Voto in condotta, la stretta di Giorgia Meloni: con un 5 si potrà essere bocciati fin dalle medie. Inoltre, alle superiori, avrà un peso nell’accumulo dei crediti per l’esame di Maturità. Il nuovo disegno di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, prevede anche l’abolizione della sospensione. Verrà sostituita da un periodo che coinvolgerà l’alunno in attività scolastiche tese a farlo riflettere sulle cause del suo comportamento. Ma una bella confessione dal parroco di paese, invece, no? Se il provvedimento durerà più di due giorni, al termine della “Cura Lodovico”, il nostro dovrà redigere un temino in cui fare “Mea Culpa” e dimostrare di aver compreso i propri errori. Per i più giudiziosi, invece, il 9 e il 10 come voto in condotta porteranno a benefit vari ed eventuali, sempre legati ai risultati scolastici. Ora, circolano online come in tv video raccapriccianti di ragazzini che insultano i professori, che portano in classe armi da fuoco e da taglio. A questi soggetti, cosa mai potrà fregare della promozione, della pagella, del giudizio dei prof? Appunto, zero.
Voto in condotta, contrari? Siete “spaventati dall’autorità”. Come no?
Voto in condotta, l’ennesimo provvedimento che fa riflettere. Che fa riflettere più che altro sul distacco dalla realtà di cui il Governo Meloni, con ogni evidenza, soffre. I genitori degli alunni di medie e superiori, ossia gli unici individui coinvolti nell’affaire con diritto di voto, si sentiranno forse tranquillizzati. Ma come è possibile anche solo ipotizzare che lo “spauracchio” di un votaccio in condotta possa solo minimamente influire sui comportamenti di minori che, su scala giornaliera, sono abituati a inveire contro il corpo docenti? Chi arriva in classe armato, di certo la notte fa grandi incubi sull’atroce possibilità di essere bocciato a fine anno. Anzi, proprio non ci dorme. Si potrà pensare che stiamo parlando di “casi limite”. E speriamo sia così. Allo stesso tempo, social e testate sono tempestati da video che mostrano scene di guerriglia in aula. Professori inermi e baby-delinquenti che fanno il bello e cattivo tempo, terrorizzando anche i compagni di classe. Non vogliamo essere disfattisti, ma solo Hoara Borselli e soci possono pensare, seriamente, che un numero sia in grado di porre fine a scempi di questo tipo:
A chi pensa che ripristinare il voto in condotta sia una misura repressiva inutile. A chi si spaventa della parola autorità. A chi si inorridisce appena sente la parola regole…#morningnews #scuola #voto #condotta #valditara pic.twitter.com/Xg3jcNsgbH
— Hoara Borselli official (@HoaraBorselli) September 20, 2023
Voto in condotta: la toppa non è peggio del buco (perché la toppa non c’è)
“Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti. È una svolta molto attesa dalla società italiana”, proclama Giorgia Meloni. Come se, valorizzando il voto in condotta, avesse appena risolto il problema. Sarebbe bello dire che la toppa sia peggio del buco. Solo che non si può. Perché la “toppa” non c’è. Esiste, invece, solo un insieme di parole vacue pronunciate in tono trionfale a mezzo stampa. Cosa cambierà, nella pratica, all’interno delle scuole italiane più disastrate, sia medie che superiori? Assolutamente nulla. Se un alunno è disposto a mettere nello zaino più taglierini che libri, provate a immaginarlo terrorizzato da un numeretto. Numeretto che potrebbe, addirittura, condurlo alla bocciatura. Cerchiamo di essere realisti, per cortesia. Porre fine alla piaga della violenza dilagante tra i minori è una ruspantissima gatta da pelare. La soluzione non può arrivare subito, va studiata. Il Governo tenta di far credere il contrario solo per dimostrare di avere tutto sotto controllo. Un atteggiamento che farà pure propaganda, ma solo quella. Con il “pugno duro” di Meloni, non si risolve alcunché. Nemmeno la frustrazione degli insegnanti a cui non rimane che il contentino di dare (ancora più) numeri. Per niente.