro Paese ha un fatturato notevole. Nell’ordine anche di svariati miliardi di Euro, considerando l’aumento del consumo di bottigliette tra gli italiani. Nel 2022, secondo quanto sottolineato dal portale Beverfood, sono stati consumati 14.9 miliardi di litri di acqua minerale. Ogni italiano, in media, ha bevuto 252 litri di acqua negli ultimi 12 mesi. Un dato in linea con quanto registrato anche da Nomisma, secondo cui i consumi in Italia tra il 2021 e il 2022 hanno raggiunto e superato i livelli pre Covid.
Tre quarti della vendita di bottiglie d’acqua minerale si svolgono tramite i canali di distribuzione ordinari. E quindi supermercati, ipermercati, Lsp e discount. La concorrenza tra i vari marchi è molto forte. Non c’è infatti una netta fidelizzazione con il cliente. Al contrario, visto l’attuale tempo di crisi e la corsa dell’inflazione, si seguono le offerte. Più un’azienda riesce ad abbassare i prezzi sugli scaffali, più vende.
La concorrenza in Italia è molto forte anche per altri motivi. In primis, il mercato dell’acqua minerale ha una peculiarità: negli anni non è stato monopolizzato da catene internazionali e multinazionali straniere. Il 73% delle vendite è appannaggio di almeno otto grandi marchi italiani. La restante parte è divisa tra oltre 200 altri piccoli e medi stabilimenti, in gran parte stanziati sempre nel nostro Paese. In secondo luogo, per via delle caratteristiche fisiche della penisola, l’Italia è un’importante esportatrice di bottigliette. Nomisma ha evidenziato che soltanto nel primo trimestre del 2022, l’export di acqua minerale è cresciuto del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Le possibili trasformazioni del mercato
Ci sono quindi tutte le condizioni per vedere nel mercato dell’acqua minerale un settore florido e su cui potere puntare. Del resto, a prescindere dalla crisi, le famiglie non rinunceranno mai al consumo di acqua. L’aumento del turismo poi, e il conseguente maggior consumo nei bar e nei ristoranti, può dare ulteriore impulso. Ma all’orizzonte non mancano pesanti e importanti incognite. E qui rientra il problema della siccità. L’Italia ha potuto sviluppare un mercato così ben avviato grazie alle sue tante sorgenti e alle caratteristiche fisiche del suo territorio. Ma oggi di acqua ce n’è sempre meno. Piove poco, soprattutto in una regione come il Piemonte che ospita alcune delle più importanti aziende del settore. La materia prima di questo mercato inizia ad avere riserve sempre più ridotte.
Un problema importante, nel lungo periodo. Nei mesi scorsi Ettore Fortuna, vice presidente di Mineracqua (l’associazione che riunisce 40 produttori di acqua minerale), ha ridimensionato l’allarme per il breve e medio periodo. La siccità è sì pesante, ma le sorgenti non si esauriscono nel giro di pochi anni. Si potrà imbottigliare acqua, anche con l’attuale trend, per almeno uno o due decenni. I produttori però devono guardare nel lungo periodo e mettere in conto che l’oro trasparente potrebbe diminuire progressivamente.
Nuove fonti d’acqua
Occorrerà forse cercare nuove fonti. Forse non è un caso ad esempio se recentemente un marchio importante, tra i simboli del Veneto del settore, è diventato siciliano. Il riferimento è all’acqua Vera, i cui primi stabilimenti sono stati aperti a Padova nel 1979. Poi, in anni più recenti, è arrivata la vendita della società alla Nestlè. Quest’ultima ha investito su due nuovi stabilimenti: uno a Castrocielo, nel frusinate, e l’altro a Santo Stefano di Quisquina, nell’agrigentino.
Recentemente la Nestlè ha ceduto il marchio al gruppo Sicon, guidato dalla famiglia Quagliolo. La nuova proprietà ha iniziato quindi a puntare molto proprio sullo stabilimento siciliano. Oggi il marchio è considerato il primo della Sicilia a essere inserito nei circuiti nazionali. Una svolta indicativa in prospettiva futura: si passa da un nord attraversato dalla siccità a un sud dove con tale problema si è da decenni abituati a convivere. La ricerca di nuove fonti, dal settentrione al meridione d’Italia, potrebbe rappresentare la chiave di volta per far sopravvivere il settore ai nuovi scenari climatici.
La “guerra” finisce anche in tribunale
Che la concorrenza nel mercato italiano dell’acqua minerale sia molto forte è dimostrato, tra le altre cose, anche da una battaglia legale che da anni sta coinvolgendo due grandi marchi piemontesi. Da un lato c’è la società che controlla Acqua Eva, dall’altro invece ci sono i proprietari della società che controlla l’acqua di Sant’Anna di Vinadio. Entrambe hanno sede in provincia di Cuneo ed è stata infatti la procura cuneese a interessarsi al caso, partito con un articolo pubblicato nel 2018 sul sito “mercatoalimentare.it”. Nel pezzo, come ricostruito su La Stampa, si sosteneva che Acqua Eva apparteneva alla stessa società della catena di distribuzione tedesca Lidl. L’articolo ha quindi puntato i riflettori su un possibile conflitto di interessi.
Secondo gli inquirenti però, l’informazione era falsa. Una vera e propria fake news volta a sfavorire Acqua Eva e a ridimensionarla sul mercato. I proprietari del marchio a quel punto hanno presentato querela. Le indagini avrebbero svelato un intreccio che legava, secondo i pubblici ministeri di Cuneo, il sito mercatoalimentare.it (chiuso poi negli anni successivi) a una società controllata da Acqua Sant’Anna. In poche parole, i giudici hanno ravvisato un’operazione che sarebbe stata costruita appositamente per sfavorire l’azienda concorrente. Il condizionale è d’obbligo perché il processo deve ancora iniziare: la guerra dell’acqua approderà in tribunale a partire da settembre.