Fassino si sente povero, povera stella. Il Deputato PD ha preso la parola nell’incantevole cornice dell’aula della Camera sventolando il proprio cedolino. Con lo scopo di endorsare la battaglia per il salario minimo, professa: “L’indennità che ciascun deputato percepisce ogni mese dalla Camera è di 4.718 euro al mese. Si tratta certamente di una buona indennità, ma non è certamente uno stipendio d’oro”. Dopo l’inevitabile scoppio della polemica, quasi interamente costituita da rumorosissime pernacchie, arriva il soccorso del poro Piero pure Anna Paola Concia. Su Twitter (pardon, X) la nostra cinguetta: “4.718 € al mese non sono stipendi d’oro. Bene, mi prendo la responsabilità di dire che in altri paesi guadagnano di più e quindi #Fassino ha ragione. Buona serata #populisti che avete distrutto la democrazia. Adios e tanto auguri”. “Ma possibile che siate così tanto scollati dalla realtà?” replica uno degli utenti più educati in risposta. E in effetti Fassino con questa uscita si pone come nuovo Alain Elkann, vien quasi voglia di incontrarlo sul treno per Foggia. Lui, così “alieno”, noi sempre così “lanzichenecchi”…
Fassino come Alain Elkann: ma quanto siamo lanzichenecchi?
Fassino, che lavoro fa? A quanto pare, lo stand up comedian. Altrimenti non si spiega la sua esigenza di alzarsi in piedi alla Camera dei Deputati per dire che, dopotutto, uno stipendio netto di 4.718 sia poca cosa. Una boiata che ci si sarebbe potuti aspettare da Daniela Santanché in diretta dal Twiga, non certo dall’esponente di un partito “de sinistra”. Fassino afferma ciò in faccia a chi si è appena visto sfumare il reddito di cittadinanza. In faccia alle Partite Iva che, proprio in questi giorni, sono – loro sì – salassate dalle tasse davanti a guadagni molto spesso tragicomicamente irrisori. In faccia a ogni buon cristiano che campa con qualche centinaio di euro al mese e impreca inascoltato.
Fassino, insomma, si poteva risparmiare questa uscita da Maria Antonietta con le brioche. Eppure, non lo ha fatto. Non lo ha fatto perché, con ogni probabilità, nemmeno si rende conto di come campa la gente. Dall’alto dei suoi 4.718 euro al mese, sente pure di potersi lamentare. Ed è questo il tipo di mentalità di chi sta “lottando” per farci ottenere il salario minimo. Andiamo bene. Uscite come quella di Fassino ricordano Alain Elkann circondato da “lanzichenecchi” sul treno per Foggia, a volersi far due risate. Ma ricordano soprattutto un’amarissima, fattuale realtà: la sinistra, qui da noi, non esiste. È un partito del cuore, un atto di fede cieca, un retaggio del passato a cui pur qualcuno resta affezionato. Come ai Pink Floyd, ai film di Fantozzi, ai “cinepanettoni” di Boldi e De Sica degli anni Ottanta quando, si dice, ancora non fossero miserrimi.
“Chi è di sinistra deve vivere a pane e cipolle?”, la guerra di Piero
Il discorso di Fassino non ha scatenato solo pernacchie e ingiurie sparse. Oltre ad Anna Paola Concia, anche utenti che non si occupano della cosa pubblica si schierano a favore del poro Deputato Piero. C’è chi cinguetta baldanzoso un provocatorio interrogativo: “Per essere di sinistra bisogna vivere a pane e cipolle?”. In effetti, no. Ma per essere di sinistra, magari, sarebbe utile avere una vaga idea del “Paese reale”, di quanto prendano i “lanzichenecchi” comuni al mese, prima di piangere miseria in aula Parlamentare. O, come Twitter sostiene si dica nel Veneto, “vale sempre la vecchia regola: prima di parlare, taci”. Perché, messa giù così, quello di Fassino uno schiaffo alla miseria che siamo oramai abituati a vivere come “normale”, nonché l’ennesima dimostrazione del preoccupante (e ridicolo) distacco dalla realtà da parte di chi, per giunta, potrebbe avere voce in capitolo per raddrizzarne le storture. Ancor più annichilente, il fatto che lo sciagurato abbia voluto portare tale prestigioso contributo, nell’ambito dell’accesissimo dibattito sul salario minimo. Si sentirà compreso nella schiera dei sottopagati d’Italia? Chissà. Intanto, tra sberleffi e meme, è cominciata la guerra di Piero. Che lo stipendio gli sia meno lieve…