A volte il successo arriva quando non te lo aspetti. Questo è ciò che è accaduto a Zerocalcare, il quale si è raccontato in un’interessante intervista.
In arrivo la sua seconda serie animata su Netflix.
Zerocalcare e l’intervista all’artista
Divenuto famoso grazie ai suoi fumetti e ai suoi libri, Michele Rech – vero nome dell’artista – è a tutti gli effetti un “idolo” per molte persone. Avendo concluso la creazione dela sua seconda serie animata, dal titolo Questo mondo non mi renderà cattivo, è pronto ad approdare su Netflix.
Per l’occasione ha deciso di raccontarsi, parlando prima di se stesso:
“Michele Rech, quasi 40 anni, faccio fumetti da sempre ma ci campo da una decina d’anni. Sono solo uno molto fortunato che si è trovato nel posto giusto al momento giusto, quello in cui i fumetti sono diventati un linguaggio e hanno smesso di essere un genere”.
Parla soprattutto di fortuna, senza dubbio unita alla tenacia.
Ad aiutarlo il fatto che la sua fosse più di una passione, come lui stesso conferma:
“I fumetti mi hanno salvato. Ma hanno salvato solo me. Le persone con cui sono cresciuto – che, giuro, al 90% sono più sveglie di me, hanno più proprietà di linguaggio, sono più acute – hanno 40-45 anni e fanno l’inventario al supermercato. Non che io pensi di avergli tolto nulla, ma mi sento parte dell’ingranaggio di qualcosa di ingiusto. Come faccio a non sentirmi in colpa. Quando firmo le copie faccio disegnetti per 13 ore consecutive solo perché nessuno, nella mia testa, possa dire che io campo bene e gli altri no. Nella mia vita non c’è il privato. Ho costruito pochissimo sul piano della stabilità affettiva. Vedo intorno a me persone che hanno figli e famiglia, una cosa che a me sembra più risolutiva di quello che ho io e molto difficile da raggiungere, perché non sento di avere la stabilità per fare quei passi”.
Al di là del lato artistico, Zerocalcare si sente fortunato e si dimostra del tutto introspettivo.
La sua nuova serie
Intervistato da Oggi, Zerocalcare chiude dando un’anteprima della sua nuova serie animata:
“Il tema è divisivo: la guerra ai migranti. Che in realtà è solo una lotta tra ultimi e penultimi”.
Giusto un assaggio che vuole essere uno spunto di riflessione. Così “Questo mondo non mi renderà cattivo” assume ancora più valore.