Continua la corsa alla decarbonizzazione, mentre tutti i settori economici cercano di adattarsi a un sistema industriale più sostenibile. Alcuni sono messi meglio di altri, mentre per alcuni, come il settore del trasporto aereo, per esempio, la strada sembra più ardua della media. Anche il settore dell’acciaio soffre moltissimo in questo campo, confermandosi tra i più sporchi del mondo. Almeno finora.
Siderurgia, un settore sporco e poco green
Le cifre: secondo la World Steel Association, ogni tonnellata di acciaio prodotta nel 2018 ha generato 1,85 tonnellate di diossido di carbonio. In totale, alla produzione di questo materiale si deve l’8% di tutta la CO2 prodotta nel mondo. Dati pesanti non solo per l’ambiente, ovviamente: secondo McKinsey, infatti, il 14% del valore potenziale delle aziende del settore sarebbe a rischio se non riuscissero a ridurre il loro impatto nell’atmosfera.
L’acciaieria sostenibile
La pressione è quindi alta, da più punti di vista: etico, ambientale, d’immagine e persino economico. Sarà per questo che il gruppo Marcegaglia ed Exor, holding della famiglia Agnelli, sono corse a investire in H2 Green Steel. Di che si tratta? Di una promettente startup svedese che punta ad avviare nel 2024 un’acciaieria a basso impatto ambientale. Lo farà alimentandola con l’idrogeno verde, producendo “fino a cinque milioni di tonnellate di acciaio” – acciaio verde, in questo caso. Per dare un’idea dell’ambizione di questa missione, si tratta di quanto sarà in grado di produrre l’ex Ilva di Taranto entro il 2030, una volta riavviati gli impianti spenti a causa del Covid.
L’investimento è avvenuto nel quadro di un round di finanziamento di tipo Series A per un totale di 105 milioni di euro, a cui hanno partecipato anche Mercedes-Benz e Scania, Ikea foundation e la Vargas holding, tra gli altri. Secondo Il Sole 24 Ore la H2gs ha da sempre ricevuto finanziamenti d’eccezione, tra cui quello di Daniel Ek, CEO di Spotify, e di Cristina Stenbek, ex di Zalando.
L’alternativa svedese per un acciaio più green
Il primo stabilimento dell’azienda sarà alimentato solo con fonti energetiche rinnovabili – eolica e idroelettrica – e produrrà acciaio partendo da ferro proveniente dalla Svezia. Un approccio quasi a chilometri zero all’insegna della sostenibilità che mira a rivoluzionare il settore, individuando una exit strategy ambientalista anche per un’industria così sporca. Questo percorso è di estrema priorità per il Paese scandinavo, combattuto tra una fortunata disponibilità di risorse (petrolio, gas, ma anche il citato ferro) e una spiccata coscienza ambientalista.
Il progetto per l’acciaio verde è nato proprio in seno a una collaborazione tra giganti dell’estrazione di risorse per trovare una soluzione alla questione delle emissioni – e portare il proprio business nel prossimo millennio.
(Foto: Envato)