(Adnkronos) – “L’estate è già finita e ci troviamo a fare i conti con la seconda parte dell’anno, purtroppo i problemi occupazionali sono sempre al centro dell’attenzione per le aziende ed i segnali dal governo sono sempre troppo lenti e deboli. La pressione fiscale sui salari è sempre molto alta e questo, dopo i recenti aumenti, demotiva gli aspiranti operatori. Lo stesso aumentare i salari metterebbe in difficoltà le aziende che già soffrono tra competitività sul mercato, aumento dell’energia, materie prime, guerre e cannibalismo dei grandi gruppi e multinazionali”. A dichiararlo all’Adnkronos/Labitalia Gianni Gallucci, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Fermo e direttore generale di Gallucci, azienda che affonda le radici in una tradizione familiare iniziata quasi cento anni fa e che dal 1959 è il punto di riferimento per la produzione di calzature di alta qualità per uomo donna e bambino. L’azienda, dal colore arancio, che ha lo stabilimento nelle Marche e lo showroom per i buyer internazionali a Milano in Piazza San Babila, è una delle aziende di calzature ed accessori in pelle artigianali e totalmente Made in Italy preferite dalle Famiglie Reali e dello Star System.
“Questo – avverte – ci porta ad essere sempre meno competitivi sui mercati internazionali e ad indebolire sistematicamente i distretti che hanno un assoluto bisogno di essere tutelati e protetti anche a livello internazionale. Siamo ormai ad un punto di stallo che sembra avere solo risvolti negativi se non si interviene tempestivamente”.
“In questo caos – sottolinea Gallucci – l’unico segnale che abbiamo dal governo sono le centinaia di segnalazioni alla prefettura da parte dell’Agenzia dell’entrate, palesemente sul piede di guerra, che contesta i crediti d’ imposta per la ricerca e sviluppo, con valore retroattivo, facendo riferimento ad una norma fatta male ed interpretata peggio che sta attaccando un intero settore”.
“Le maestranze che scarseggiano e la difficoltà a formare nuovi operatori – osserva -mettono in seria difficoltà il nostro settore. L’idea è sempre quella che ci sia scarsità di posti di lavoro, in realtà la medaglia si è rovesciata, c’è offerta ma scarseggia il capitale umano”.
“Confindustria – dice – sta già portando avanti delle iniziative di formazione specializzata, sembra ormai sia diventato denigratorio lavorare in fabbrica, quando in realtà, specialmente nel settore moda, le attenzioni per la forza lavoro sono sempre più alte, essendo chiaro che la manualità sia il motore portante delle aziende del made in Italy”.