Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dopo 12 anni, potrebbero riprendere i collegamenti aerei diretti tra Italia e Libia. Una svolta importante a livello politico ed economico, ma su cui gravano non poche incognite tanto da far parlare già di azzardo.
Anche se ancora non c’è una data ufficiale, secondo quanto trapelato da Tripoli a settembre riprenderanno i collegamenti diretti tra l’Italia e la Libia. Almeno per quanto riguarda la parte occidentale del Paese, quella dove il governo di Abdul Hamid Ddeibah risulta più radicato. La notizia non è certo di secondaria importanza. Nonostante i rapporti commerciali resistiti alla caduta di Gheddafi e alla sostanziale anarchia in cui la Libia è sprofondata dal 2011 in poi, per raggiungere Tripoli dall’Italia occorre fare scalo a Tunisi oppure a Istanbul.
Roma al momento è l’unico Paese occidentale ad avere un’ambasciata pienamente operativa nella capitale libica, in tal modo sarebbe anche l’unico Paese occidentale a ripristinare voli diretti. La strada però è tutt’altro che agevole. Pesano le incognite sulla sicurezza e sull’effettiva organizzazione delle nuove tratte aeree.
Il significato politico dell’annuncio dato in Libia
Le prime immagini che hanno fatto capire al mondo intero l’inizio di una guerra civile in Libia nel febbraio 2011, hanno riguardato le file all’interno dell’aeroporto di Tripoli con centinaia di persone in cerca dell’ultimo volo disponibile per lasciare il Paese. Gli scontri tra l’esercito del rais e i ribelli erano già feroci e si iniziava a parlare anche di un possibile intervento della Nato. Lo scalo in questione era quello di Bin Gashir, situato poco più a sud di Tripoli e adattato ad aeroporto civile da Gheddafi nel 1978. Evacuati gran parte dei nostri concittadini, i voli per la capitale libica da Roma sono stati interrotti. Decisione comune a quella presa dagli altri Paesi europei. Da allora, nessun aereo passeggeri è più decollato dall’Italia e dall’Europa alla volta della Libia.
Per questo l’annuncio, fatto nei giorni scorsi dallo stesso premier Ddeibah, di una prossima ripresa dei voli ha destato non poco scalpore. Secondo il capo del governo libico riconosciuto dall’Italia e dalla comunità internazionale, dopo gli ultimi incontri svolti a Tripoli con alcune delegazioni italiane oramai si è prossimi alla riapertura regolare delle tratte aeree. Così come sottolineato su AgenziaNova, effettivamente è da mesi che Italia e Libia stanno collaborando per ripristinare i voli diretti. È stata la stessa nostra ambasciata a confermarlo: “Le parti – si legge in una nota della rappresentanza diplomatica italiana – hanno discusso insieme del prossimo riavvio dei voli diretti e del rafforzamento della collaborazione. Si conferma la stretta partnership italo-libica sul dossier aviazione civile”.
Il presidente di Enac in Libia
A Tripoli nei giorni scorsi è stato presente, tra gli altri, lo stesso presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma. Le ispezioni hanno riguardato non solo la presenza di tutti gli elementi infrastrutturali e le condizioni necessarie alla ripresa dei voli, ma anche altri argomenti afferenti la collaborazione sul trasporto aereo civile. Del resto, già da anni l’Italia è stata interessata da progetti relativi alla ricostruzione dell’aeroporto di Bin Gashir, distrutto durante gli scontri tra fazioni rivali nel 2014, e il miglioramento dell’unico scalo attualmente utilizzabile a Tripoli, quello cioè di Mitiga.
Sotto il profilo politico, questo dimostrerebbe i passi in avanti fatti dall’Italia sul dossier libico e l’influenza di Roma sull’economia libica. Un’influenza solo parzialmente scalfita dall’attivismo turco, con Ankara diventata nel 2019 la principale alleata di Tripoli a livello militare.
L’incognita sulle compagnie aeree impegnate
Se da un lato il governo libico ha parlato espressamente di settembre come mese per il ripristino dei voli, da Roma invece non sono arrivate indicazioni in tal senso. Il motivo è da ricercare in una certa prudenza del governo italiano, non tanto a livello politico quanto per ragioni esclusivamente pratiche. Nel 2011, come detto, l’Italia per motivi di sicurezza ha sospesi i voli per la Libia e nel 2018 è intervenuto anche il Notam. Ossia la disposizione con la quale è stato impedito il sorvolo dello spazio aereo libico alle compagnie italiane per ragioni di sicurezza.
Non solo, ma così come rimarcato ancora su AgenziaNova, al Notam italiano occorre aggiungere anche l’Eu Flight Ban, ossia il divieto di sorvolo da parte delle compagnie libiche dello spazio aereo comunitario. Una misura quest’ultima varata nel 2014, all’indomani degli scontri che hanno coinvolto l’aeroporto di Tripoli, e rinnovata nel 2022. Scogli difficili da superare, almeno nell’immediato.
Se davvero le nuove tratte da e per la Libia dovessero entrare in funzione a settembre, a effettuare i voli potrebbero essere unicamente compagnie italiane oppure europee. Andare però a trovare vettori disposti a coprire la tratta non è impresa facile, soprattutto nell’immediato. I costi e i timori per la sicurezza potrebbero scoraggiare gli operatori.
Il rischio di un azzardo
In generale, si può dire che ripristinare i voli già a settembre potrebbe rappresentare un vero e proprio azzardo. La situazione in Libia è tutt’altro che pacificata. Sul territorio operano svariate milizie, il governo di Tripoli, nonostante i progressi sulla sicurezza, non ha ancora il pieno controllo della regione occidentale del Paese. A est, il territorio è in mano al generale Haftar e lì non ha sede alcun governo riconosciuto dall’Italia e dalla comunità internazionale.
Ddeibah e Haftar hanno avviato una fase di dialogo da alcuni mesi a questa parte, circostanza che sta permettendo una relativa stabilità. Ma la situazione è esposta alle intemperie di un conflitto mai veramente spento. Basta poco, specialmente a Tripoli, per creare momenti di tensione e di nuovi scontri tra le varie milizie. E quando esplode la guerriglia nella capitale libica, la prima infrastruttura a essere chiusa è ovviamente quella aeroportuale. Più volte nel corso degli ultimi anni lo scalo “superstite” di Mitiga è stato chiuso e più volte vari gruppi hanno combattuto per il controllo dell’area circostante. Lo spettro di un azzardo pericoloso non è quindi così lontano.