Vicini alla svolta nelle ricerche della ginecologa Sara Pedri, originaria di Forlì e scomparsa ormai da mesi nel Trentino. Inoltre, a seguito delle denunce dei familiari della ragazza si è aperta anche un’indagine sul reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento dove lavorava Sara Pedri. Oggi, è previsto l’arrivo anche degli ispettori inviati dal ministero per indagare sulla situazione nel reparto.
Sara Pedri, vicini alla svolta grazie al fiuto dei cani
Ritrovata l’auto di Sara Pedri, ai cani molecolari sono stati fatti annusare oggetti della ginecologa scomparsa. Le ricerche sono continuate e hanno portato fino all’imbocco della pista ciclabile della val di Sole, che si trova proprio all’inizio del ponte di Mostizzolo. Giunti ad un alto dirupo i cani hanno fiutato un cadavere che però non ancora è stato identificato. Le ipotesi che si fanno sono diverse ma è ancora troppo presto.
Le ricerche di Sara Pedri si intrecciano con le indagini degli inquirenti
La storia si infittisce con tutto quello che sta accadendo nell’ospedale Santa Chiara di Trento. Dopo le dimissioni del direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trento, Pier Paolo Benetollo, è rientrato a lavoro il primario di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara, Saverio Tateo che aveva preso un periodo di ferie con l’inizio dell’inchiesta nel suo reparto dove lavorava Sara Pedri.
Le indagini degli inquirenti cercheranno di fare luce sulla scomparsa di Sara Pedri e sulle ombre che sono calate sull’ospedale Santa Chiara.
Sara Pedri,diversi i punti da chiarire
Sara Pedri è scomparsa il 4 marzo 2021, il giorno dopo essersi licenziata. In quei giorni ancora non si sapeva quello che sarebbe venuto a galla solamente con le inchieste giornalistiche e con il fatto riportato alla cronaca dal programma «Chi l’ha visto?».
Bisognerà capire che collegamenti ci sono tra le dimissioni e la scomparsa di Sara Pedri. Le dimissioni improvvise da chiarire del direttore generale dell’Azienda sanitaria del Trentino ma soprattutto la scomparsa della ginecologa ha sollevato diversi dubbi su una presunta situazione di mobbing all’interno del reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento.
Per la ginecologa scomparsa si fa largo la questione mobbing
Il muro di omertà e silenzi inizia a rompersi e lo scenario diventa sempre più chiaro ma inquietante. Le testimonianze sia dei familiari sia dei colleghi di Sara Pedri iniziano a fare luce su un sistema punitivo nell’ospedale Santa Chiara di Trento.
La prima a parlare è stata la sorella di Sara, Emanuela: «Mi diceva che a lavoro veniva verbalmente offesa. Era paralizzata dal terrore». Sono seguite così anche le testimonianze delle colleghe di Sara: un «sistema punitivo», aggravato di «abusi di potere, minacce continue e umiliazioni»: Tra i colleghi, c’era chi addirittura sperava di fare un incidente grave per non dover più lavorare in ginecologia, come riferito dalla trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?».
Dinanzi a questo scenario, lo scorso 11 giugno la Procura ha aperto un fascicolo e l’Azienda sanitaria ha avviato una commissione d’indagine interna: 70 ostetriche hanno chiesto di essere ascoltate. Intanto, ieri sono stati inviati gli ispettori dal Ministero per fare ancora di più luce su una situazione che deve essere a questo punto chiarita.
Le ricerche di Sara Pedri continuano
A questo punto con le testimonianze della sorella e delle colleghe ma anche dopo gli indizi trovati dai cani molecolari, il gesto estremo di Sara Pedri avanza sempre di più. «Il clima malsano e umiliante sul posto di lavoro» come dichiarato ancora dalla sorella di Sara ma anche le sue dimissioni e una situazione psicofisica precaria sono tutti indizi che uniscono tanti puntini fino a pochi giorni fa ancora oscuri.
Le ricerche intanto di Sara continuano nei pressi dell’auto abbandonata e ritrovata. Le acque melmose del lago artificiale di Santa Giustina non facilitino certo le indagini in un luogo dannato con sei suicidi in sette mesi.