(Adnkronos) – “A più di un anno dall’avvio, a marzo 2022, dell’Assegno Unico e Universale, principale misura di sostegno alla natalità, è stata calcolata un’adesione prossima al 90% degli aventi diritto, con quasi 10 milioni di figli beneficiari”. Lo ha sottolineato Micaela Gelera, commissario straordinario Inps, nella sua relazione al XXII Rapporto annuale dell’Inps, presentato oggi alla Camera dei deputati.
“Il take up, calcolato confrontando i beneficiari effettivi di assegno unico e universale con la platea dei residenti Istat al 1° gennaio 2022 tra 0 e 20 anni, presenta una relazione inversa rispetto all’età dei figli e raggiunge il 95% per i figli più piccoli; inoltre, esso è influenzato dall’attività lavorativa dei genitori, venendo richiesto in prevalenza da genitori lavoratori dipendenti (82%), ed è più alto al Sud, probabilmente in ragione della presenza di redditi mediamente inferiori”, ha spiegato.
“Dall’analisi del comportamento dei nuclei usciti, nel corso del 2022, dalla misura del Reddito di Cittadinanza, e quindi passati da un’erogazione automatica dell’Assegno Unico e Universale a una modalità a domanda, è emerso un fenomeno di tardiva presentazione della domanda dell’Assegno. Si osserva, inoltre, che i beneficiari con Isee più basso impiegano mediamente più tempo a presentare domanda di Assegno unico e universale. Queste evidenze supportano l’idea che la proattività nelle prestazioni rappresenti uno strumento utile a colmare gap informativi di diversa natura e a permettere il riconoscimento di diritti inespressi, soprattutto per l’utenza particolarmente fragile”, ha aggiunto.
“La ripresa economica ha, inoltre, limitato il ricorso agli strumenti di tutela della disoccupazione che, per i dipendenti, si colloca su livelli inferiori a quelli del 2019. La temuta grande ondata di licenziamenti post pandemia, infatti, non si è verificata e la Naspi, così come gli altri ammortizzatori sociali, quali la malattia e la cassa integrazione guadagni, sono tornati a svolgere un ruolo ordinario di supporto del lavoratore in periodi temporanei di inattività” ha poi proseguito.
E ancora: “Nel 2022, l’ampia e rapida crescita dell’inflazione non sembra aver avuto un effetto significativo sulla domanda di lavoro delle imprese. Solo nella seconda parte dell‘anno si è assistito ad un lieve peggioramento, con una riduzione della creazione di nuovi posti di lavoro ed un aumento della distruzione di quelli esistenti”.
“Alla fine del 2022, i pensionati in Italia erano 16,1 milioni, un numero di poco superiore a quello del 2021, di cui 7,8 milioni uomini e 8,3 milioni donne. L’importo complessivamente erogato è stato pari a 322 miliardi di euro. Le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale. Il 96% dei pensionati percepisce una pensione Inps, con un reddito lordo mensile medio pari a 1.687 euro; quello degli uomini è pari a 1.969 euro, risultando il 38% più alto di quello delle donne” ha concluso