“Questa la storia di una presa di coscienza, perché ho capito che il cambiamento climatico non è la kryptonite della politica. La lotta per un’azione climatica decisiva è una lotta che cittadini, attivisti e politici impegnati possono vincere. E una volta che l’avremo vinta, potremo cominciare a migliorare le cose”. Così scrive il sindaco di Londra Sadiq Khan nel libro “Respirare”, che arriva nelle librerie italiane edito da Egea. Un saggio autobiografico in cui il primo cittadino racconta la storia della sua trasformazione personale, “da conducente di Land Rover ad evangelizzatore delle bici elettriche”, in cui ha toccare con mano l’impatto invisibile che l’inquinamento ha sulle nostre vite.
Le sue politiche verdi hanno trasformato Londra nella prima “Città parco nazionale” al mondo. E hanno dimostrato come sia possibile vincere (e rivincere) le elezioni puntando davvero sui temi ambientali.
Chi è Sadiq Khan, sindaco di Londra
Un percorso non semplice e non ancora finito, che Sadiq Khan ha deciso di condividere per lanciare un messaggio di speranza di fronte a un cambiamento climatico sempre più evidente. Nato e cresciuto a Tooting, quartiere nel sud di Londra, il sindaco ha cominciato la sua carriera come avvocato per i diritti umani, prima di approdare in Parlamento nel 2005. Eletto mayor nel 2016, nel 2021 è stato confermato con il più alto numero di voti mai ottenuti da un primo cittadino in carica.
La svolta green dopo la Maratona di Londra
La sua vita e la sua traiettoria politica sono cambiate dopo la sua partecipazione alla Maratona di Londra nel, quando ha iniziato ad avvertire i problemi di salute che poi hanno portato alla diagnosi di asma dell’adulto. “Più mi appassionavo al jogging, più mi scontravo con un nuovo problema”, scrive. “Le corse più lunghe mi lasciavano in affanno. Facevo fatica a respirare. All’inizio l’ho attribuito alla mia scarsa forma fisica. Ma l’affanno si è trasformato in tosse e la tosse è stata presto notata dalla mia famiglia, dai miei amici e dal mio team, in particolare nei mesi precedenti le elezioni generali del 2015”. La causa? Riconducibile proprio all’aria inquinata respirata nella City durante gli allenamenti.
Da allora, Khan è diventato un fervido sostenitore della lotta contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico. “Fino a quel momento non ero mai stato particolarmente green”, ricorda. Quando mi è stata offerta una collaborazione retribuita in uno studio legale, ho negoziato un posto auto per la mia Saab decappottabile nella stessa strada dell’ufficio situato nel centro di Londra. Dopo la nascita della mia primogenita, Anisah, ho acquistato una Land Rover Discovery più spaziosa: un bestione che beveva come una spugna e che ha trascorso quasi tutta la sua vita in giro per la capitale. Come deputato al Parlamento avevo persino votato a favore della terza pista dell’aeroporto di Heathrow. Il cambiamento climatico mi era sempre sembrato molto lontano, sia in termini geografici che temporali. Si trattava di un problema «del domani», non «dell’oggi». L’asma mi ha fatto ricredere”.
Perché Londra è la prima “Città parco nazionale”
Risultato: un’agenda visionaria e concreta al tempo stesso. Londra ha introdotto la prima Ultra Low Emission Zone (ULEZ) una zona a emissioni ultra-basse, in cui chi guida i veicoli più inquinanti deve pagare una tassa) del mondo, che ha quasi dimezzato l’inquinamento atmosferico tossico del centro.
Dalla sua elezione nel 2016 la città ha visto una riduzione del 94% del numero di persone che vivono in aree con livelli illegali di biossido di azoto; di conseguenza, Londra dovrebbe raggiungere i limiti di inquinamento previsti dalla legge entro il 2025, contro i 193 anni previsti al momento del suo insediamento. Durante il suo mandato sono stati piantati 440.000 alberi e quintuplicate le piste ciclabili; sono stati installati un numero record di punti di ricarica elettrica ed è stata implementata la più grande flotta di autobus a emissioni zero d’Europa. Nel 2019, la City è stata dichiarata prima “Città parco nazionale” al mondo dalla National Park City Foundation.
Un esempio per le città italiane
Un esempio coraggioso, che può rappresentare una fonte di ispirazione anche per le città italiane, molte delle quali hanno ancora tanta strada da percorrere per riuscire a ridurre l’inquinamento atmosferico (qui il report “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”).
Raccontando il suo viaggio politico e umano, Khan individua sette tappe e associa ad ognuna di esse uno degli ostacoli che spesso si parano davanti a chi voglia affrontare seriamente la crisi climatica e ambientale, rischiando di farne deragliare gli sforzi: dal fatalismo all’apatia, dal cinismo alla deprioritizzazione, dall’ostilità ai costi. Infine, la fase più insidiosa, proprio perché complessa da superare senza che qualcuno faccia il primo – decisivo – passo: quello dello stallo. Dal costruire coalizioni che abbraccino l’intero arco politico al fare della giustizia sociale il perno delle politiche verdi, fino a dimostrare con prove tangibili che la crisi climatica è anche una crisi sanitaria, Khan propone soluzioni concrete affinché tutti – elettori, attivisti o politici – possano vincere la discussione sull’ambiente.