Perché leggere questo articolo? L’appuntamento elettorale del voto per le elezioni europee del 2024 è uno snodo cruciale per la politica italiana. I partiti si danno battaglia per l’abbassamento del quorum dal 4% al 3%. Una mossa conveniente per Meloni, ma anche per Fi, Sinistra-Verdi ed ex Terzo Polo. Pd e M5s contrari.
Sarebbe la mossa del cavallo di Giorgia Meloni per polverizzare quel che resta del Terzo Polo e tenere in vita una Forza Italia orfana di Silvio Berlusconi. La carta nascosta, nel mazzo della premier, è l’abbassamento della soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale italiana per le europee. Dall’attuale 4% a un potenziale 3% in vista dell’importante voto dell’anno prossimo per il rinnovo del Parlamento europeo. Uno snodo cruciale, soprattutto per la politica italiana.
La mossa di Meloni: giù il quorum alle europee
A Palazzo Chigi ci pensano. Anche se l’intenzione è quella di non scoprire le carte prima dell’inizio del 2024. Lo scopo dell’iniziativa, a livello politico, è duplice. Da un lato puntellare la coalizione di centrodestra in vista delle europee, dall’altro frantumare ulteriormente le opposizioni. E così la partita del 3% si gioca tutta al centro. Tra Forza Italia, Azione e Italia Viva.
L’abbassamento del quorum, nei piani di Meloni, servirebbe a mettere al sicuro il partito azzurro, ora guidato dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Dopo “l’effetto Berlinguer” successivo alla morte di Berlusconi, Forza Italia ha ripreso la sua discesa nei sondaggi, a vantaggio di una Lega, che può rappresentare l’unico vero problema per la tenuta dell’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia. Creare un cordone di sicurezza intorno a Fi, dunque. Il 3%, infatti, sarebbe un obiettivo più che abbordabile per i forzisti alle europee e permetterebbe a Meloni di mantenere l’equilibrio con la Lega e di avere un amo in Europa per trattare con il Partito Popolare.
L’incognita Cateno De Luca
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: il centrosinistra. Sia Matteo Renzi sia Carlo Calenda desiderano correre da soli alle europee. Specialmente ora che sembra stiano saltando anche i gruppi comuni nel Parlamento italiano. Ovviamente una divisione del fu Terzo Polo converrebbe pure a Meloni e al centrodestra. Con un Renzi in posizione autonoma, pronto all’occorrenza a fare da stampella alla maggioranza. Entrambi i duellanti del centro continuano a corteggiare Cateno De Luca, vulcanico leader del movimento autonomista Sud Chiama Nord.
Il sindaco di Taormina e deputato regionale, forte del suo 20% in Sicilia, pretende la candidatura da capolista nei collegi del Sud e delle Isole e la presenza del logo del suo movimento in un eventuale lista comune. Altrimenti, “Scateno” potrebbe correre da solo, con l’obiettivo di rinsaldare il suo partito in tutta Italia. D’altronde con le percentuali siciliane e altre alleanze strette a livello locale, Sud Chiama Nord potrebbe superare il quorum anche senza confluire in Azione o Italia Viva. Rientra in quest’ottica di radicamento nazionale anche l’idea di una candidatura solitaria nel collegio senatoriale di Monza, quello lasciato vuoto da Berlusconi.
Il 3% non conviene solo a Meloni
L’abbassamento della soglia al 3% in vista delle europee, quindi, conviene soprattutto alla Meloni. Ma la vogliono anche i litiganti Renzi e Calenda. E sono a favore pure Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, dell’Alleanza Verdi e Sinistra italiana. Gli unici contrari? Il M5s di Giuseppe Conte e il Pd di Elly Schlein. Entrambi i maggiori partiti della sinistra perderebbero il richiamo al voto utile e sarebbero danneggiati dalla corsa dei centristi e di Avs.