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Cei, cardinale Zuppi: "Credenti trovino coraggio di parlare di sessualità"

Cei, cardinale Zuppi: "Credenti trovino coraggio di parlare di sessualità"

(Adnkronos) – “Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale”. Lo ha osservato il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente. “L’educazione all’affettività – ha detto Zuppi rivolgendo un augurio a studenti e docenti – nasconde infatti un’esigenza ancora più profonda: l’educazione alla vita interiore, all’incontro con le profondità di sé stessi”. 

“Molte famiglie rinunciano anche alla cura della propria salute perché i tempi di attesa delle Asl sono lunghi e non tutti possono permettersi di rivolgersi al privato” dice il presidente della Cei, affrontando anche il tema della sanità e dei lunghissimi tempi di attesa nella sanità pubblica. “Un altro aspetto della precarietà che si vive è quello legato alla denatalità. Occorrono servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali”, ha aggiunto. 

Nei confronti del Papa e del suo messaggio ci sono “troppe resistenze spesso espresse in uno spirito di contrapposizione, favorito dai social, che affievolisce la comunione e intristisce la vita ecclesiale“. “I giovani – ha osservato Zuppi riferendosi alla Gmg di Lisbona – hanno colto il significato del ministero del Papa e il valore delle parole e del carisma di Francesco. Lo voglio ribadire di fronte a troppe resistenze verso di lui e il suo messaggio“. 

Per Zuppi, sono “tristi e sterili le polarizzazioni nella Chiesa. Oggi, oltre le polemiche, si rischia la polarizzazione dell’indifferenza, spesso accentuata dalla disillusione, per cui le altre realtà o personalità ecclesiali sono ignorate o deprecate. Sinodalità vuol dire rimettere in discussione le arroccate solitudini ecclesiali nell’incontro, nella comunione, nell’ascolto, nell’impegno missionario enorme che ci attende confrontandoci con la folla e le sue sofferenze”. 

“L’affetto per il Papa tocca in profondità la comunione nella Chiesa e la sua unità: specie per noi Vescovi italiani, per cui egli è Primate d’Italia”, ha sottolineato il presidente della Cei nel suo intervento. “La sinodalità è anche un cammino di comprensione piena del ministero del Vescovo di Roma. Un ministero tanto importante per la fede, l’unità della Chiesa, che si esprime anche al servizio dell’unità dei popoli in un periodo di così grandi lacerazioni”, ha osservato il cardinal Zuppi.
 

“Bisogna fermare la strage delle donne” chiede il presidente della Cei. “La società italiana non è in pace. Penso ai femminicidi, – ha detto il card. Matteo Zuppi – spesso amara conclusione di un processo di violenza sulla donna. La strage delle donne continua spesso causata dalla ricerca di libertà da un rapporto violento e possessivo (38 sono morte per mano di compagni o ex partner)”. Dati allarmanti alla mano, Zuppi ha evidenziato: “ Sono 79 le donne assassinate dall’inizio dell’anno: 61 in ambito familiare-affettivo. C’è in gioco il rispetto verso le donne, ma ancora più in profondità il nostro modo di essere famiglia, di vivere in una trama di relazioni. Abbiamo il compito di fornire strumenti per aiutare a guarire dalla malattia mortale che è il disprezzo del più debole e la volontà di sottomissione. Al contempo, dobbiamo trovare nuovi modi per tutelare i più deboli e fragili, per identificare il disagio e trovare soluzioni in grado di prevenire tanta violenza”. 

Un “errore politicizzare” il fenomeno delle migrazioni, fenomeno “epocale” che deve essere gestito “con umanità e intelligenza” e con una “comune visione europea”, ha ammonito il cardinale Matteo Zuppi. “L’errore – non da oggi – ha denunciato – è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure. Si tratta di esseri umani prima di tutto; si tratta del futuro dell’Italia, in crisi demografica; si tratta di coinvolgere la popolazione in un fenomeno che crea scenari nuovi e non semplici. Richiede coraggio politico e responsabilità sociale. La questione migratoria dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche”. 

Zuppi ha ricordato le parole del Papa agli Incontri del Mediterraneo sui migranti a Marsiglia “e ha ricordato alla nostra coscienza che ’sono vite spezzate e sogni infranti. Siamo di fronte a un bivio: o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza. In questo è davvero necessaria una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è. Non dimentichiamo la necessità anche di una comune visione europea”. 

I vescovi guardano con preoccupazione al dilagare della violenza tra i giovani. Come all’aumento dei suicidi tra gli adolescenti. E vanno oltre la denuncia. “ Il mondo dei giovani è coinvolto dalla violenza: risse, bullismo, atti vandalici, violenze sessuali, ma anche spaccio, furti e rapine, a volte di baby gang. – ha detto il presidente della Cei -. I social sono il tam-tam dove si documentano le gesta. Violenze verso minorenni o adulti, compiute da minori: segnali di una tendenza in atto da anni, amplificata dalla pandemia”. 

“I dati della Direzione centrale della polizia criminale mostrano, nei primi dieci mesi del 2022, un incremento di più del 14% dei minori denunciati o arrestati. Sono aumentati i reati commessi da minori e le violenze sessuali, rispetto allo stesso periodo del 2021, più del 15,7%. In forte crescita gli omicidi commessi dai minorenni, più del 35,3%. Si segnala una crescita dei disturbi di ansia, – ha osservato- ritiro sociale e isolamento, autolesionismo, rabbia, aggressività, problemi alimentari, disturbi del sonno e depressione. Drammatici sono i dati sui suicidi degli adolescenti che stanno lievitando: per noi non devono essere solo numeri, ma sono persone, volti, storie. Ci segnalano un disagio diffuso che ci deve interpellare”. 

