Perché leggere questo articolo? La maggioranza di centrodestra non sembra preoccupata della partecipazione di Schlein e Conte al congresso di Area Democratica per la Giustizia. Secondo Pietro Pittalis (deputato di Forza Italia e vicepresidente Commissione Giustizia), al contrario, i legami tra presunte “toghe rosse” e politica sarebbero controproducenti solo per la magistratura.
Dopo il ponte sullo stretto, ecco un’altra madeleine. Il ritorno delle “toghe rosse” al congresso della corrente Area Democratica per la Giustizia, con la presenza di Schelin e Conte – ha il sapore di un passato da qualche tempo uscito dalle nostre vite. Anche se la maggioranza di centrodestra, orfana di Berlusconi, non sembra preoccuparsi troppo del riallaccio dei legami tra l’opposizione e alcune correnti togate. Al contrario, per Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia e vicepresidente Commissione Giustizia alla Camera, le toghe rosse potrebbero essere un boomerang per la magistratura stessa.
Onorevole Pittalis, stanno veramente tornando le “toghe rosse”?
I magistrati di Area sembrano aver capito che la politica si è riappropriata del proprio ruolo. Le leggi ora le fa il parlamento e ai magistrati spetta il compito di applicarle. A qualcuno non sembra stare bene, e agisce di conseguenza. Ma il clima è cambiato e questa delle cosiddette “toghe rosse” mi pare una battaglia di retroguardia.
La sentenza del Tribunale di Catania che ha dichiarato illegittimo il decreto Cutro, però, qualche grattacapo al governo sembra causarlo…
Mi auguro che quello del magistrato catanese sia un caso isolato. Mi appaiono molto sospette le tempistiche e anche le modalità della sentenza. Dal punto di vista del merito, è un provvedimento che non sembra tener conto dello sforzo di Italia ed Europa per la gestione di un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione.
Cosa è cambiato nel rapporto tra governo e magistratura, dai tempi degli strali di Berlusconi contro le “toghe rosse”?
Il rapporto è sempre rimasto improntato al dialogo e alla collaborazione istituzionale. In questo momento c’è una esecutivo politico che tiene conto delle istanze che arrivano dal resto della magistratura. Anche le toghe voglio l”efficientamento del processo, rendere i lavori più spediti e le carriere più chiare. Tutti temi che la maggioranza tiene in debita considerazione. Tutto il resto appartiene a un modo errato di intendere il rapporto tra giustizia e governo.
Trova errata la partecipazione di Elly Schelin e Giuseppe Conte al congresso di Area?
Sono liberi di andare, per carità, ma se li hanno invitati, una qualche convergenza di opinioni o interessi deve esserci. La stessa corrente di Area non ne fa un mistero di riconoscersi in alcuni partiti di opposizione. Posizioni rispettabili, lo ripeto, ma forse controproducenti per dei titolari di uffici pubblici.
E’ d’accordo col ministro Crosetto che ha ricordato al generale Vannacci come un servitore dello Stato ha “diritto di parola limitato”?
Io ho sempre paura delle limitazioni. Preferisco libertà di espressione, sempre e comunque. A un servitore dello Stato serve solo maggiore coscienza, attraverso cui auto-limitarsi.
E sull’ingresso in politica dell’ex pm Palamara? Lo vedrebbe bene come collega nella maggioranza?
Palamara ha il merito di aver riconosciuto vizi e difetti di cui è stato protagonista. Ha avuto il pregio di averli raccontati, creando le condizioni non solo per fare non solo mea culpa, ma anche per superare l’eccesso di autoreferenzialità che ha contraddistinto la magistratura negli anni.
Sono tante le “toghe rosse” o politicizzate in magistratura?
I magistrati realmente politicizzati non sono un problema di numero. Costituiscono una minoranza, per quanto rumorosa. Il problema è che hanno la forza di minare la credibilità del potere giudiziario. C’è grande sfiducia dei cittadini, e questo rappresenta un grande problema, ma per la magistratura più che per la politica. Gli esempi negli anni continuano a fioccare.
Come procede la riforma della giustizia?
Il senato sta lavorando a un ddl sull’abuso ufficio. Stanno ultimando le audizioni, ma penso che i tempi siano piuttosto accelerati. Entro il 9 ottobre il testo dovrebbe essere presentato. Alla Camera, dopo il decreto omnibus e il risultato sul fronte intercettazioni, puntiamo entro il 27 ottobre di presentare in Commissione giustizia ‘esame sulla prescrizione.
Nessun ostracismo nei confronti del ministro Nordio, quindi?
Nessun ostracismo a Nordio, che sta dimostrando di essere coerente rispetto quanto affermato in Parlamento all’atto dell’insediamento. Passo dopo passo, si sta attuando un progetto riformatore garantista.
Parlando di toghe rosse, torna sempre il termine “garantismo”. Non se n’è abusato negli anni?
La nostra coalizione ha ereditato dal presidente Berlusconi con forza questa battaglia per una giustizia giusta e di qualità. Garantismo significa ribadire la centralità del cittadino, con le garanzie per un giusto processo. E’ e continuerà a essere la nostra battaglia.