Perché leggere questo articolo? La Sapienza di Roma sta recentemente scalando le classifiche internazionali dei migliori atenei del mondo. Al netto miglioramento della didattica sembra però fare da contraltare una gestione economica problematica. La Sapienza chiude il bilancio 2022 con 15 milioni in meno di utili rispetto all’anno precedente. Nonostante l’università più grande d’Italia abbia ricevuto 40 milioni in più di contributo pubblico.
La Sapienza di Roma è la più grande università italiana. Lo era già dal punto di vista del numero degli studenti iscritti – più di 100mila; oltre 20mila in più di Bologna, seconda in classica. Negli ultimi anni, poi, l’Ateneo romano sta scalando anche le classifiche delle migliori università del mondo. Qualche settimana fa, la Sapienza è stata eletta migliore università italiana nella classifica Arwu. Compare nella prestigiosa graduatoria tra i primi 150 atenei del mondo (nel range tra il 101° e il 15o° posto). Ai grandi progressi dal punto di vista della didattica, la più grande e migliore università italiana non sembra far corrispondere una gestione economica ottimale. Ecco cosa dicono i numeri.
Il bilancio 2022 della Sapienza è in calo rispetto al 2021
True-news.it ha analizzato il bilancio 2022 della Sapienza. Dal confronto col documento licenziato dall’ateneo nell’anno precedente emerge un risultato di esercizio in calo di oltre 15 milioni di euro. Parliamo sempre di utili, per carità, ma i 69 milioni del 2022 sono nettamente inferiori ai quasi 85 che la Sapienza aveva dichiarato nel bilancio del 2021.
A tenere in piedi il bilancio della Sapienza sono i contributi pubblici, di gran lunga la principale fonte di proventi dell’università. Degli 880 milioni di euro di proventi, ben 682 sono contributi: oltre il 75%. Ogni voce, sia a livello nazionale che locale, segna una maggiore elargizione alla Sapienza rispetto allo scorso anno. Il MUR, Ministero dell’università e della ricerca, tiene in piedi il bilancio della Sapienza con un contributo di 640 milioni e 261 mila euro. Un aumento di più di 40 milioni di euro, rispetto ai 598 del 2021. La Sapienza dal Mur riceve quasi 200 milioni in più dei 411 che riceve la Statale di Milano.
Pochi proventi e non troppe spese per gli studenti
Anche l’Unione europea contribuisce al bilancio della Sapienza con un contributo di oltre 11 milioni di euro. A cui si aggiungono altri 20 milioni di finanziamento pubblico e 15 che provengono da privanti non meglio specificati. In proporzione alla grandezza di una struttura che vanta oltre 100 mila studenti e quasi 10 mila tra docenti e dipendenti, i 177 milioni di euro di proventi propri che la Sapienza ha dichiarato risultano essere un po’ esigui. Sono grossomodo le stesse cifre che ottengono atenei più piccoli come la Statale e il Politecnico di Milano.
La Sapienza deve farsi carico di enormi spese. C’è quasi mezzo miliardo – 491 milioni – di costi del personale. Di questi 341 mili0ni vanno per il personale dedicato alla ricerca e alla didattica; e 150 per il personale tecnico-amministrativo. Una voce molto rilevante in termini di spesa è il costo della gestione corrente: 261 milioni. Tra questi figurano anche i 144 milioni per il sostegno agli studenti. Una cifra in aumento di 27 milioni rispetto ai 117 milioni di euro del 2021. Ma che rimane piuttosto esigua se si considera che la Sapienza ha più di 100 mila studenti. Alla stessa voce, la Statale di Milano dichiara una spesa di 101 milioni (con circa 60mila studenti); il Politecnico 73 ed ha solo 7mila immatricolati.
Quanto è ricca la più grande università d’Italia
Lo Stato patrimoniale della Sapienza mostra come l’università potrebbe lanciarsi in un maggior sforzo economico per tutelare il diritto allo studio. Il patrimonio netto è aumentato di oltre 70 milioni in un anno, arrivando a quota 991 milioni (erano 921 nel 2021). Un aumento importante lo hanno conosciuto anche i debiti dell’università, che da 146 diventano 171 milioni di euro. La Sapienza vanta quindi un attivo circolante monstre: 1 miliardo e 354 milioni di euro. La liquidità è aumentato di oltre 140 milioni, rispetto al miliardo e 210 milioni del 2021. La più grande università italiana sembra dunque essere anche quella con la maggior disponibilità economica da investire.