Perché questo articolo ti potrebbe interessare? Probabilmente hai sentito parlare di Nvidia, new entry nel club delle società quotate con una capitalizzazione di mercato superiore ai 1.000 miliardi di dollari: si è piazzata al sesto posto dopo realtà come Apple, Microsoft, Saudi Aramco, Alphabet e Amazon, seguita da Berkshire Hathaway, Meta Platforms (Facebook), Tesla e Tsmc. Un’azienda tecnologica statunitense, fondata dal genio tech Jensen Huang, la cui storia si intreccia alla geopolitica mondiale…
Nvidia, l’azienda del momento: storia
NVIDIA Corporation, che ha sede a Santa Clara in California, si presenta così: “Siamo leader mondiali nella tecnologia dell’Intelligenza Artificiale. Forniamo GPU (graphics processing unit, ovvero unità di elaborazione grafica, ndr) e guidiamo il progresso in vari campi: AI, HPC (high performance computing), gaming, design creativo, veicoli autonomi e robotica”.
Nata nel 1993, l’azienda produce chip per computer che elaborano la grafica, in origine per i videogiochi, oggi per l’Intelligenza Artificiale. Una scelta visionaria, che nel tempo ha dato molti frutti. Attualmente l’hardware Nvidia è alla base della maggior parte delle applicazioni di AI ed ha conquistato il 95% del mercato per l’apprendimento automatico. Per esempio, ChatGPT è stato addestrato utilizzando 10.000 GPU firmate Nvidia, raggruppate in un supercomputer targato Microsoft.
Nvidia: quotazione trainata dall’AI
Martedì 30 maggio l’azienda è entrata a far parte, almeno per poche ore, dell’elitario club delle società americane che valgono più di un trilione di dollari, poiché il prezzo delle sue azioni è aumentato di oltre il 5% (da 368,95 dollari a un massimo di 390,50 dollari) in un giorno, per poi ritirarsi. Le azioni erano già salite di oltre il 25% la settimana precedente, dopo che la società aveva previsto “una crescita della domanda” grazie ai progressi nel campo dell’AI.
Nella conference call del 24 maggio con gli investitori , per esempio, la formula “intelligenza artificiale generativa” è stata pronunciata 43 volte. Inoltre, da poco la società ha lanciato un nuovo super computer di AI, Dgx Gh200, che sarà utilizzato da aziende come Google Cloud, Meta e Microsoft per funzioni innovative, dai chatbot avanzati al monitoraggio della sicurezza su internet, fino a videogame sempre più realistici.
La febbre dell’Intelligenza Artificiale non è destinata a scendere, anzi: dall’inizio del 2023 il titolo è cresciuto di oltre il 170%, ma il trend potrebbe continuare. Secondo Richard Shannon di Craig-Hallum, società di ricerca, trading ed investment banking, il target price o prezzo obiettivo per le azioni è 500 dollari.
Chi è Jensen Huang, co-fondatore di Nvidia
Ma chi è l’artefice di questa incredibile ascesa? Jensen Huang, co-fondatore ed attuale presidente, è l’uomo che, molto prima che la rivoluzione dell’AI cominciasse, ha capito di dover investire in funzionalità aggiuntive per i chip. Taiwanese cresciuto negli Usa, 60 anni, indossa sempre una giacca di pelle, che pare sia un po’ la sua copertina di Linus, anche nelle occasioni più formali. Ha chiamato la sua società Nvidia, prevedendo l’invidia che il suo successo avrebbe suscitato.
Jensen Huang: patrimonio
Nel 2021 Time lo ha inserito tra le 100 persone più influenti del mondo, mentre Forbes a marzo 2023 lo ha piazzato al 76esimo posto nella classifica delle persone più ricche al mondo, facendolo salire al 34esimo solo tre mesi dopo: da 21,1 miliardi di dollari il suo patrimonio è salito a 36,6 miliardi, con un guadagno di oltre 15 miliardi.
Lo scontro tra Washington e Pechino
Huang non è solo l’esperto di futuro più in vista del momento in tutto il mondo, ma è anche un uomo chiave a livello geopolitico, da anni al centro della guerra tech – e di conseguenza militare ed economica – tra Stati Uniti e Cina, che si concentra attorno a Taiwan. Una situazione intricata: la progettazione dei chip avviene negli Usa, mentre la produzione è fatta in Cina da imprese in gran parte taiwanesi. Lo stesso Dragone, poi, acquista dall’America i preziosi componenti, necessari a sviluppare progetti di Intelligenza Artificiale.
