“E’ stata una faticaccia, un’impresa essere in Italia e riuscire ad avere un video a Times Square. Ma ce l’abbiamo fatta”. Ha la voce soddisfatta, ma sempre segnata da un velo di amarezza per la sua vicenda, Silvia Stoyanova, la 35enne milanese, esclusa dal prossimo concerto di Taylor Swift a San Siro perchè in sedia a rotelle. E nonostante l’acquisto di un biglietto da 300 euro.
Sugli schermi dell’iconico incrocio di New York è comparsa una grafica con un messaggio chiaro, diretto: “Why Not Me?
La testimonianza, che per primo True-News.it ha portato all’attenzione mediatica, ha fatto il giro del web e dell’opinione pubblica, anche grazie a una petizione dalle migliaia di sostenitori. Nel frattempo, poco si è mosso. Gli organizzatori tacciono. E Silvia, assieme a uno staff che la sta supportando, ha portato la sua battaglia a Times Square. Per quattro volte all’ora, per tutta la giornata di domenica 8 ottobre, sugli schermi dell’iconico incrocio di New York è comparsa una grafica con un messaggio chiaro, diretto: “Why Not Me?”.
Silvia: “Ovviamente c’è la data del concerto, la location, ovvero San Siro, e il riferimento al mio account”
Racconta Silvia a True-News.it: “Abbiamo usato nel logo il drago, simbolo di una canzone di Taylor. Il resto della grafica, visto che non potevamo utilizzare un volto pubblico, come quello della cantautrice, è stato fondato su un messaggio in codice”. Composto da parole e disegni, come nello stile della pop-star. E così si vedono un serpente e una rondine, simboli degli album di Taylor, 1989 e Reputation, prossimo all’uscita. “Ovviamente c’è la data del concerto, la location, ovvero San Siro, e il riferimento al mio account”.
L’amarezza della ragazza: “In Italia resta difficile passare dalle parole ai fatti”
Il messaggio è arrivato oltre oceano mentre la battaglia continua anche sul versante italiano: “Stiamo valutando come muoverci legalmente con il mio avvocato. Speriamo nel Comune di Milano che dovrebbe aver chiesto l’aumento del numero dei posti per i disabili, sempre rispettando le norme di sicurezza. Ma in Silvia resta l’amarezza: “In Italia resta difficile passare dalle parole ai fatti. Stiamo focalizzando ogni energia per divulgare il messaggio negli Stati Uniti”. Un primo passo è stato compiuto.