“La Regione ha il suo piano rifiuti che dura da 6 anni ed è vicino alla scadenza. Ci sono degli aspetti che personalmente, da tecnico, non mi convincono”. Sergio Costa, contattato da True-News.it, propone la sua ricetta per affrontare il problema rifiuti, annosa spina nel fianco dell’ambiente campano. Costa, napoletano doc, parlamentare dei Cinque Stelle, è stato ministro dell’ambiente nel governo Conte II. Illustra quelle che sono le indicazioni dell’Unione Europea sulle migliori pratiche di smaltimento. E lancia più di un consiglio al governatore De Luca, che spesso aveva strillato parlando di aver risolto il problema rifiuti, e alla futura giunta regionale.
Costa, come viene gestito lo smaltimento dei rifiuti in Campania?
I rifiuti in qualsiasi Regione vengono gestiti sulla base dei piani regionali nell’ambito di un quadro nazionale che ho voluto attivare proprio io quando ero ministro. Lasciando l’eredità a chi mi ha succeduto alla carica. C’è un quadro di lavoro congiunto tra tutte le Regioni: nessuna può essere autonoma se non in relazione alle altre.
Cosa non funziona nel piano rifiuti campano?
La Regione ha il suo piano che dura 6 ann. E’ vicino alla scadenza. Ci sono degli aspetti che personalmente, da tecnico, non mi convincono.
Auspico che il nuovo Piano tenga conto di alcune migliorie. Ci vogliono impianti di compostaggio. Il rifiuto domestico, quello di famiglia, è composto per il 40% da organico. L’impianto lo fa maturare in determinate condizioni tecniche per poi restituirlo al terreno agendo sul problema dello stress del suolo. Tema di vitale importanza.
E il piano campano, invece, cosa prevede?
Il piano prevede gli impianti di compostaggio ma si ferma a impianti molto grandi, come quello di Battipaglia. Vuol dire che c’è una grande distanza tra gli impianti e i piccoli centri. Con il rischio di abusi durante il viaggio. Più il rifuuto viaggia, piu aumenta il rischio di danni ambientali e inflitrazioni criminali. Sono d’accordo anche le imprese di compostaggio. La politica perchè non li ascolta? Perchè? E’ confusa?
Con impianti più piccoli, si costruiscono strutture di prossimità in modo che i comuni controllino da vicino. E in modo che si formi, vicino ogni impianto, un osservatorio ambientale dei cittadini che vigilano sul corretto funzionamento dello smaltimento.
Invece si punta sugli inceneritori..
L’inceneritore di Acerra è il più grosso d’Italia: adesso lavorerà su tre linee per arrivare a 120mila tonnellate su base annua. Cosi emerge che non c’è interesse alla differenziata e all’economia circolare, Si punta, invece, a bruciare il rifiuto che è una pratica al penultimo posto per sostenibilità per i parametri europei. E le ceneri diventano rifiuto speciale che poi va smaltito. Quindi 36mila tonnellate da smaltire. Un ulteriore costo. Non ce la facciamo a gestire i rifiuti, e allora li bruciamo.
Il Piano Regionale pregresso non è stato mai rivisitato. Erano idee antiche, oggi va riprodotto con idee innovative. La Campania dia un segnale positivo a tutto il sud.