Nvidia collabora in particolare con il colosso Tsmc, ovvero Taiwan Semiconductor Manufacturing Co: si tratta della più importante azienda al mondo nel campo dei materiali semiconduttori, che produce per conto terzi il wafer, ovvero quel sottile strato, come il cristallo di silicio, sul quale vengono realizzati i chip.
Una data chiave in questa storia è il 9 agosto 2022, quando il presidente degli Usa Joe Biden ha firmato il Chips Act, stanziando oltre cinquanta miliardi di dollari di incentivi per la produzione interna dei microchip ed introducendo pesanti restrizioni all’esportazione, che hanno riguardato diverse aziende, tra cui Nvidia.
Cosa ha detto Jensen Huang, presidente di Nvidia
Proprio nei giorni scorsi, in un’intervista al Financial Times, Huang ha avvertito che l’industria tecnologica statunitense è a rischio di “enormi danni” a causa dell’escalation dello scontro: le misure introdotte da Biden, sulla scia della linea impostata da Trump, hanno lasciato la società della Silicon Valley con “le mani legate dietro la schiena”, impossibilitata a vendere chip avanzati in uno dei mercati più importanti. Allo stesso tempo – ha aggiunto – le aziende cinesi stanno iniziando a costruire i propri chip per non dover più dipendere da nessuno.
Il manager taiwanese-americano ha invitato i legislatori statunitensi a stare attenti sull’imposizione di ulteriori regole, che limitino il commercio con il Paese del dragone. “Non c’è altra Cina, c’è solo una Cina”, ha detto Huang. “Se l’industria tecnologica americana perdesse un terzo del suo mercato, ci ritroveremmo a nuotare nelle nostre fabbriche”. E ancora: “Possiamo teoricamente costruire chip al di fuori di Taiwan, questo è possibile, ma il mercato cinese non può essere sostituito, quello è impossibile”, ha detto Huang. “Quindi bisogna chiedersi in che direzione ci si vuole muovere”.
Il fronte caldo dell’Intelligenza Artificiale
Mentre Jensen Huang promette costanti (e per lui proficui) progressi tecnologici, c’è chi denuncia a gran voce i pericoli dell’Intelligenza Artificiale. Dopo la lettera dello scorso 30 marzo, firmata tra gli altri da Elon Musk, oltre 350 manager, ricercatori e ingegneri di tutto il mondo hanno in questi giorni lanciato un nuovo appello sul sito di Center for AI Safety: “Mitigare i rischi di estinzione legati all’intelligenza artificiale dovrebbe essere una priorità globale, assieme ad altri rischi per la società, come pandemie e guerra nucleare”. Tra i firmatari, Samuel Altman, ceo di OpenAI, con i co-fondatori Ilya Sutskever e John Schulman; Kevin Scott, cto di Microsoft; Jaan Tallinn, co-fondatore di Skype; Demis Hassabis, numero uno di Google DeepMind, oltre a molti tecnici specializzati in sicurezza informatica provenienti da Google e a numerosi docenti delle più prestigiose università al mondo, come Harvard, Yale e Stanford.
Dall’Ue le prime regole al mondo sull’AI
Anche il Parlamento UE è al lavoro per approvare nuove regole di trasparenza e gestione del rischio per i sistemi di AI. L’obiettivo? Garantire uno sviluppo umano-centrico ed etico di questa tecnologia in Europa, attraverso sistemi sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori, rispettosi dell’ambiente e supervisionati dalle persone. La volontà è anche quella di avere una definizione uniforme per l’AI, progettata per essere neutrale dal punto di vista tecnologico, in modo che possa essere applicata ai sistemi di intelligenza artificiale di oggi e di domani.
Dopo il via libera della Commissione per il mercato interno e la commissione per le libertà civili, il prossimo appuntamento ora è per la sessione plenaria del 12-15 giugno del Parlamento UE, che dovrà approvare il mandato per avviare i negoziati con il Consiglio. Al termine del percorso saranno le prime regole al mondo sull’Intelligenza artificiale.