Doveva essere una norma, quella contro l’omotransfobia, da approvare senza modifiche e in tempi brevissimi. Ma il disegno di legge presentato da Alessandro Zan, che guardava alle esigenze della comunità Lgbt, rischia di arenarsi tra i polverosi cassetti del Senato.
L’intervento del Vaticano sul ddl Zan che ha scompigliato le carte
In questa lunga battaglia politica, che va avanti da mesi nelle piazze e all’interno del Parlamento, più che mai decisivo è stato l’intervento del Vaticano. La Santa Sede, che sta meditando dopo il Covid di riprendere a fare politica sui territori, ha infatti inviato un messaggio chiaro ed esplicito al panorama politico: il disegno di legge viola il Concordato Stato-Chiesa. Intervento a cui il premier Mario Draghi aveva replicato dicendo che “l’Italia è uno Stato laico“, facendo intendere così di aver chiuso così la questione. Ma in realtà, lo dicono i fatti, l’intervento ha fatto breccia tra molti politici. Una legge che era stata contestata anche dal mondo femminista, tanto da far volare gli stracci anche nella sinistra più radicale.
Le modifiche proposte dai renziani lisciano il pelo al centrodestra
La svolta è arrivata nel weekend tra il 2 e il 4 luglio 2021 quando Italia Viva, considerata nel fronte pro ddl Zan, ha annunciato di voler proporre delle modifiche al testo in discussione. A lanciare il sasso nello stagno il senatore Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, dopo un colloquio con il quotidiano La Stampa. Tre le modifiche proposte: eliminare le definizioni sulla «identità di genere», che tanto fanno discutere i critici. Ma anche lasciare alle scuole l’autonomia di aderire alla giornata contro l’omofobia e stralciare l’articolo 4 sulla libertà di parola. Senza queste modifiche – che vanno incontro alle richieste del centrodestra, la legge – almeno per Italia Viva – “non ha i voti per passare così com’è”. E rischia una clamorosa bocciatura nell’aula di Palazzo Madama. “Noi vogliamo salvare questa legge contro l’omotransfobia – ha commentato il parlamentare di Italia Viva – e cerchiamo di evitare in questo modo, tramite voti segreti, il rischio affossamento in aula. Il dialogo è sempre lo strumento migliore e noi siamo il partito-cerniera tra pezzi di società che non si parlano”. L’obiettivo del partito di Matteo Renzi, in particolare, è tornare alla legge proposta dal deputato Ivan Scalfarotto.
Ddl Zan, la sponda di Matteo Salvini a Italia Viva
Uno dei primi commenti di plauso ad Italia Viva arriva da Matteo Salvini, leader della Lega. Che ha subito replicato, non a caso, all’apertura renziana al dialogo. “Sul ddl Italia Viva ha avanzato proposte interessanti – ha affermato il segretario della Lega – noi tutti vogliamo punire i delinquenti che odiano e aggrediscono due ragazzi o due ragazze che si baciano o si amano, ma lasciamo fuori dalla contesa i bambini sui banchi di scuola, ed evitiamo censure e bavagli”. Il quale ha aggiunto di “aver invitato Enrico Letta al dialogo più volte, anche per accogliere le riflessioni fatte pure dalla Santa Sede. Ma il Partito Democratico non ha neanche risposto”.
Centrodestra, la trincea di Elio Vito pro ddl Zan
Non tutti però nel centrodestra, come anche raccontato da True News, sono d’accordo nel chiedere modifiche alla legge Zan. Un esempio su tutti? Elio Vito, senatore di Forza Italia e paladino di questa legge, presente anche sul palco della manifestazione organizzata dai Sentinelli di Milano.
La reazione di Movimento Cinque Stelle e Pd: “Renzi vuole affossare la legge”
Il primo a respingere le modifiche proposte, all’interno del Partito Democratico, è Alessandro Zan. Il primo firmatario della legge, in particolare, bolla come “irricevibili” le proposte.
Liberi e uguali, con il deputato Nicola Fratoianni, giudica senza mezzi termini quello di Matteo Renzi un “favore alle destre”. “altro che mediazione, questo è un modo per tendere la mano alla destra. Si approvi così com’è questa legge di civiltà”. A ruota la madrina della legge sulle unioni civili, Monica Cirinnà, ha anche lei respinto “mediazioni” perchè “sono insostenibili dal punto di vista politico, ma anche giuridico”.
Con parole simili si è espresso anche il Movimento cinque stelle, favorevole all’approvazione della legge. “Pensare di eliminare i termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’, e tornare alla definizione di omofobia e transfobia, rischierebbe di farci compiere un altro passo indietro, come già accaduto in passato”, hanno rimarcato i grillini del gruppo Pari Opportunità. E la senatrice del M5S, Alessandra Maiorino ha replicato nettamente a Matteo Renzi che “Se Italia Viva mantiene la parola i numeri ci sono”.