Caso Orlandi, l’ipotesi del coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi viene smontato da un ex poliziotto. La famiglia ancora una volta parla di depistaggi e di una verità che continua ad essere nascosta.
Caso Orlandi, ipotesi del coinvolgimento dello zio Mario Meneguzzi
Un servizio del Tg La7 ha riaperto il caso di Emanuela Orlandi sul nome dello zio Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983. Nel servizio del tg di Mentana si parla di un coinvolgimento di Meneguzzi con accuse di molestie sessuali.
“Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, al momento fui scossa ma finì lì e lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione”: Natalina Orlandi ha chiarito oggi durante una conferenza stampa alla Stampa Estera una vicenda personale. “Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha sottolineato la donna.
Smentita da un ex poliziotto
“Con la sparizione della nipote non ha nulla a che fare”: a smentire l’ipotesi è stato un ex poliziotto, oggi in pensione, in un’intervista al Corriere della Sera. “Lo seguimmo, ispezionammo anche casa sua, ma la pista tramontò presto”. “Lavorando al bar della Camera – aggiunge l’investigatore in pensione – avendo amici nei servizi segreti, era normale che anche la famiglia lo investisse del ruolo di risolutore di quella situazione così drammatica. Aveva conoscenze, amicizie, poteva bussare a porte che alla famiglia sarebbero state invece precluse. Ripeto, si rivelò al di sopra di ogni sospetto”.
Pietro Meneguzzi, figlio del defunto zio, ai microfoni della trasmissione “Quarto grado” ha parlato. “Mio padre quella sera era a Torano in villeggiatura con mia madre, mia sorella e mia zia Anna. Erano partiti tre giorni prima. Chiamò mio zio Ercole a casa, erano le 9.30 di sera. Mi disse che Emanuela non era rientrata, cercava mio padre, gli disse che era fuori e gli telefonò su in montagna. Ci sono testimoni, interrogarono tutti i parenti, subito. Sanno tutto bene. Indagarono anche su di noi. Noi pensavamo l’avesse presa un balordo. Nel servizio hanno detto che mio padre portò l’avvocato Gennaro Egidio, non è vero. Lo portarono i Servizi. Mio padre propose Gatti, il suo avvocato. Ho saputo in conferenza stampa di queste avances verbali. Chi non vuole che la commissione venga istituita sta facendo di tutto per impedirlo. La commissione può scardinare cose importanti ma il Vaticano troverà una falsa verità”.