L’adescamento avviene online. Le vittime sono spesso minorenni. A cui viene rivolta una proposta choc: “Posso ingravidarti?”. E in cambio vengono promesse laute somme di denaro. E’ l’ultimo preoccupante trend che coinvolge ragazze contattate da impavidi molestatori che promettono loro migliaia di euro in cambio di un rapporto sessuale non protetto. Un caso è avvenuto in Lombardia, come racconta a True-News.it il sostituto procuratore della Procura di Brescia, Alessio Bernardi. Che segue da vicino, con la collaborazione di un team di periti informatici, i fenomeni, le tendenze e i pericoli che attraversano la rete e i social.
Il pm Bernardi: “Alcuni soggetti, penso, hanno come scopo quello di generare più figli possibili non riconosciuti”
Le challenge, dalla sex-roulette alle fotografie sui binari (di cui vi abbiamo già raccontato in un altro approfondimento), sono nulla rispetto alle aste per la gravidanza. “Ci sono adescatori che, oltre a contattare una ragazza, per avere foto intime, si divertono a proporre cifre di (in) denaro per una gravidanza. Alcuni soggetti, penso, hanno come scopo quello di generare più figli possibili non riconosciuti”. Insomma, alla controversa tematica dell’utero in affitto, che spesso vede coinvolte cliniche che mettono a disposizione ovuli di giovani donne, si affianca un altro tipo di mercato dei bambini. “Le ragazze contattate spesso dicono di no. Ma altre, di fronte alla prima proposta economica, alzano la posta e chiedono sempre più soldi. E’ un rischio importante”.
La Procura non ha contezza se siano nati effettivamente bambini: “E’ una tendenza nata da poco”, aggiunge Bernardi. “Alcune ragazze potrebbero accettare il rapporto, prendere soldi e poi assumere la pillola anti-concezionale. Anche in questo caso, seppur un bambino non nascesse, ci sarebbe comunque un rapporto sessuale estorto”.
Le difficoltà degli investigatori e la parziale collaborazione dei social
Per gli investigatori non è facile individuare gli adescatori. “Spesso apriamo indagini verso ignoti perché sono coperti da account nascosti. Sono dati asettici. Quindi è fondamentale la collaborazione della Polizia Postale. Ma, nei casi più complessi, ci avvaliamo di consulenti forensi che vengono nominati. E ci aiutano quando non riusciamo a risalire al soggetto che ha usato una determinata connessione a internet, o una mail per un account”. L’altro ostacolo nella corsa delle indagini è rappresentato dalle società che possiedono i social: “Meta, ovvero la proprietà di Facebook e Instagram, adesso risponde – spiega Bernardi – quando si tratta di pedopornografia o di reati considerati tali negli Stati Uniti. Spesso, però, quando si tratta di cyberbullismo, interviene la libertà di espressione. E non possiamo intervenire”.
Telegram e TikTok, il terreno delle “sextorsion”
Ancora più difficoltosa la collaborazione con le aziende proprietarie di Telegram o di TikTok. Ed è su queste piattaforme che va in scena la sextorsion, una vera e propria estorsione a sfondo sessuale. “Le vittime di questo fenomeno – aggiunge il sostituto procuratore – sono soprattutto maschi di due target: o sono giovani di 15 anni o persone dai 50 anni in su”.
Il pm Bernardi: “Alle vittime viene chiesto di partecipare a chat in cui si denudano”
“Gli estorsori si presentano con immagini di modelle, pescate dal web, e chiedono alle vittime di ricevere foto di parti intime. Una volta inviate, arriva la minaccia di diffusione sul web. Per fermarla, chiedono cifre che vanno dai 300 ai 500 euro”. Chi vuole che le immagini delle sue parti intime non diventino di dominio pubblico, paga, ma gli estorsori, in un circolo vizioso, alzano sempre più la posta. “In altri casi, alle vittime viene chiesto di partecipare a chat in cui si denudano”. E poi parte il ricatto. “E’ un reato – spiega il sostituto procuratore – per cui è difficile risalire all’autore perché spesso sono account creati quotidianamente e poi distrutti. E poi i proventi di tutte queste estorsioni vengono dirottati verso conti correnti in Costa D’Avorio. Per cui è impossibile attivare una rogatoria”.
La costante attività di informazio e prevenzione di Alessio Bernardi
Insomma, i pericoli sono dietro l’angolo. Ed è facile cadere in trappole viscide. Pertanto Bernardi porta avanti una costante attività di sensibilizzazione: “Quando vado nelle scuole, molti sono ignari. Spediscono foto e non sanno a chi possono arrivare. E poi, con un altro format, tengo incontri con i genitori. Sono loro le nostre sentinelle sul territorio”.
I segnali d’allarme per i genitori dei minori adescati
I segnali d’allarme sono vari: “Il minore si chiude troppo in camera, non si stacca dal telefono, cambia le password impostate dai genitori, pacchi Amazon che arrivano a casa ma non sono ordinati dai genitori. E ancora le assenze a scuola: per fortuna ora c’è il registro elettronico”. In questi casi, il consiglio della Procura è di rivolgersi alle forze dell’ordine e di non cancellare chat che possono essere materiale probatorio.
“Purtroppo molti genitori sono inconsapevoli. Anche in videogiochi come Fortnite si nascondono adescamenti pericolosi”. Proposte indecenti come quella di una gravidanza.