(di Fabio Massa)
C’è un territorio che vuole autodeterminarsi. Che ha una sua religione, una sua lingua, e che ritiene di essere oppresso da chi gli sta vicino. Ha intrapreso da anni un suo percorso per provare a liberarsi dall’oppressione. Ha chiamato a raccolta gli stati amici, quelli che condividono la sua cultura. E questi stati hanno iniziato una guerra. Hanno deciso di fare una guerra per aggredire l’aggressore, o quello che viene dipinto come aggressore. Quindi sparano missili, muovono carri armati, ammazzano persone, le rapiscono. Usano dunque una guerra come metodo di risoluzione di una controversia internazionale.
L’Italia ripudia la guerra. E quindi sostiene Israele (e l’Ucraina)
C’è però un cardine della nostra cultura: l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Lo dice la Costituzione. Ed è proprio in base a quella parte della nostra costituzione che sosteniamo l’Ucraina nel suo sforzo militare di difesa, pur rendendoci conto che la situazione nel Donetzk era un ginepraio già 10 anni fa. Ed è proprio in base a quella parte della nostra costituzione che non possiamo che sostenere Israele dopo l’attacco di Hamas, pur sapendo che quel mondo è devastato da 80 anni. Stupisce però vedere quanti sono i filopalestinesi, quelli che sostengono le ragioni di chi ha attaccato. Sono moltissimi. Molti di più dei putiniani. E tutti dimenticano che il punto non è chi è l’oppresso e chi l’oppressore, ma chi sta usando la guerra per risolvere la controversia.