Sara Pedri, la ginecologa scomparsa nel trentino lo scorzo 4 marzo, è ancora al centro delle ricerche così come al centro è la sua vicenda di mobbing nell’ospedale di Santa Chiara di Trento.
La questione mobbing ha trovato un forte riscontro tra le tante testimoniane di Sara.
Sara Pedri, avanzano altre denunce per mobbing nel reparto
Ben sei operatrici del reparto dell’ospedale Santa Chiara di Trento vogliono avviare una causa per mobbing. Dopo che più di 100 dipendenti dell’ospedale trentino nelle loro testimonianze hanno descritto il reparto di ginecologia come un vero e proprio inferno. Un clima di terrore e vessazioni nel corso degli anni hanno reso quel reparto ‘famoso’ nell’ambiente ospedaliero trentino.
Le sei dipendenti dell’ospedale Santa Chiara di Trento durante le testimonianze hanno usato parole forti ma piuttosto chiare sulla situazione interna diventata ormai insostenibile: «La condotta basata su atteggiamenti spesso vessatori ha creato in me come in tanti altri una profonda sofferenza. Capitavano anche insulti e minacce. A un’infermiera ho sentito dire: io ti rovino». Anche il legale della famiglia di Sara Pedri, l’avvocato Nicodemo Gentile, ha parlato di «un clima avvelenato» in particolare all’interno del reparto di ginecologia dove lavorava proprio Sara Pedri.
Sara Pedri, dopo il primario anche la vice primaria è stato trasferita
A finire sotto inchiesta non solo il primario Saverio Tateo ma anche la sua vice, la dottoressa Liliana Mereu. Due profili di spicco entrambi allontanati dal reparto di Ginecologia. Secondo gli scritti di Sara Padri ma anche le tante testimonianze, sembra che la dottoressa Mereu avesse più volte umiliato Sara Pedri ed altri suoi colleghi. Ma non solo offese verbali anche atteggiamenti violenti ed umilianti.
Le indagini continuano così come le ricerche del corpo di Sara Pedri
Sara Pedri non è stata ancora ritrovata. Intanto, emergono da questa storia sempre più inquietanti dettagli sulla clima vessatorio nel reparto di Ginecologia dove Sara ed altri professionisti erano vittime degli atteggiamenti violenti ed umilianti del primario Tateo e della sua vice Mereu.
La sorella di Sara non smette di credere nel ritrovamento della ginecologa dispersa ormai dagli inizi di marzo. Una speranza che si unisce anche alla battaglia legale e mediatica che sta portando avanti Emanuela Pedri per portare alla luce giustizia in un ambiente in cui i medici sono chiamati a salvare vite e non a distruggerle.