Perché leggere questo articolo? Il Nord-Est è la circoscrizione chiave per le Europee. Unisce regioni di destra, di sinistra, autonomiste. E mette i partiti di fronte alla sfida delle preferenze. Per questo va monitorato in anticipo ogni movimento elettorale in vista del 2024.
Una delle aree più combattute alle Europee 2024 sarà la circoscrizione Nord-Est, forse la più complicata del contesto nazionale. In questa circoscrizione, che elegge 15 dei 76 eurodeputati mandati dall’Italia a Strasburgo, si sommano molte complessità acuite dalla legge puramente proporzionale con cui si voterà. La circoscrizione unisce quattro regioni: due roccaforti di destra, Veneto e Emilia Romagna, la “rossa” Emilia Romagna e il Trentino Alto-Adige dallo spirito autonomista e plurale.
I partiti che supereranno il 3% a livello nazionale e parteciperanno all’assegnazione dei seggi si troveranno dunque in una lotta serrata per la concessione degli scranni nel Nord-Est. A dieci mesi dal voto previsto nella giornata del 9 giugno 2024, la peculiarità del Nord-Est lascia pensare che, innanzitutto, la circoscrizione possa essere quella in cui si consacrerà il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega anche in campo comunitario. Ma non solo: da tenere d’occhio quella che potrebbe essere la corsa a distanza tra i due governatori-simbolo dei due campi politici, Luca Zaia e Stefano Bonaccini.
Zaia-Bonaccini, possibile “derby” alle Europee?
Per Luca Zaia, “Doge” del Veneto dal 2010, la priorità è chiara: l’esponente leghista rieletto nel 2020 da oltre i tre quarti dell’elettorato vuole il quarto mandato. Ma da tempo si vocifera che se le leggi non saranno modificate e il mandato in scadenza nel 2025 finisse per essere l’ultimo dell’ex Ministro dell’Agricoltura a Venezia, Zaia potrebbe tentare la partita europea. Per conquistare a colpi di preferenze un seggio in un territorio ove la Lega, che nel Nord-Est conquistò sette seggi nel 2019, è data almeno prossima a dimezzare il bottino nel 2024. E, perché no, lanciare una candidatura come papabile commissario europeo del centrodestra.
Zaia si troverebbe a incrociare la strada con chi le Europee invece non fa mistero di mirarle come un obiettivo chiaro, il collega Bonaccini. Il presidente del Pd, sconfitto da Elly Schlein alle primarie, è in scadenza a inizio 2025 e le Europee gli offrirebbero un’occasione di trasloco europeo in un contesto che lo vede, secondo le regole interne ai dem, impossibilitato a concorrere a un terzo mandato a Bologna. Nel Pd, poi, le Europee sono tempo di conta interna e lanciare un messaggio politico sulla natura decisiva dell’elettorato moderato e riformista in un partito orientato a sinistra è nell’interesse di Bonaccini.
Pd e Lega guardano ai propri fortini nel Nord-Est
Simmetricamente, Pd e Lega, secondo e primo partito alle Europee 2019, guarderanno alle proprie roccaforti regionali, Emilia e Veneto, per consolidare i propri seggi in Europa. La Lega, dal Veneto, potrebbe candidare alle Europee l’assessore regionale Roberto Marcato, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, la consigliera Milena Cecchetto assieme agli Eurodeputati uscenti Rossana Conte e Mara Bizzotto.
Per il Pd le speranze sono puntate sull’Emilia, ove Bonaccini vuole consolidare il suo “partito” nelle liste: dalla sua vice Irene Priolo, passando dagli assessori regionali Raffaele Donini (Sanità) e Andrea Corsini (Turismo), in precedenza si facevano nomi di prima fila dell’establishment regionale come candidati in caso di elezione alla segreteria del politico modenese. Oggi con Schlein è possibile che solo un nome di questi passi, mentre figure più “bipartisan” come il il sindaco di Ravenna Michele De Pascale e l’assessore regionale al Lavoro e Sviluppo Economico Vincenzo Colla, apertamente di sinistra senza essere distanti dal governatore moderato, possono conquistare consensi. In Veneto, invece, il Pd può farsi strada con nomi forti: l’idea di una candidatura di Alessandro Zan non appare peregrina.
Fdi punta sul territorio per le Europee
Al centro del gioco resta comunque Fratelli d’Italia, che coi sondaggi attuali potrebbe conquistare almeno cinque dei quindici seggi a disposizione. Un grande balzo in avanti rispetto al risultato residuale del 2019, quando in tutta la circoscrizione FdI elesse esclusivamente il politico vicentino Sergio Berlato.
La sensazione è che Fdi punterà su Berlato stesso, per esperienza e meriti conquistati sul campo, come cavallo di punto della corsa mirando poi a consolidare le liste per il Nord-Est con altri nomi di punta provenienti dai ranghi del partito o dal territorio. Elisabetta Gardini, ex Forza Italia, potrebbe candidarsi per trainare le preferenze pur mantenendo in caso di elezione il ruolo di deputata. Per i nuovi entranti, Fdi punta sugli amministratori locali e sui consiglieri in carica a Bologna e Venezia: in Emilia-Romagna Luca Cuoghi e Giancarlo Tagliaferri, eletti nel 2020, possono avere carte e preferenze, mentre in Veneto i nomi forti sono quelli dell’assessore regionale Elena Donazzan e del consigliere Daniele Polato.
Forza Italia e il dilemma Svp, incognita Calenda
Con i sondaggi attuali, Fdi prenderebbe 5-6 seggi, il Pd ne confermerebbe 4, la Lega sarebbe a 3-4 scranni in base al rapporto tra il suo risultato sul territorio e quello nazionale. Resterebbero uno o due seggi da assegnare che, vista la presenza residuale del Movimento Cinque Stelle, apparirebbero in ballottaggio tra Forza Italia e i centristi.
Forza Italia nel 2019 si apparentò con il Sudtirol Volkspartei alle Europee in nome della comune identità popolare e cattolico-democratica. Garantendo ai tirolesi l’elezione dell’eurodeputato Herbert Dorfmann nelle file azzurre. Oggi il rischio per il partito che fu di Silvio Berlusconi è di restare a bocca asciutta se ciò dovesse ripetersi. Ragion per cui l’ex sindaco di Verona e coordinatore forzista Flavio Tosi valuta attentamente il bis. E potrebbe essere proprio l’ex leghista a correre per quel seggio che Forza Italia mira a strappare, anche se Il Gazzettino dà con buone chanches anche l’ex parlamentare Roberta Toffanin, consigliera del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin.
Resta invece sub judice l’ipotesi che in un centro (nuovamente) diviso la guerra tra Matteo Renzi e Carlo Calenda arrivi fino al Nord-Est d’Italia. Qui, dentro il Pd, Calenda fece nel 2019 la sua migliore performance elettorale: sfondò quota 270mila preferenze e si conquisto un rango politico nazionale. Oggi con il Terzo Polo allo sbando ripetere tale impresa sarà difficile, ma se c’è un terreno dove l’ex Ministro dello Sviluppo Economico può mettersi alla prova è proprio quello dove in passato ha mietuto consensi. I prossimi mesi aiuteranno a capire come si posizioneranno i partiti in vista del voto. Che avrà nel Nord-Est il cuore delle Europee più contese degli ultimi anni.