Il progetto più innovativo in corso è quello di “telemonitoraggio all’interno dell’ospedale”. Nato per “favorire l’intensità di assistenza su pazienti con diabete scompensato”. Lo descrive così il dottor Federico Bertuzzi, responsabile struttura semplice dipartimentale di diabetologia ospedale dell’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, riflettendo sulle frontiere tecnologiche da applicare nel suo campo della medicina.
L’ultima innovazione che stanno testando gli specialisti milanesi è una sorta di “maglietta tecnologica”, il classico dispositivo wearable dotato di rilevatori e sensori per il monitoraggio dell’elettrocardiogramma, della frequenza respiratoria e cardiaca, della saturazione e infine della pressione arteriosa. “Senza che gli infermieri vadano a controllare i parametri continuativamente, questi vengono trasmessi a distanza su un monitor e tracciati anche in maniera retrospettiva” spiega Bertuzzi a True Pharma. Per esempio? “Analizzando al mattino lo ‘storico’ dei parametri durante l’orario notturno per avere un quadro completo del paziente”. Il tutto grazie a un dispositivo facilmente indossabile.
Telemedicina, l’ospedale Niguarda di Milano che dice sì all’innovazione
Ci credono al Niguarda di Milano nella telemedicina e nelle sue applicazioni future. Che saranno rese possibili anche grazie allo stanziamento di un miliardo di euro dedicato nel Recovery Plan. Ci credono da ben prima che la pandemia la trasformasse in una “necessità”.
La prima pubblicazione scientifica nel campo della diabetologia è del 2018, quando il team guidato da Federico Bertuzzi grazie a un progetto finanziato dalla Fondazione Italiana Diabete pubblica un lavoro “dimostrando come possano essere fatte visite via skype per i pazienti diabete mellito di tipo 1”. Un “successo” lo definisce lo specialista del Niguarda, misurabile in termini di “risparmio di tempo, risparmio economico” e “un controllo glicemico per lo meno sovrapponibile alla visita ambulatoriale in presenza”. Con tanto di “soddisfazione da parte del paziente”. Un secondo lavoro su telemedicina in diabetologia è figlio della pandemia. E riguarda le “prime tele visite svolte con il il Servizio Sanitario Nazionale”.
Tele-visite, la sperimentazione di Aria Spa
Nel 2020 infatti è stato testato un programma di Aria spa – la maxi centrale acquisti di Regione Lombardia – per fare tele-visite, con una pubblicazione scientifica recente che descrive l’esperienza degli specialisti. Ancora più importanti i due progetti in itinere. Uno per valutare “l’outcome di salute dei pazienti seguiti in telemedicina a tre e sei mesi di distanza” spiega Bertuzzi. Che tipologia di pazienti? Tre differenti target: diabete di tipo 1, di tipo 2 e anziani sopra gli 80 anni in tele visita supportati dai parenti che hanno permesso loro di collegarsi via web o cellulare.
Telemedicina, il programma di telemonitoraggio
Il secondo è un programma di telemonitoraggio in fase di attivazione “in cui i pazienti che si trovano in scompenso glicemico vengono controllati a distanza tramite una piattaforma indossando sensori rilevatori della glicemia”. Un programma condiviso che sta partendo insieme ad altri cinque poli ospedalieri della Lombardia.
Il progetto innovativo di tele-educazione per i pazienti
E infine un progetto di tele-educazione per pazienti che ha l’obiettivo di “sostituire parte di quei corsi che facevamo in ospedale per educare i pazienti con dei video interattivi”. Nato sul canale Youtube dell’ospedale Niguarda di Milano “per educare alla conta dei carboidrati” il progetto è ancora in corso e prevede il coinvolgimento di una serie di altre professionalità – a cominciare dagli chef – e una serie di iniziative integrate con lo scopo di realizzare “attività sulla corretta alimentazione”.
I tre ostacoli della telemedicina: governance, organizzazione e rimborsabilità delle prestazioni.
È un momento di grande fermento dal punto di vista della telemedicina e delle sue applicazioni in sanità. E se è vero che la telemedicina rimane una delle “opzioni terapeutiche” perché ci sono pazienti che “preferiscono il rapporto diretto con lo specialista” e altri in cui è necessaria la valutazione in presenza – come alcuni pazienti con scompenso glicemico acuto – i principali ostacoli al decollare delle applicazioni dipendono da governance, organizzazione e rimborsabilità delle prestazioni. “Se è vero che la tecnologia ha fatto passi da gigante – spiega Bertuzzi – oggi il telemonitoraggio ancora non viene riconosciuto e rimborsato dalla Regione”. Significa che alcuni progetti sono “tecnicamente fattibili ma l’ospedale deve investire a proprie spese trovando le risorse”. Si pensi all’esempio dei dispositivi indossabili testati all’interno del Niguarda e citati in apertura. Sono un “salto in avanti per il trasferimento delle tecnologia a livello domiciliare – chiude Bertuzzi – una svolta verso la decentralizzazione del paziente da seguire sul territorio, ma rimane un nodo di rimborsabilità e riconoscimento della prestazione”.