Perché leggere questo articolo? Al di là delle inchieste giornalistiche, scopriamo chi è Khalid Chaouki. L’ex deputato dem indicato da “La Verità” come facilitatore dello scandalo anti-Lega dell’Espresso.
Il nome di Khalid Chaouki, ex deputato del Partito Democratico nella XVII Legislatura, è tornato di recente alla ribalta. Il quotidiano La Verità ha fatto il suo nome come possibile tramite organizzativo nell’inchiesta sul “Russiagate” leghista del luglio 2019. Risoltosi, giudiziariamente, in un nulla di fatto dopo gli scoop de L’Espresso sui presunti legami tra emissari del Carroccio, allora al governo nel Conte I, e esponenti del potere russo vicino a Vladimir Putin.
Perché si è tornato a parlare di Chaouki
Il quotidiano di Maurizio Belpietro ha scritto nella sua “contro-inchiesta” di legami tra Chaouki e Gianluca Meranda, “agente provocatore”, secondo le accuse della testata milanese, che avrebbe attratto in una trappola Giancarlo Savoini e gli esponenti del Carroccio. Esponendoli ai flash della testata d’inchiesta ai tempi del gruppo Gedi.
E proprio secondo La Verità Chaouki avrebbe creato la rete per organizzare il “killeraggio” politico di Savoini, e dunque l’attacco alla Lega di Matteo Salvini. La testata lo descrive come un uomo “dedito alle relazioni internazionali nel Mediterraneo, il quarantenne marocchino aveva rapporti stretti sia con i servizi segreti (sembra aggiornasse l’Aise su quanto accadeva nel Maghreb) che con le logge”. Ma chi è davvero l’ex deputato dem al di là di queste accuse che – lo ricordiamo – sono ad oggi giornalistiche e non presuppongono alcun rilievo penale? La sua è una carriera complessa e non vincolata alla sola politica.
Un giovane ex della politica
Chaouki è iscritto dal 2007 al Partito Democratico ma si è già di fatto consolidato come un “ex” del Palazzo. Nato a Casablanca l’1 gennaio 1983, cresciuto poi da ragazzino con la famiglia emigrata in Emilia-Romagna, Chaouki ha legato la sua passione civica alla sfida dell’integrazione del mondo islamico nella sfera collettiva italiana.
Non ancora ventenne, ha fondato l’associazione dei Giovani Musulmani d’Italia (Gmi) nel 2017 per intendere una via d’integrazione nella politica italiane della visione dei cittadini islamici più moderati. Ha scritto per diverse testate (Corriere del Mezzogiorno, Repubblica, Reset, Il Riformista) dei problemi dell’integrazione degli immigrati in Italia. Inoltre, è stato più volte ospite del network di proprietà qatariota di Al Jazeera.
Responsabile delle politiche per le seconde generazioni migratorie del Pd dal 2008, nel 2013 è stato eletto deputato, mantenendo la carica fino al 2018. In seguito al rinnovo della Camera del 2018, non si è ricandidato. Proseguendo nel ruolo di presidente della Grande Moschea di Roma a cui è stato chiamato nel 2017 e che ha mantenuto fino al 2019.
Cosa fa Chaouki adesso
L’elezione di Chaouki fu vista nel 2017 come un segno di moderatismo nella Grande Moschea. “Il punto centrale è la questione dei finanziamenti, in continua tensione fra Arabia Saudita e Marocco, i secondi sicuramente più sicuri e moderati dei primi rispetto alla possibilità di infiltrazioni da parte di gruppi salafiti, estremisti, o vicini ai Fratelli Musulmani”, scriveva allora Formiche.
In segno della promozione di una visione moderata e pragmatica, Chaouki si è rilanciato dopo la fine della sua esperienza alla Camera e alla Grande Moschea come consulente per le politiche internazionali. Nel 2019 ha fondato la Khalid Chaouki Consulting, una società di consulenza nel settore dell’internazionalizzazione verso i Paesi Arabi (Maghreb, Golfo e Medio Oriente). Tra i cui clienti figurano la Luiss e aziende industriali come RepCo e il gruppo Cavagna.
Insomma, parliamo di un personaggio politico dagli indubbi legami internazionali e dalla visione non limitata al territorio nazionale. Una figura poliedrica, non legata alla sola politica. Elementi che danno l’idea del personaggio Chaouki ma che vanno letti di pari passo con l’assenza di procedimenti e inchieste di qualsiasi tipo nei suoi confronti. Quanto detto da La Verità, per ora, è materiale da inchiesta. Chaouki ad oggi non risulta indagato, e non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali su una vicenda su cui restano molte ombre. E, da una parte e dall’altra, nessuna certezza.