(Adnkronos) –
Il 92,5% delle aziende del Ftse-Mib ha un comitato di sostenibilità nel consiglio di amministrazione. Il dato emerge da uno studio dell’Osservatorio di Sustainability Makers e segna un miglioramento esponenziale rispetto al 25% registrato nel 2013.
Di particolare rilievo è il fatto che quasi la metà di queste aziende (45,9% nel 2022) ha un comitato dedicato esclusivamente alle tematiche socio-ambientali, un aumento del 17,3% rispetto al 2020.
L’integrazione della sostenibilità nella corporate governance delle grandi aziende quotate italiane, dunque, non è più un’eccezione ma la normalità.
Il rischio è che la rapidità di questa evoluzione abbia sacrificato le competenze. Infatti, analizzando più da vicino il report, come sottolinea Il Sole24 Ore, emerge una preoccupante carenza di competenze nella materia. Sebbene l’85% delle aziende quotate nell’indice Ftse-Mib abbia almeno un consigliere con competenze legate agli aspetti Esg (contro il 57,5% del 2020), in media solo 1 consigliere su 6 sei (circa il 15%) possiede competenze specifiche in sostenibilità. Si tratta di un dato che non può essere sottovalutato, considerando l’importanza dell’integrazione della sostenibilità nel modello di business e nell’operatività delle imprese.
Un aspetto molto interessante è l’integrazione degli obiettivi di sostenibilità nei meccanismi di remunerazione dei vertici aziendali. L’87,5% delle aziende quotate italiane ha definito una politica di remunerazione basata su criteri Esg, segnando un +25% rispetto al 2020.
Gli obiettivi più utilizzati nelle valutazioni dei manager riguardano i temi della diversità e dell’inclusione, inseriti al primo posto in Italia (48,5%), seguiti dalle emissioni (prevalenti in Francia e Regno Unito), e da quelli di sicurezza e salute dei dipendenti.
Mettere in relazione la redditività e la sostenibilità pare essere la chiave di volta.
Dal rapporto, si evince che la presenza di un comitato di sostenibilità e di una policy sulla remunerazione legata agli obiettivi Esg è associata a un discreto aumento della redditività del capitale investito (Roa). Inoltre, l’expoit degli organi con deleghe riservate a questi temi indica che la “sostenibilità viene interpretata non solo come un tema di gestione dei rischi ma come un’opportunità”, commenta Matteo Pedrini, direttore scientifico di Sustainability Makers.
Il mondo della formazione sta rispondendo alle nuove esigenze del mercato con percorsi come l’Esg Training Program e il nuovo Corso di Laurea in Innovazione, Governance e Sostenibilità realizzato dall’UniBa insieme a Confindustria.
Anche l’Unione europea, in particolare con la Direttiva Csrd va in questa direzione e, nonostante i dubbi sollevati dal Comitato per la Corporate governance, il percorso è tracciato.
L’attenzione alla sostenibilità sta crescendo, e le aziende dovranno adottare un approccio basato sulle competenze per garantirsi il successo a lungo termine.