(Adnkronos) – “Per la prossima campagna olivicola calcoliamo un rincaro del prezzo del 30-40% all’ingrosso, noi produttori venderemo a 9 euro al chilo e sullo scaffale l’olio italiano sarà a 10-11 euro al litro, con un 30% in più per il consumatore finale rispetto alla scorsa annata. Questo perchè i costi di produzione sono lievitati a causa della siccità e in più per la mancanza di prodotto in tutta l’area del Mediterraneo”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola, la più grande organizzazione nazionale di produttori olivicoli che raggruppa 47 cooperative in tutte le province italiane.
Sicolo sottolinea che “a fine mese si inizierà il raccolto delle olive in Sicilia, poi la Calabria e poi in Puglia ai primi di ottobre. Di seguito inizierà la raccolta anche nelle altre regioni. E’ una campagna a macchia di leopardo. Ci sono regioni, come appunto la Sicilia, la Puglia e la Calabria, in cui c’è una buona produzione. Nel Centro-Nord, invece, non c’è tanta produzione a causa delle piogge del mese di maggio che hanno slavato l’albero di ulivo quando era in fiore e quindi non c’è stata la necessaria impollinazione dei fiori stessi”, rimarca.
E i produttori italiani, lamenta Sicolo, sono lasciati soli a portare avanti la campagna olivicola nonostante le difficoltà climatiche. “Da maggio in poi la siccità ha regnato sovrana al Sud e al Centro e quindi stiamo facendo irrigazione dove possiamo farlo. E questo sta aumentando i costi perchè al Sud si tira l’acqua da 1.500 metri di profondità con spese energetiche e di carburante esplose. I costi di produzione quindi stanno lievitando”, spiega.
Nonostante ciò “in questa campagna, con questi prezzi, quest’anno recupereremo i costi di produzione rispetto ad altri anni in cui è andata peggio. Ma non per un effetto strutturale sul mercato ma semplicemente perchè nell’intero bacino del Mediterraneo non c’è produzione, la Spagna è stata colpita da una forte siccità e non ha produzione, come anche la Tunisia, il Marocco e il Portogallo. E quindi le industrie non possono andare lì ad acquistare il prodotto”, sottolinea Sicolo.
Per il presidente di Italia Olivicola è arrivato però il momento di un intervento strutturale a sostegno del comparto. “Noi stiamo lavorando con il ministero per recuperare le aree marginali che sono state abbandonate negli anni, in modo da agire anche a tutela del territorio ed evitare effetti catastrofici in caso di alluvioni. E poi serve un piano olivicolo serio, dobbiamo aumentare noi la produzione e coprire il nostro fabbisogno, e non aspettare Spagna e altri. Altrimenti, saremo sempre preda di questi prezzi che vanno su e giù”, spiega.
E questa situazione allontana i giovani dal comparto. “Le nostre aziende .-sottolinea- devono fare anche un utile. A volte si parla della grande distribuzione, dell’industria e non si tiene conto dei costi di produzione dei produttori. Ma se io produttore, non solo di olio ma anche di grano e quant’altro, non guadagno quanto necessario per fare vivere la mia famiglia, non vado più a lavorare nei terreni. Nell’olivicoltura -rimarca- non c’è ricambio generazionale per questo motivo, l’olivicoltura non rende, i giovani preferiscono puntare più su ortofrutta o vigneti, in cui non hanno neanche la concorrenza di queste miscele di olii che arrivano dall’estero”, sottolinea.
E l’intera vicenda Xylella è emblematica per Sicolo dell’indifferenza generale verso il settore. “In Puglia 24 milioni di piante sono state distrutte dalla Xylella e nessuno ne parla a livello nazionale. La politica è assente totale. Le tre province colpite producevano un milione di quintali? Non ne produrranno più per anni. Se non c’è prodotto sul mercato, è chiaro che i prezzi vanno alle stelle”, conclude amaro.