La volontà di valutare un percorso di uscita dal progetto della Superlega, comunicata in maniera ufficiale dalla Juventus agli altri due club rimasti e cioè Real Madrid e Barcellona, segna un punto di svolta totalmente inatteso. Nei mesi scorsi, anche dopo lo tsunami che ha azzerato i vertici societari bianconeri estromettendo Andrea Agnelli dalla guida della Juventus, la proprietà era parsa vicina alle posizioni dell’ex presidente in guerra con la Uefa di Ceferin.
Il numero uno di Exor, John Elkann, si era esposto in alcune uscite pubbliche per ribadire la necessità di un nuovo modello di business
Il numero uno di Exor, John Elkann, si era esposto in alcune uscite pubbliche per ribadire la necessità di un nuovo modello di business per il calcio europeo, diverso rispetto a quello attuale e con al centro gli investitori che reggono tutto il gioco a proprie spese e che hanno scarso accesso alla gestione dell’affare.
Una situazione non comoda per la Juventus che rischia di trovarsi chiusa tra i due fuochi
Non c’erano i segnali, insomma, di un passo indietro che all’esterno viene certamente letto come la sconfessione della politica voluta da Andrea Agnelli e l’ultimo strappo tra lui e il cugino. Molti hanno interpretato la decisione di avviare le pratiche per il recesso dalla Superlega come il cedimento della Juventus davanti alle minacce della Uefa. Il club ne ha negato l’esistenza, da A22 (società che si occupa del progetto) si ribadisce che sono alla base del passo indietro e che le prove di quanto accaduto verranno portate in tribunale. Una situazione non comoda per la Juventus che rischia di trovarsi chiusa tra i due fuochi.
Il patteggiamento concordato con la Figc ha chiuso la partita in Italia ma ha messo nelle mani degli avversari della Juventus a Nyon un’arma potente
La sensazione è che certamente il club sia in una posizione di estrema debolezza a causa delle vicende giudiziarie italiane e dei possibili riflessi a livello europeo. Per intenderci, il patteggiamento concordato con la Figc ha chiuso la partita in Italia ma ha messo nelle mani degli avversari della Juventus a Nyon un’arma potente perché, anche senza scendere al livello politico, è chiaro che gli ispettori che si occupano di far rispettare le regole del Fair Play finanziario hanno più di un motivo per chiedere conto ai dirigenti di numeri, bilanci e presupposti su cui è stato costruito e firmato il settlement agreement dei mesi scorsi.
E’ possibile insomma che Elkann e i suoi manager siano stati molto realisti e pragmatici
E’ possibile insomma che Elkann e i suoi manager siano stati molto realisti e pragmatici. In Italia il patteggiamento è stato deciso, pur ribadendo che non si trattava di un’assunzione di colpevolezza, per mettere un punto, dare certezze ai propri partner e azionisti e cominciare a programmare la risalita economica e sportiva. In Europa il rischio era che la questione si trascinasse così a lungo e su un terreno così infido da renderlo impossibile. Dunque, meglio un passo indietro che rimanere in trincea in attesa della punizione della Uefa, della sicura battaglia di ricorsi e contro ricorsi che ne sarebbe seguita e delle valutazioni che saranno sul tavolo dopo la pronuncia della Corte di Giustizia UE sul monopolio di Uefa e Fifa.
Oggi il progetto Superlega esiste solo come principio ma non è tradotto in un format o business model sulla carta
Il tutto senza avere certezze in cambio, perché oggi il progetto Superlega esiste solo come principio ma non è tradotto in un format o business model sulla carta. Tutti attendono i giudici europei, sapendo che il parere non vincolante dell’Avvocatura generale è stato favorevole alla Uefa. Ma quel verdetto arriverà comunque e, se dovesse ribaltare gli attuali principi di gestione dell’industria del calcio, sarebbe comunque la finestra sul futuro per tutti. Anche per una Juventus che fa un passo indietro dalla (fu) Superlega per sistemare definitivamente i conti con il passato.
La proprietà ha preso una strada diversa rispetto alle intenzioni della tifoseria
I tifosi della Juventus hanno vissuto come un tradimento sia l’accordo con la Figc, accettando la penalizzazione e l’addio alla Champions League conquistata sul campo, sia l’idea di abbandonare la Superlega. Avrebbero preferito stare sulle barricate fino alla fine. La proprietà ha preso una strada diversa e solo tra qualche anno si capirà quale delle due fazioni, falchi o colombe, aveva ragione.