Addio, cashback di Stato. Una scommessa da sempre discussa, amata e odiata, che è stata messa in soffitta dal governo Draghi. Almeno per ora. Ma mentre stampa, opinione pubblica e politica sono distratti dai rimborsi del cashback, un altro importante bonus statale rischia di passare sottotraccia: vi ricordate del bonus monopattini?
Bonus monopattini & co: dal 2020 a oggi
Una delle più note misure pandemiche, avviate dal governo Conte bis, riguarda la smart mobility. Monopattini e bici elettriche, mezzi di trasporto leggeri e green, il cui acquisto e utilizzo viene incentivato da circa un anno. E se anche questo bonus nascondesse aree grigie “degne” del cashback?
Prima di capire quali, un po’ di numeri. L’incentivo del 2020 arrivava a 500 euro per bicicletta elettrica o monopattino. In totale, secondo Agenda Digitale, la misura ha portato all’acquisto di 663.710 biciclette, per un totale di 215 milioni di euro di fondi. A cui se ne sono aggiunti 160 milioni con la Legge di Stabilità 2021.
Inoltre, per l’anno corrente il governo ha anche previsto un fondo da 20 milioni di euro per l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi. Lo sconto si allargherà quindi anche a chi vorrà rottamare un motorino di classe Euro 0, 1, 2 o 3.
Bonus monopattini e bici: un gran favore alla Cina?
Dati parziali e in continuo aggiornamento. Ma anche chiari nell’indicare l’impatto che queste misure hanno avuto nel mondo delle due ruote. Basta recarsi in un negozio di biciclette per scoprire che i tempi d’attesa per i nuovi mezzi sono lunghissimi. A causa di alcuni problemi logistici causati dal Covid ma anche dell’altissima domanda, perlopiù in Europa. Insomma, il bonus “bici e monopattini” è stato sfruttato da centinaia di migliaia di italiani. Ma chi vi ha beneficiato?
Al di là dei citati rivenditori, la risposta è spesso una: “la Cina”. È da qui, infatti, che vengono molte delle aziende che producono monopattini e bici elettriche. E anche nei casi in cui si comprano mezzi prodotti da marchi europei o statunitensi, la loro produzione rimane nel gigante asiatico. Basta fare un nome: Xiaomi, player cinese che detiene il 39% del mercato italiano. Quanto a Segway, molti di noi lo conosceranno come un marchio statunitense. Peccato però sia stato acquisito nel 2009 da… un’azienda cinese.
Il Made in China, aiutato dai bonus di Stato
Per farsi un’idea dello strapotere del Dragone nel settore, seguiamo le indicazioni del Sole 24 Ore dei “5 modelli fra cui scegliere” per l’acquisto di un mezzo green e smart. Ebbene, la top 5 è occupata da: due modelli Ninebot (marchio di proprietà di Segway), uno Xiaomi e Urbetter. L’unica eccezione? VivoBike, azienda italiana che però produce in Cina.
Triste sorte per il nostro Paese, che ha contribuito a creare il mito della mobilità agile, con la Vespa, il Ciao e l’Ape, oltre che con grandi marchi di biciclette di qualità. Certo, l’Italia continua a essere il primo esportatore di biciclette tra i paesi europei. Ma nulla può contro la potenza produttiva cinese, specie se è il governo italiano stesso a mettersi di mezzo.
(Foto: Mi)