Una “Costitutente cattolica” la chiamano nell’ambiente. Cattolica e ambrosiana. Per la città di Milano da ricostruire e che va al voto. La Chiesa torna a fare politica? Parrebbe di sì a giudicare dal documento ufficiale pubblicato sul sito della Diocesi e condiviso da una serie di sigle, associazioni, Gruppi e Movimenti Ecclesiali della Diocesi di Milano che fino al giorno prima facevano a fatica a parlarsi. Se non litigare apertamente. Da Comunione e Liberazione alle Acli, dai “focolarini” ad Azione Cattolica. Per citare tutte le sigle l’elenco conta ACLI, AGESCI, Alleanza Cattolica, Azione Cattolica, Cellule per l’Evangelizzazione, Comunione e Liberazione, Comunità Papa Giovanni XXIII, Comunità di Sant’Egidio, CVX-LMS, Legio Mariae, Movimento Apostolico, Movimento dei Focolari, Nuovi Orizzonti, Ordine Secolare Francescano, Regnum Christi, Rete mondiale di preghiera del Papa, Rinascita cristiana, Rinnovamento nello Spirito. “La politica non è più bandita dalla chiesa” chiosano i rappresentanti dei movimenti. Firmano un documento insieme perché “nelle parrocchie si torni a fare politica”. Ci sta. I tempi sono maturi con una città che si regge anche e soprattutto su terzo settore, associazionismo e volontariato, e totalmente da ricostruire in post pandemia.
Dal discorso del vescovo Delpini le basi per il documento “politico”
I contenuti del documento? (Ri)partono dal discorso tenuto dal Vescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, nel giorno di Sant’Ambrogio. E a volerci vedere della politica, è la stessa data in cui il sindaco Beppe Sala ha annunciato di correre nuovamente per Palazzo Marino. Ancora, per chi adora le coincidenze: mentre i cattolici meneghini uniti davano alle stampe il documento unitario, il sindaco si prestava il 30 giugno a una passerella elettorale a casa di Delta Ecopolis, tra le più importanti cooperative abitative ed edilizie afferenti a quel mondo.
I cattolici di Milano? Non è un vero e proprio “partito unico” perché dentro ci sono comunque delle dissonanze: “capitoli” su lavoro, ambiente ed economia che arrivano da parte della Chiesa ambrosiana e le sue emanazioni. Altri su famiglia e cultura che arrivano dalla barricata opposta. Altri ancora di mediazione su welfare di comunità, accoglienza, la salute e il sistema sanitario. Difficilmente temi sovrapponibili per intero con un programma elettorale da sindaco. Più che altro una “mediazione della sussidiarietà rispetto a impegni personali e individuali in politica”.
La lista di Beppe Sala nuovo contenitore per i cattolici?
Però. C’è un però. La lista Sala è il luogo a oggi più aperto, anche perché politicamente fluido sin dalle caselle già riempite, dove portare queste istanze. Ci sono candidati come Marzia Pontone, già eletta con Alleanza Civica, e soprattutto Paolo Petracca l’ex Presidente delle Acli milanesi e portavoce del Forum Terzo Settore. Il suo nome? Uscito dal tradizionale asse Cisl, Acli, Sant’Egidio con Demos Milano. Non senza qualche difficoltà, all’inizio. Con pressioni reciproche nel mondo delle coop vicine a Cisl e del Partito democratico per avere un esponente nelle liste dei dem meneghini e portare le istanze in un partito vero. Come il Pd. Alla fine si è optato per Beppe Sala.
I rumors su un assessorato per Paolo Petracca, ex presidente delle Acli milanesi
C’è anche chi immagina per Paolo Petracca un futuro in Largo Treves come assessore alle Politiche sociali, nella città da ricostruire fra nuove povertà, marginalità, questione abitativa, dipendenze, senza dimora. A onor del vero il suo nome esce a intervalli regolari. Era già stato fatto per il post Pierfrancesco Majorino – volato a Strasburgo e Bruxelles come europarlamentare nel 2019 – ma la scelta poi ricadde sull’assessore già in carica alle Politiche abitative, Gabriele Rabaiotti, anche lui pezzo forte della lista del sindaco con il quartier generale delle prime settimane di campagna stabilito alla Ribalta in Barona, dove valorizzare l’esperienza di Rob de Mat.
Sentito Petracca smentisce senza se e senza ma un futuro da assessore a tutti i costi, parlando più che altro di cosa cambierebbe nel “suo” mondo, quello del terzo settore: le condizioni di lavoro con il Ccnl delle coop sociali che è fra i peggiori in Italia, l’interoperabilità fra le “reti” di welfare, il codice degli appalti applicato al terzo settore. Un ruolo in giunta? Parla di un’ipotesi più che remota e mettendosi a disposizione: è prematuro fare ragionamenti sulla squadra di governo. Il curriculum c’è tutto per un ruolo del genere ma è anche vero che le preoccupazioni di Beppe Sala e della sua lista personale sono chiare in questi mesi e molto pragmatiche: anche in assenza di avversari (esterni) nel centrodestra, per ora, servono comunque i voti e arrivare in doppia cifra. Impresa non scontata, nonostante il consenso individuale e mediatico dell’ex manager.
I voti – si diceva. Anche quelli cattolici, dell’azionismo civico, delle associazioni e cooperative uscite male dalla pandemia fra bandi e finanziamenti che saltano mentre ci si trova a farsi carico di un aumento di utenza.
La Chiesa (e la politica) alle prese con i problemi post-Covid
Esempi banali? Basti pensare ai ragazzi che non sono tornati a scuola invertendo il ritmo sonno-veglia e vedono comparire in età precoce i primi sintomi legati alla salute mentale. L’utilizzo di sostanze che cambiano – nella chimica molecolare, ma soprattutto nel significato simbolico che si associa. Le code alle mense dei poveri. Buone per uno scatto fotografico da mettere in prima sulla stampa meneghina, ma che sono solo l’ultimo pezzo – il più visibile – di movimenti sotterranei nei ceti sociali che abitano la città. Le conseguenze? Di certo qualcosa c’entrano, o comunque vanno lette insieme alla rabbia che esplode – più o meno legittimamente – nei quartieri o a tarda sera. Quando la periferia preme e non trova più barriere per entrare nel brillantato centro cittadino – che pure ha i suoi guai – e che di giorno la respinge. Rabbia per ora affidata, come da tradizione italiana, alla risposta repressiva e di ordine pubblico. Ben sapendo che nulla può fare sul medio periodo se non rinviando il problema. A leggere il documento integrale dei cattolici uniti quanto meno si intravede una tensione: quella al cambiamento. Verso che cosa? Chi lo sa. Che niente sarebbe stato più come prima lo hanno detto tutti anche perché non costa nulla. Che tutti ne abbiano preso atto e si muovano di conseguenza, è ancora da dimostrare.