Medaglia d’oro degli aiuti pubblici e delle garanzie di Stato? Alle imprese del nord Italia. In che settore? Costruzioni (residenziali e non) e solo a seguire la miriade frazionata delle attività della ristorazione. Lo dice la Corte dei Conti. La relazione 2021 sul coordinamento della finanza pubblica appena rilasciata dai magistrati contabili parla chiaro. In pandemia? La sospensione temporanea delle norme europee sugli aiuti di stato fotografato dal Registro Nazionale degli Aiuti (RNA, come il vaccino) ha aiutato qualcuno più degli altri.
I numeri della Corte dei Conti sugli aiuti alle imprese
Il quadro è parcellizzato: i beneficiari degli aiuti di stato sono state in particolare le piccole imprese, a cui sono stati destinati 2,4 milioni di aiuti (89 per cento del totale), per un valore di circa 63 miliardi (57 per cento del totale). A seguire la media impresa con 0,3 milioni di aiuti (10 per cento) e 44,4 miliardi (40 per cento del totale). Molto meno la grande impresa come aiuti diretti – che però spesso ha continuato a lavorare e operare – con un numero nettamente inferiore di aiuti (circa 10 mila), per un controvalore di 2,5 miliardi (2 per cento del totale).
Ovviamente gli importi medi raccontano un’altra storia degli aiuti in Italia nell’anno della pandemia Covid. Per le piccole imprese 26mila euro, quelle medie 160mila euro e i soggetti più grandi con 251mila euro. In generale gli aiuti 2020 sono strettamente legati alla crisi contingente.
Aiuti alle imprese, sorpresa: vince il Nord
La sorpresa? La distribuzione geografica. Vince il nord. Soprattutto se si considera che la fase politica è stata gestita dal governo Conte-bis, accusato spesso di “meridionalismo” e di assenza alle istanze del settentrione produttivo, con un rapporto non facile fra l’allora esecutivo e le associazioni datoriali, a cominciare dalla Confindustria di Carlo Bonomi, molto più in linea con il sentire del governo Draghi.
Lombardia ed Emilia Romagna sul podio degli aiuti di Stato
L’analisi della distribuzione su scala territoriale delle concessioni mostra come la quota principale di aiuti sia rivolta a imprese delle regioni settentrionali (circa 56 per cento del concesso), riferibili, in particolare, alla Lombardia (22 per cento del totale, pari a oltre 23 miliardi di aiuti), al Veneto (11 per cento del totale, pari a 11,7 miliardi) e all’Emilia-Romagna (10 per cento del totale, pari a circa 10,3 miliardi). Alla Lombardia spetta anche il primato in termini di importo medio degli aiuti erogati (oltre 61 mila euro). Le imprese delle aree centrali e del Sud e Isole, invece, hanno ricevuto, rispettivamente, il 21 e il 23 per cento degli importi di aiuto concessi. “Nel confronto con la distribuzione territoriale del 2019, l’operatività degli aiuti di stato nel 2020 accentua il livello di concentrazione delle erogazioni nelle aree settentrionali” scrive la Corte dei Conti. Nel 2019 infatti queste ultime assorbivano solo il 48 per cento degli importi concessi, pur essendo molte di più. Con il Covid? “Anche rapportando l’importo erogato al numero di imprese per regione, le imprese del Nord e, in particolare, di Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Emilia-Romagna risultano destinatarie di aiuti pro capite più elevati”. Come mettere fine a una sterile polemica che cade nel 160esimo anniversario dell’unità d’Italia, un po’ in sordina in questo 2021.
Al settore costruzione e ristorazione una buona fetta di aiuti
Ma quali settori hanno assorbito il grosso delle risorse fra aiuti, garanzie su liquidità e prestiti? In base alla distribuzione degli interventi nei principali settori economici emerge che il primo gradino del podio dell’ausilio di Stato spetta a “costruzione di edifici residenziali e non residenziali”. Cifra? Circa 4 miliardi di euro. A seguire quelli destinati a ristoranti e attività di ristorazione mobile con 3,2 miliardi. Gli altri settori considerati più importanti si attestano tutti su importi totali intorno ai 2 miliardi di euro. Sul numero di agevolazioni vince invece la ristorazione –il simbolo in qualche modo dei lockdown economici come del resto tutte le attività che prevedono intrinsecamente la socialità – con oltre 170 mila concessioni (erano 27 mila nel 2019), bar e altri esercizi simili senza cucina, con circa 114 mila concessioni, e di nuovo le costruzioni con circa 103 mila (erano 20 mila nel 2019).