Mario Draghi ha formato il nuovo governo italiano su incarico del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In molti si sono chiesti, all’indomani della nomina, se Mario Draghi è di destra o di sinistra.
Stiamo parlando dell’ex presidente della Banca centrale europea (BCE), uno degli economisti italiani più noti e stimati nel mondo, che negli ultimi trent’anni ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare la politica economica e finanziaria dell’Italia, come governatore della Banca d’Italia, e poi dell’Europa.
Sull’orientamento politico lo stesso Mario Draghi si è definito un socialista liberale. Draghi si è sempre detto assolutamente lontano dall’essere estremista, al contrario si intende un ultraliberista. Ci sono dubbi sull’orientamento politico del leader del governo perché nel suo passato ha lavorato con ben sette ministri diversi: Giulio Tremonti, Carlo Azeglio Ciampi e Vincenzo Visco, oltre a governi che andavano dalla Dc di Giulio Andreotti a centrosinistra e centrodestra.
Di fatto nessun intenditore i politica ha mai avuto un’idea assolutamente chiara sul pensiero politico di Mario Draghi.
Mario Draghi è di destra o di sinistra? Le sue origini
Mario Draghi è nato nel 1947 a Roma da una famiglia benestante, votata all’economia e alla finanza. Il padre era infatti un dirigente della Banca d’Italia. Perse i genitori a 15 anni, si laureò in Economia nel 1970 all’Università La Sapienza di Roma avendo come relatore Federico Caffè, uno dei più influenti economisti italiani.
Da giovane però lasciò il suo paese, si trasferì negli Stati Uniti per frequentare il Massachusetts Institute of Technology (MIT), una delle università più prestigiose del mondo e nel 1977 ottenne un dottorato sotto la supervisione di ben due premi Nobel.
La carriera di Mario Draghi
Insegnò economia nelle università italiane finché nel 1982 iniziò la carriera pubblica come consigliere del ministro del Tesoro Giovanni Goria. Draghi divenne direttore generale del Tesoro nel 1991, nominato dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti. A lui si deve la liberalizzazione dei mercati finanziati e la privatizzazione di almeno il 15 per cento dell’economia italiana. Ridusse il debito pubblico che consenta all’Italia di entrare nell’euro.
Negli anni Novanta Mario Draghi fu protagonista di un lungo periodo di manovre economiche di grande impatto, caratterizzato dalla liberalizzazione dei mercati finanziari e dalla privatizzazione di circa il 15 per cento dell’economia italiana, oltre che dalle manovre di rigore e di riduzione del debito pubblico che furono fondamentali per consentire l’ingresso dell’Italia nell’euro. Tra le altre cose, a Draghi si deve la principale norma che regola il funzionamento del mercato finanziario italiano, e che ancora oggi è conosciuta come “legge Draghi”.
Nel gennaio del 2005 fu nominato governatore della Banca d’Italia. Anche in questo caso le sue doti di economista si fecero vale. Draghi risolse lo scandalo Bancopoli voluto dal predecessore, Antonio Fazio. Nei suoi sei anni Draghi riformò e modernizzò la Banca d’Italia, rinnovando la dirigenza e chiudendo diverse filiali. Non tutto però ebbe un esito positivo. Il nome dell’economista è legato anche a un grave fatto ovvero l’acquisto di Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena nel 2008. Quell’acquisizione fu una delle ragioni principali della crisi della banca, che portò al suo fallimento e a una serie di gravi scandali.
Divenne presidente della BCE, nel novembre del 2011 e fronteggiò la crisi del 2008, che partiva dagli USA. Con le sue misure, drastiche e criticate, Mario Draghi consentì all’Unione Europea di superare la crisi del debito senza la rottura dell’unione monetaria.Dopo la fine del suo mandato, il 31 ottobre del 2019, Draghi ha lasciato la carriera pubblica fino ad ora.
Mario Draghi è di destra o sinistra? Le sue posizioni
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è di destra o di sinistra? Nel 2015, in una intervista concessa al settimanale tedesco “Die Zeit” risponde: “Le mie convinzioni rientrano in quelle idee che oggi verrebbero definite del socialismo liberale, quindi non proprio collocabili in raggruppamenti estremi”.
L’economista e presidente del Consiglio deve molto alla destra, a Silvio Berlusconi, che prima lo ha nominato governatore della Banca d’Italia e poi, nel giugno del 2011, proposto per la guida della Banca Centrale Europea. Non si può dire di certo che sia però questo l’orientamento politico di Mario Draghi perché durante i governi di centrodestra, il banchiere non ha risparmiato dure critiche soprattutto nei confronti dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Per quanto riguarda l’estrema Destra e Sinistra, non possiamo dire che Draghi sia ben accetto infatti in molto lo ritengono Anzi, in molti lo considerano una figura non idonea a governare l’Italia, dunque nemmeno in questo senso si può dire che il premier abbia un orientamento, né tantomeno che abbia mai ottenuto consensi.
Capire da che parte politica stia Mario Draghi, destra o sinistra, attraverso le sue dichiarazioni oppure esaminando le diverse frequentazioni con personaggi appartenenti al mondo della politica, non è la strada giusta quindi. Partire dall’analisi delle misure adottate dal governo Draghi potrebbe essere più utile. In merito alle soluzioni in campo economico, non dovrebbe essere a rischio il Reddito di Cittadinanza quindi una vicinanza al Movimento Cinque Stelle? Ci può essere ma non possiamo assolutamente dire che Draghi sia un grillino in quanto misure economiche quali sussidi sono all’ordine del giorno nei governi europei.
Rispondere quindi alla domanda che in molti ancora si pongono ovvero se Draghi è di destra o di sinistra non è un’impresa ancora possibile. Il governo composto da Mario Draghi, con ministri provenienti da entrambe le parti politiche, non fa propendere né da una parte né dall’altra. Nell’accettare il mandato, il banchiere ha elencato quattro priorità per l’Italia: vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, dare risposte ai problemi dei cittadini e rilanciare il Paese. Soluzioni insomma generiche che non determinano nessuna appartenenza politica.