“Tutto – ha osservato Zuppi – avviene diversamente dal passato in pubblico: nella ‘fornace’ dei social, spietati e agonistici. Nessuna generazione prima ha conosciuto quest’esperienza: ci si deve autodefinire, si deve mettere il volto e il corpo in mostra, si misurano quanti ti seguono. È facile sui social sbagliare e finire alla gogna, segnati dall’ansia, alimentata dalla crisi dei grandi sogni collettivi e da reti educative e relazionali molto più fragili. Si ripropone con forza il problema dell’educazione, su cui costantemente la Chiesa in Italia ha riflettuto, riflette ed è necessario continuare a riflettere. L’educazione non è un’emergenza ma è la quotidianità della vita della Chiesa. Abbiamo un potenziale straordinario di gente che lavora per l’educazione da anni e in tante parti d’Italia”.  

Zuppi, inviato del Papa per la missione di pace in Ucraina che dovrebbe tornare a Mosca per una seconda tornata di incontri, ha osservato: “Il nostro mondo ha bisogno di pace e unità. La guerra continua in Ucraina e non ci abituiamo ad essa. Il dolore di questa guerra è stampato su volti precisi: quelli dei morti, soprattutto tra i civili, e dei feriti per i bombardamenti; quello delle persone barbaramente violentate; quello delle popolazioni sfollate e costrette a migrare; quello dei bambini lontani dai propri familiari o dalle proprie case. Si tratta di un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei”. 

”L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace.- ha detto Zuppi -. Ho personalmente sentito quanto la preghiera per la pace abbia accompagnato anche la mia missione degli ultimi mesi e ne sono intimamente grato ed edificato. Sono certo che è un valore che misteriosamente, ma efficacemente, spingerà la missione nella direzione auspicata. La solidarietà aiuta la resistenza degli ucraini in una situazione tragica, venendo incontro a molteplici e drammatiche necessità”. 

“L’insicurezza sul lavoro è morte sociale, non si possono dormire sonni tranquilli” denuncia il presidente della Cei. “Il lavoro – ha detto – ha conosciuto, negli ultimi mesi, una ripresa in termini di occupazione, ma conosce ancora molta sofferenza circa la sua qualità. Lo segnala il fenomeno degli working poor: non è garantito, come in passato, a chi lavora di sentirsi al sicuro fuori dalla soglia di povertà. Incidono la precarietà dei contratti, l’incapacità di adeguamento degli stipendi al costo della vita, lo sfruttamento e la diffusione del lavoro nero in alcuni contesti. Sono tutti fattori che destano preoccupazione. Anche il fenomeno delle dimissioni dal lavoro, soprattutto nei giovani, fa riflettere”.  

Tornando agli incidenti sul lavoro, il presidente della Cei ha denunciato il “continuo ripetersi quotidiano di incidenti sul lavoro che fanno aumentare, giorno dopo giorno, le vittime. Alcuni tragici recenti episodi, come quello ferroviario a Brandizzo nel torinese, non ci devono far dormire sonni tranquilli. La sicurezza nei cantieri e nei luoghi di lavoro è segno di civiltà. Non è barattabile con la fretta di consegnare un’opera, né con le limitazioni degli investimenti sulla sicurezza e tanto meno con la superficialità e l’irresponsabilità. È in gioco la nostra dignità umana”.  

Zuppi ha fornito i dati della quotidiana strage: “Nei primi sette mesi del 2023 abbiamo visto 559 vittime sul lavoro, mentre lo scorso anno ne abbiamo contate 1.090. A questi numeri drammatici si aggiungano gli infortunati: il lavoro deve essere custodito come luogo di vita e le vittime sono un “oltraggio alla convivenza civile”, secondo una giusta valutazione del Presidente Mattarella. Come Chiesa, non basta sposare la facile lamentela o invocare genericamente maggiore sicurezza, se non ci facciamo interpreti di una diversa cultura del lavoro e della consapevolezza che l’insicurezza del lavoro è morte sociale”. 

La povertà è ormai un “fenomeno strutturale”, denuncia il cardinale, sollecitando “interventi pubblici” sull’emergenza abitativa. “I dati forniti dall’Istat non possono essere taciuti. La povertà in Italia – ha detto Zuppi – può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci: il 9,4% della popolazione residente vive, infatti, in una condizione di povertà assoluta. Solo quindici anni fa, il fenomeno riguardava appena il 3% della popolazione. Inflazione, crescita dei prezzi, caro bollette, lavoro povero sono i nuovi pesi che gravano in misura crescente sulle famiglie già più povere, per le quali occorre proporre politiche concrete che le aiutino a vivere dignitosamente e a far fronte a una precarietà che assume volti diversi”. 

“Un problema specifico concerne la casa. Il rincaro dei prezzi degli affitti, dei mutui e delle utenze domestiche rende sempre più oneroso il mantenimento dell’abitazione, molte persone e nuclei familiari sono alla ricerca di un alloggio. Nel corso del tempo, molte comunità parrocchiali hanno messo a disposizione degli spazi cercando di stare a fianco a quanti non avevano più la possibilità un proprio alloggio. Questa disponibilità di accoglienza, nata come risposta momentanea a un’emergenza, con il solo impegno ecclesiale non è più sostenibile! Vanno sollecitati interventi pubblici per affrontare il problema” conclude.