Camerieri in livrea “al servizio di Fabrizio Palermo”. Ben “due hostess di bella presenza incaricate di accompagnare gli ospiti”. E tanto altro sfarzo dorato. Il Corriere della Sera e Domani di Carlo De Benedetti (ri)scoprono l’indignazione contro lo sperpero in Cassa Depositi e Prestiti.
Cdp, quello sfarzo di Fabrizio Palermo
Uno sfarzo il cui principale responsabile sarebbe niente di meno che Fabrizio Palermo, l’ormai ex amministratore delegato di via Goito “fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle” nel 2018 scrive – giustamente – Aldo Grasso sul quotidiano di via Solferino lanciando una stoccata all’ex numero uno della “banca di Stato”.
Lo fa liquidando la vecchia “Cassa” come una sorta di “Hotel a 5 stelle” con tanto di “sfarzo nero laccato, impronta dell’aspirazione grillina”, camerieri, “ascensori ad uso dei capi”, hostess. E anche qualche allusione a “stanze nascoste”. Da utilizzare come? Non è chiaro. Ma il sottotesto è che sarebbe da chiedere al vecchio management piazzato ai tempi del governo gialloverde, poi di quello giallorosso e che ha vissuto il primo scampolo di governo Draghi.
Lo scandalo in Cdp scoperto da Dario Scannapieco
Uno scandalo. Scoperto con qualche mese di ritardo. Chi se ne sarebbe accorto? I cronisti investigativi del giornale di Urbano Cairo? No. Ma il nuovo amministratore delegato. L’ex vice presidente della Banca europea degli investimenti, Dario Scannapieco.
Nominato da Draghi e dal Mef a fine maggio, quando Dario Scannapieco ha messo i piedi nella banca di stato “ha fatto un balzo”, scrive Grasso che ha tempo anche per una colta citazione da Italo Calvino. Già, perché ora invece alla Cdp è in atto “letteralmente, un cambio di direzione, ‘una discontinuità di pigmentazione che già annuncia la discontinuità dei movimenti’”. Poco importa che la storia d’Italia (e qualche altro maestro diverso da Calvino) insegnino che le peggiori nefandezze possono tranquillamente avvenire nella sobrietà, perché – chiude il commentatore del Corriere la sua stilettata all’ex manager di Stato Fabrizio Palermo – “i depositi passano, i prestiti passano, lo stile resta. La sola vera cassa”.
Cdp, nulla da dire al presidente Giovanni Gorno Tempini è estraneo?
Bravi tutti. Rimane una domanda da umili cronisti: chi era il Presidente di Cdp ai tempi di questa sfarzosa Versailles settecentesca grillina in centro a Roma? Risposta: Giovanni Gorno Tempini. Nominato in quota fondazioni.
Non è un omonimo del Giovanni Gorno Tempini confermato alla presidenza di via Goito anche da Draghi, i tecnici, i “migliori” e via dicendo. È proprio la stessa persona. Chissà se Dario Scannapieco “ha fatto un balzo” quando lo ha scoperto?