(Adnkronos) – “Io mi presenterò comunque sul podio per la Bohème. E se loro avranno un altro direttore d’orchestra chiederò anche i danni di immagine perché a questo punto si tratta di preservare la libertà di opinione. Sarebbe un precedente molto brutto per la cultura italiana e per la libertà in generale di questo Paese”. A parlare all’Adnkronos, all’indomani della notizia della sua revoca al festival di Puccini da parte del presidente della manifestazione, Luigi Ficacci, è il maestro Alberto Veronesi. Che fa un’analisi di quanto accaduto a Torre del Lago qualche giorno fa, quando ha diretto l’orchestra della ‘Bohème’ indossando una benda nera in segno di presa di distanza dall’impostazione registica della rappresentazione dell’opera, scatenando intorno a sé una bufera mediatica.
Veronesi non la manda a dire: “Questo ‘licenziamento’ non è altro che una vendetta politica -affonda- Sia generica, perché mi sono opposto a voler condividere una regia che si è trasformata in una propaganda politico-ideologica. Sia, nel dettaglio, nei confronti delle mie posizioni anche alle ultime elezioni a Lucca, dove notoriamente ho fatto vincere il centrodestra. E siccome nel cda ci sono elementi legati alla parte che è stata battuta elettoralmente si sta consumando una vendetta. E il licenziamento per vendetta politica è una cosa molto grave e anticostituzionale”.
Per il maestro milanese “qui si tratta della libertà di opinione. Perché se tu mi vuoi far firmare, come direttore d’orchestra e quindi dello spettacolo, un allestimento propagandistico basato sul pensiero della sinistra e io dico in modo garbato e silenzioso che non sono d’accordo con questa impostazione e tu mi allontani, allora stai punendo la libertà di opinione, che è sancita dalla Costituzione”. Veronesi ricostruisce la vicenda: “Io lo avevo già scritto al teatro in una lettera circostanziata il 7 luglio, in cui avevamo concordato che non ci sarebbe stato alcun riferimento di carattere ideologico e politico. Invece mi sono trovato una scenografia con la caricatura di De Gaulle, la stella a cinque punte, i pugni alzati al cielo”.
A quel punto, spiega Veronesi all’Adnkronos, ”
ho fatto una manifestazione silenziosa, gandhiana, indossando una mascherina, il che non è vietato da nessun contratto. Non ho detto una parola e il festival mi condanna dicendo che io avrei fatto delle dichiarazioni contro la rappresentazione. Non è vero: io non ho le ho mai fatte, non ho mai parlato, nemmeno in conferenza stampa”.
Il maestro osserva: “Io ho un contratto tecnico con loro, loro devono dire se l’orchestra è stata diretta bene o male. E su questo fronte ci sono resoconti che parlano di una rappresenta perfetta. Qui si sta parlando di una esecuzione tecnica: non c’è stato un solo sbaglio, cosa che si sente normalmente in tutte le opere dal vivo. Mi dimostrino dove ho sbagliato un attacco o una frase, me lo dicano”. Quindi, conclude il direttore d’orchestra, “qui l’opinione diventa un reato, e non si possono sciogliere contratti sulla base ideologica. Non solo violentano i compositori e Puccini stesso: deve finire l’arroganza di chi detiene il potere di voler dire che devi sottoscrivere una ideologia politica quando canti o dirigi”.