Perché questo articolo potrebbe interessarti? Lo stallo sull’accordo economico tra l’Unione europea e il Mercosur ricorda la situazione nella quale si trova l’Italia con la Nuova Via della Seta. In entrambi i casi c’è un patto commerciale in bilico – da firmare nel primo caso, eventualmente da prolungare nel secondo – che in qualche modo chiama in causa la Cina.
Se ne parla da 20 anni, ma fino a questo momento non c’è stato modo di raggiungere alcun tipo d’intesa. L’accordo commerciale tra l’Unione europea e il Mercosur, un blocco di Paesi che comprende Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, è sempre in stand by. A Bruxelles ci sono Paesi che spingono per la fumata bianca, desiderosi di capitalizzare i frutti economici della trattativa. E poi c’è chi, al contrario, vede qualsiasi intesa come fumo negli occhi. Tra i primi troviamo, ad esempio, Germania, Portogallo, Svezia e Paesi Bassi, mentre tra i secondi Francia, Austria, Belgio e Polonia. L’Italia si trova invece in una posizione attendista, a metà del guado.
L’accordo Ue-Mercosur
Il timore dei contrari a qualsiasi intesa è quello di assistere ad un’invasione europea di prodotti agroalimentari sudamericani a basso costo, senza alcun vantaggio per l’industria dell’Ue. Anche perché l’accordo, stando alle linee generali, libererebbe dai dazi commerciali circa il 90% dei prodotti in entrata e uscita dai due blocchi.
Il processo si realizzerebbe tuttavia in modo progressivo nell’arco di dieci anni, eccezion fatta per settori delicati – come quello delle automobili – che verrebbe liberalizzato almeno parzialmente, entro 15 anni. L’accordo dovrebbe eliminare i dazi sulle esportazioni di alimenti e bevande dell’Ue, quali vino (tassato oggi al 27%), cioccolato (tassato al 20%), liquori (tassati dal 20 al 35%), biscotti (tassati dal 16 al 18%), pesche in scatola (tassate al 55%), bevande analcoliche (tassate al 20-35%).
Dovrebbe inoltre eliminare anche i dazi all’importazione sul 93% delle merci del Mercosur esportate nell’Ue. In termini più generali, l’Ue è il principale partner commerciale e di investimento del Mercosur; le esportazioni sono state pari a 45 miliardi di euro di merci nel 2021 e di 17 miliardi di servizi nel 2020. L’Ue è inoltre il più grande investitore straniero nel Mercosur con uno stock di 330 miliardi di euro nel 2020.
Il fattore Cina
Nel 2019, con l’accordo negoziato e firmato, il Parlamento europeo ha bloccato la ratifica del dossier a causa della politica di deforestazione dell’Amazzonia avallata dall’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
Il congelamento dell’intesa commerciale ha lasciato via libera alla Cina, che praticamente senza rivali è riuscita a conquistare vitale spazio di manovra in America Latina. Pechino ha siglato importanti intese bilaterali per blindare settori strategici quali l’agroalimentare e l’energetico.
L’attendismo europeo rischia insomma di regalare i vantaggi latinoamericani alla Repubblica Popolare Cinese, che nel frattempo ha già piantato solide radici in una regione ricca di risorse. Prendiamo il Brasile, il caso più emblematico da mettere in evidenza.
Nel 2022 il commercio bilaterale tra il gigante sudamericano e Pechino ammontava a circa 150 miliardi di dollari, una cifra 37 volte più grande rispetto al 2001. Dal 2009, la Cina è stata il principale partner commerciale di Brasilia, assorbendo quasi il 27% delle sue esportazioni e la principale fonte di importazioni del Brasile (22,3%).
Il parallelo con l’Italia e la Via della Seta
Il numero che dovrebbe far riflettere l’Europa, in una situazione geopolitica carica di tensione, dove è fondamentale diversificare le catene di approvvigionamento, è che il 96% delle importazioni cinesi dal Brasile sono basate sulle materie prime. Nello specifico, il Dragone è il primo acquirente brasiliano di semi di soia (69% delle esportazioni), minerale di ferro (61%), polpa di legno (41%), olio (37%) carne (36%) e zucchero (15%).
Nel 2022, circa un terzo delle esportazioni agroalimentari brasiliane hanno superato la Muraglia. Insomma, attraverso l’accordo con il Mercosur l’Europa spera di rientrare in corsa all’interno dell’economia dell’America Latina. Ma per far questo dovrà dimostrarsi abile nel centrare un’intesa conveniente.
Più vantaggi o svantaggi? Il dilemma è sempre lo stesso. Sia che si parli di accordo Ue-Mercosur, che del Comprehensive Agreement on Investment tra Europa e Cina, che, ancora, del prolungamento dell’intesa tra l’Italia e la Nuova Via della Seta cinese. Il tema di fondo riguarda sempre il rapporto tra costi e benefici derivanti dall’adesione ad un accordo. Restare immobili, in qualunque caso, offre solo vantaggi ai rivali economici.