Volevano tutto. E si sono presi tutto. La corrente Salvini-Fedriga esce vincente dalla battaglia di Federcasa, la Federazione degli Enti Gestori di Case Popolari. Una battaglia che, come anticipato da True-News, si è combattuta soprattutto nel campo del centrodestra italiano.
È Riccardo Novacco il nuovo Presidente di Federcasa. Il numero uno dell’Ater di Trieste, che viene dal mondo fieristico friulano e dalla confartigianato locale, ha battuto nel congresso di Federcasa il presidente uscente, il toscano Luca Talluri, a capo di Casa spa Firenze. I voti al congresso della Federazione del 18 giugno? 57% Novacco contro il 43% di Talluri. Come da pronostico sulla carta.
Apparentemente una partita politica scontata con la maggioranza schiacciante delle Regioni di centrodestra contro quelle di centrosinistra e il silenzio sulla partita del governo Draghi, che alla realizzazione di nuovo case popolari non ha destinato nemmeno un euro dei fondi del Recovery Plan.
Federcasa, una battaglia fino all’ultimo voto
La realtà? Da quanto ricostruisce True-News, che ha parlato con vari dirigenti della agenzie regionali che hanno preso parte al voto, è stata più complessa di come si presentava sulla carta. Nel segreto dell’urna i voti si sono incrociati da ambo le parti. Le aspettative politiche anche. Tra i motivi anche il meccanismo di voto. Federcasa è un luogo di concertazione più che di lottizzazione politica – anche legittima – e se vero che il peso politico fra centrodestra e centrosinistra nelle regioni conta è altrettanto vero che il meccanismo di voto è proporzionale al “peso specifico” delle singole agenzie per la casa in base al numero di alloggi ingestione. Il centrosinistra, sotto 15 a 5 nei governatori regionali del proprio “colore”, poteva comunque contare sul 43% dei voti di partenza grazie alla scacchiera attuale: Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania, più le Marche dove la giunta leghista non ha ancora messo mano alle nomine sulle case popolari ereditate dal passato (in scadenza nel 2022) e Metropolitana Milanese, l’agenzia del Comune di Milano che conta 28mila appartamenti. Il centrodestra invece con una maggioranza schiacciante nelle regioni.
Federcasa, la mail galeotta di Luca Talluri
È questo contesto che il toscano Talluri ha provato a spaccare il centrodestra con una proposta a cui era difficile dire di no. L’8 giugno, durante una riunione tra delegazioni, e poi il 10 giugno in una mail visionata da True-News, Talluri propone il ritiro di entrambi i nomi: il suo e quello del friulano Novacco. In cambio offre la candidatura del presidente di Aler Milano, in quota centrodestra, la più “pesante” agenzia d’Italia e un accordo programmatico: 4 posti in giunta per il centrosinistra, dipendenti assunti da Federcasa con evidenza pubblica, nessuna modifica su statuto e indennità dei vertici e infine di proseguire le collaborazioni intentate in questi anni con alcune università ritenute “eccellenze” nel campo della ricerca sull’ediliza pubblica. Su tutte il Politecnico di Milano con i professori Massimo Bricocoli e la professoressa Francesca Cognetti che da tempo lavorano attivamente con Aler Lombardia. Ma anche l’Università Bocconi, la Bicocca, la Luiss. La logica è una: ricerca accentrata in pochi poli dove concentrare le risorse, peraltro non infinite, a favore dell’edilizia pubblica ferma da 25 anni. Ma questo crea ovviamente dei dissapori in alcune regioni che vedono tagliati fuori i propri poli universitari. Il nodo atenei è uno di quelli che fa saltare il tavolo. La mail di Talluri non riceve risposta alcuna.
Il congresso di Federcasa e la vittoria dei sovranisti
Si arriva alla data del 18 giugno, con il Congresso di Federcasa per eleggere Presidente, nuova giunta e consiglio direttivo. Finisce a male parole fra le diverse correnti. I “sovranisti” vicini a Matteo Salvini e al governatore del Friuli Massimiliano Fedriga vincono 57 a 43 facendo asse anche con i pochi uomini vicini a Fratelli d’Italia, come il geometra Marco Buttiero dell’agenzia casa del Piemonte. Fanno eleggere Riccardo Novacco e si aggiudicano il consiglio direttivo della Federazione 10 a 5.
Ma i fronti politici si spaccano entrambi. Nel centrosinistra a schierarsi con il centrodestra è David Lebro, il presidente del cda di Acer Campania. Già consigliere comunale a Napoli come capogruppo di una lista civica che appoggiava il sindaco Luigi De Magistris a Palazzo San Giacomo con cui ha rotto pesantemente accusandolo di riservare poltrone solo ai compagni dei centri sociali e di spostarsi troppo a sinistra, nel tempo si è avvicinato alle posizioni del governatore campano Vincenzo De Luca di cui è diventato un “fedelissimo”. Tanto da essere nominato, dopo la cura dimagrante del commissariamento che ha consentito di sanare debiti milionari e l’accorpamento degli ex Iacp (Istituti autonomi per le case popolari), ai vertici dell’agenzia regionale per l’edilizia pubblica.
Viene rifiutata anche una nuova proposta – il ritiro di Talluri, l’appoggio al presidente in pectore Novacco ma il mantenimento del programma – a riprova della “frattura” non più sanabile nelle diverse anime di Federcasa.
Federcasa, quale futuro?
Ora sul tavolo rimane una rottura mentre qualche “pontista” prova ancora a trattare nel tentativo di ricucire lo strappo. I temi concreti per le case popolari italiane sono la semplificazione e l’estensione, anche temporale, del superbonus al 110% che tanto ha fatto discutere in questi mesi, con Aler Milano che ha lanciato un maxi programma di investimento da 400 milioni di euro a cui si sono presentate già 60 aziende (2 rifiutate per incompatibilità). Ma anche l’aumento del patrimonio pubblico in gestione – oggi 900mila alloggi di cuio 100mila inutilizzabili – a fronte di 650mila famiglie nelle graduatorie dei comuni che attendono un appartamento e tra i 50-60mila sfratti l’anno. Dal punto di vista qualitativo, invece, il filone che va per la maggiore è l’introduzione della cosiddetta “gestione sociale” degli abitanti come pratica nei quartieri popolari. Con quello che gli addetti ai lavori definiscono un mix di politiche abitative, sociali, del lavoro e in futuro anche sanitarie. Il Recovery Plan è silente su tutti questi punti, facendo infuriare le anime più disparate dell’arco politico italiano, da Marco Osnato di Fratelli d’Italia a Stefano Fassina di Leu.
I “sovranisti” hanno vinto la prima battaglia prendendosi Federcasa, forse in prospettiva di un governo monocolore nel post Mario Draghi come sembrano indicare i sondaggi attuali.