Perché questo articolo potrebbe interessarti? Negli Usa un gruppo di think tank conservatori ha pubblicato una guida destinata al prossimo, possibile, presidente conservatore. Project 2025 contiene soluzioni radicali per cambiare volto al Paese. Il confronto con i programmi dei partiti italiani e il ruolo dei centri studi americani
C’è chi l’ha definita una lista di desideri dei conservatori e chi un piano per smantellare la politica climatica degli Stati Uniti. Per altri ancora è la perfetta sintesi di come ostacolare la transizione energetica. Sul suo sito ufficiale, dove si può scaricare e consultare, viene invece descritta come guida in grado di plasmare le decisioni politiche dei candidati alla presidenza Usa.
Va da sé, candidati conservatori e repubblicani. Già, perché Project 2025: Presidential Transition Project è una pubblicazione di circa 1000 pagine destinata al “prossimo presidente conservatore degli Usa”.
Presumibilmente Donald Trump, nel caso in cui The Donald dovesse vincere le primarie repubblicane e prevalere nel confronto con il democratico Joe Biden. Il paper, per la cronaca, è stato realizzato dal noto think tank conservatore statunitense The Heritage Foundation, in collaborazione con una serie di altri gruppi di destra.
Il Project 2025 dei repubblicani
Project 2025 ha già alimentato polemiche, nonostante non vi sia alcuna certezza di una vittoria del Gop. Non solo a causa degli autori delle varie analisi, ma anche per via del contenuto e dell’influenza che questo avrebbe sulle politiche attuate dal nuovo inquilino della Casa Bianca.
E così, mentre negli Usa la rilevanza dei think tank non è mai stata messa in discussione – ma anzi ha acquisito sempre più spazio col passare degli anni, come fonte di sostegno e ispirazione per le agende dei candidati – in Italia i partiti navigano senza seguire alcuna bussola. I programmi elettorali dei partiti italiani assomigliano a slogan, mentre le ricette proposte dai vari leader sono vagamente tratteggiate. Insomma, nulla a che vedere con il maxi “progetto 25”.
Una guida presidenziale
Un progetto che intende spianare la strada ad un’ipotetica amministrazione conservatrice, meglio ancora se guidata da Trump, affine a molte delle tematiche affrontate. Scendendo nei dettagli, il paper offre sia proposte specifiche per affrontare le principali questioni che gli Usa devono affrontare, sia un vademecum su come ristrutturare ciascuna agenzia per risolvere tali problemi.
Il piano mira a trasformare il deep state statunitense, ripristinando, ad esempio, “l’integrità del Dipartimento di Giustizia”, in modo tale da garantire “decisioni coerenti sui contenziosi e applicando le leggi sull’immigrazione”. Oppure ristrutturando il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, sempre in materia di tematiche migratorie, e smantellando il Dipartimento dell’Istruzione “per rafforzare la libertà educativa”.
Per quanto riguarda il Dipartimento di Giustizia, si legge nel testo, “è essenziale che la prossima amministrazione conservatrice dia la massima priorità a questo tema
riformare la struttura del Dipartimento e la sua cultura per allinearlo ai suoi scopi principali e promuovere l’interesse nazionale”. Sul fronte della sicurezza nazionale, le agenzie d’intelligence richiedono la “responsabilizzazione del personale per gestire, costruire ed eseguire in maniera efficace molteplici azioni” e il fatto che vengano fornite informazioni “obiettive e apolitiche”.
Il contenuto di Project 2025
Una nota introduttiva chiarisce che il documento vuole essere la base di un programma di governo, con un accento particolare su cosa dovrebbe fare un nuovo presidente repubblicano subito dopo il suo insediamento.
Ci sono 30 capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad una sezione specifica. Quello sul Dipartimento dell’Energia propone di eliminare tre uffici dell’agenzia che sono cruciali per la transizione energetica. Chiede anche di tagliare i finanziamenti all’ufficio di distribuzione della rete dell’agenzia, nel tentativo di ostacolare la diffusione delle rinnovabili.
Un altro capitolo ancora si concentra sullo sventramento dell’Environmental Protection Agency (EPA) e sul suo allontanamento dall’ attenzione mostrata nei confronti della crisi climatica, consigliando di tagliare le funzioni dell’agenzia in materia di giustizia ambientale e impegno pubblico.
L’influenza dei think tank
Al netto dei contenuti del Project 2025, l’idea di riunire gruppi affini alla politica di un partito è particolare. Tanto più in un periodo storico dove le persone, e cioè i candidati, contano più delle ideologie.
In Italia, come detto, non è presente niente di simile. I think tank italiani sono spesso centri studio fine a se stessi, ben distinti dai vari partiti in campo. Gioco forza, ogni partito è costretto ad affidarsi a consulenti propri, o a team di ricerca, per presentare agli elettori proposte e soluzioni. Spesso abbozzate, non sempre precise e, soprattutto, mai in contrasto con l’ordinamento burocratico del sistema Italia, come cerca di fare il “progetto conservatore” Usa.
Il presidente di The Heritage Foundation, Kevin Roberts, è stato chiaro: “Per oltre due anni, la sinistra ha ignorato la voce degli americani comuni, portando a un’inflazione paralizzante, al dominio dei maschi biologici negli sport femminili, alla violenza dilagante e a una crisi dell’istruzione mai vista da decenni. Il nostro Paese è quasi irriconoscibile. Ecco perché il movimento conservatore si sta riunendo per preparare la prossima amministrazione conservatrice”. Pubblicando un’agenda preparata per il prossimo, possibile, presidente conservatore.