Perché leggere questo articolo? Il funerale di Silvio Berlusconi è uno spartiacque della storia italiana. La morte del Cavaliere rappresenta, al tempo stesso, la fine della cosiddetta Seconda Repubblica e l’inizio di una nuova stagione politica. Con l’addio al leader di Forza Italia può davvero cominciare l’era Meloni.
Funerali di Stato e allo Stato. I funerali in Duomo di Berlusconi rappresentano anche la fine della Seconda Repubblica, di cui il Cavaliere è stato l’assoluto protagonista. L’addio al leader di Forza Italia rappresenta anche una nuova fase per l’esecutivo. Il giorno dopo le esequie è il primo vero dell’era Meloni. Anche la sinistra, con la dipartita del suo storico antagonista, non ha più scuse.
Con Berlusconi finisce la Seconda Repubblica
“Roba mia vienitene con me“. Come nella novella di Verga, Berlusconi assume le sembianze del moderno Mazzarò. Non solo Fininvest e Forza Italia. Con la morte del Cavaliere se ne va una stagione storica del nostra paese: la Seconda Repubblica. Dalla fine della Repubblica dei partiti – con Tangentopoli, per convenzione iniziata il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa – Berlusconi è stato indubbiamente l’italiano più importante della nostra storia recente.
Il più amato, il più odiato, il più votato e il più indagato. Si scrive Berlusconi, si può leggere Seconda Repubblica. Nessuno più del leader del leader di Forza Italia – coi suoi quattro mandati a Palazzo Chigi, i più di 200 milioni di voti ottenuti, la sua influenza culturali a colpi di tv, calcio e intrattenimento – ha inciso sulla politica italiana degli ultimi 30 anni. Come Cavour, Giolitti, Mussolini, De Gasperi, Moro, Andreotti e Craxi. Berlusconi è tra i pochi a segnare una fase della storia politica del nostro Paese. La durata della stagione politica di Silvio Berlusconi non sembra però conoscere eguali. Il trentennio berlusconiano coincide di fatto con l’intera parabola della Seconda Repubblica. Un unicum.
Finisce la Seconda Repubblica, inizia l’era Meloni
Se la “scesa in campo” di Berlusconi nel 1994 è pressoché universalmente riconosciuta come l’inizio della Seconda Repubblica, la morte del Cavaliere ne può segnare la fine. Inizia una nuova era politica, quella di Giorgia Meloni. I segni di continuità con la stagione politica berlusconiana appena conclusa rimangono. Dal maggioritario, alla riproposizione di un bipolarismo imperfetto centrodestra vs centrosinistra; passando per la personalizzazione del rapporto tra eletti ed elettori, che sfocia nel populismo.
In eredità da Berlusconi, salvo improbabili scenari da Vietnam paventati da quotidiani avversi, Meloni riceverà l’incondizionata fedeltà della pattuglia forzista in Parlamento. I 63 deputati – 18 al Senato 45 alla Camera; cui si aggiungerà il sostituto di Berlusconi che arriverà dopo un’elezione suppletiva interna al centrodestra prevista dopo l’estate – non saranno “transfughi” ma fedelissimi di Meloni. Nessuno più dei deputati azzurri farà il possibile perché la maggioranza sia stabile fino alla fine del mandato. Dopo le Europee del 2024 potrebbe non esserci futuro per Forza Italia e per i forzisti. La scomparsa di un leader ingombrante come Berlusconi darà poi a Meloni maggior margine di manovra, all’interno di un centrodestra a tre teste che perde qualcosa in più di un semplice “junior partner”. Senza il padre fondatore e federatore, Meloni avrà carta bianca.
Nuova destra e nuova sinistra, senza più scuse
“Con la morte di Berlusconi finisce la soap opera della Seconda Repubblica”, ha dichiarato Enrico Mentana in un’intervista alla Stampa. Non ci è ancora dato sapere se ne nascerà “una Terza“, come più volte annunciata, soprattutto dal Movimento 5 stelle. All’orizzonte non sembrano stagliarsi stravolgimenti istituzionali, ma un cambio di paradigma politico. Sia a destra che a sinistra. Con la morte di Berlusconi finisce anche l’anti-berlusconismo, architrave e dilemma della storia recente della sinistra italiana. Conte e soprattutto Schlein potrebbero avere le mani un po’ più libere per iniziare una nuova stagione politica. Anzi, non avranno più scuse per non farlo.