Perché leggere questo articolo? Ferrero ha distribuito un maxipremio ai lavoratori. Ma non corriamo troppo: il “nuovo Adriano Olivetti” Giovanni Ferrero protegge l’azienda dal fisco con un reticolo di aziende lussemburghesi…
Ferrero, un labirinto inestricabile. Incuriositi dalla notizia – benaugurante – del bonus concesso dalla multinazionale di Alba ai 6mila dipendenti di quattro stabilimenti italiani, che a ottobre riceveranno 2.400 euro in più in busta paga, noi di True-News ci siamo fatti incuriosire. Che segreti nasconde il brand più famoso del mondo italiano del cioccolato e dei dolci? Quali dinamiche spiegano il successo di una multinazionale da 14 miliardi di euro di fatturato, intenta ad acquisire aziende in giro per il mondo?
La caccia ai bilanci di Ferrero
Ebbene, noi di True-News abbiamo voluto cercare i bilanci di Ferrero sui portali aziendali per approfondire la nostra conoscenza e cercare le risposte a queste domande. Trovandoci di fronte a una sfida improba. Nulla di illegale, ci mancherebbe. Ferrero non è quotata in borsa e dunque non è soggetta agli obblighi di pubblicità ed evidenza dei suoi statement finanziari di fine anno sui suoi canali web.
La cosa più complessa, però, è ricostruire la piramide sociale di Ferrero e scoprire che, di fatto, stiamo parlando di una società sicuramente eccellente sul piano produttivo ma che è italiana…informalmente! Di fatto, Ferrero fa capo a un gruppo che batte bandiera del Lussemburgo.
I re della Nutella tra Lussemburgo, Regno Unito e Montecarlo
Non è la holding italiana “Ferrero S.p.a.” che governa l’intero business del gruppo. Tramite il codice fiscale siamo riusciti a risalire a una Ferrero Commerciale Italia S.r.l. basata a Alba, sede operativa del gruppo, a cui nel 2021 facevano riferimento 1,5 miliardi di euro di fatturato, oltre un decimo dell’intero gruppo. Non sono disponibili i bilanci 2022, ad ora.
Per quanto riguarda la casa madre, dal 2019 l’azienda ha sede legale, domicilio fiscale e amministrativo a Findel di Sandweiler in Lussemburgo. Formalmente, il gruppo è la Ferrero International S.A. Sempre lussemburghese è il veicolo finanziario Teseo Capital. La holding di Giovanni Ferrero, ad del gruppo e con 40 miliardi di dollari di patrimonio uomo più ricco d’Italia, si chiama Fedesa ed è basata in Lussemburgo. Tramite la cassaforte, Ferrero controlla l’azionista al 100% della società Ferrero International S.A. Si chiama Schenkenberg S.A., è una società finanziaria erede di un gruppo nato alle Antille Olandesi nel 1977.
Negli ultimi tre anni la società, che sotto di sé consolida 104 controllate in giro per il mondo, ha “girato” ai soci la cifra record di 2,3 miliardi in dividendi. La sua esistenza è stata rivelata ufficialmente nel 2020 dopo un’inchiesta de Il Sole 24 Ore. Il cronista del quotidiano di Viale Sarca Angelo Mincuzzi nel 2021 ha vergato un’interessante analisi sull’esistenza, a fianco di Schenkenberg, di un’altra cordata riconducibile a Ferrero. Una vera e propria “Ferrero parallela” che fa capo alla britannica Hadrian Finco Limited, una holding sotto la quale sta la CTH Invest. Società belga dal nome anonimo entro il cui perimetro Giovanni Ferrero ha consolidato le acquisizioni internazionali del gruppo e che si collega alla Ferrero “storica” tramite un altro fondo, FFH Holding S.A.
Utili record per Ferrero, ma col nodo tasse
In quest’ottica, Ferrero protegge fiscalmente i suoi utili da possibili manovre volte a eroderne i margini tramite la leva fiscale. Il Made in Italy è bello finché non si chiama Agenzia delle Entrate: la multinazionale negli ultimi 18 anni ha fatto utili per circa 14 miliardi e si stima abbia pagato tasse per 4-5 a livello internazionale. Questo contando l’impostazione diretta sui prodotti, le tasse sul lavoro e via dicendo.
Ma il suo utile, nota il Sole, “in cima alla piramide ha goduto del regime fiscale lussemburghese versando in tasse solo lo 0,8% dei profitti”. Segno che i 2,3 miliardi di euro distribuiti nell’ultimo triennio avranno comportato per gli azionisti di Schenkenberg il pagamento, con questo cambio, di soli 18,4 milioni di euro di imposte.
La generosità – che esiste e va riconosciuta – di Giovanni Ferrero nel concedere il bonus ai dipendenti va di pari passo con la spinta del gruppo a giocare con le regole delle multinazionali finanziarie. Muovendosi errante per massimizzare i profitti difendendosi, in primo luogo, dal prelievo fiscale. Dunque, la compagnia è sicuramente gestita operativamente in maniera impeccabile e i risultati in termini di vendite e utili operativi parlano chiaro. Ma da qui a definire Giovanni Ferrero il nuovo Adriano Olivetti ne passa di strada. Ognuno è figlio del suo tempo. Non sappiamo, del resto, come si sarebbe comportato il figlio di Camillo Olivetti ai tempi della globalizzazione finanziaria. Quella di Ferrero, dunque, può non piacere ma non è certamente una mossa che deve stupire gli osservatori più attenti.