Il 9 ottobre è stata la Giornata mondiale della posta. Code, tempi d’attesa infiniti, multe, bollette e pubblicità in cassetta. Probabilmente queste le idee che associamo alla parola “posta”. Ma la posta è anche molto altro.
Il servizio postale moderno ha dato avvio alla comunicazione internazionale. E’ stato fondamentale veicolo di trasmissione di quello che per secoli è stato l’unico mezzo di comunicazione a distanza: la lettera. Un tempo, l’intrepida attesa di ricevere una missiva via posta costituiva parte del piacere stesso di riceverla; scriverla era rito di cura e precisione. Oggi, invece, quando si parla di posta si fa riferimento prevalentemente a quella elettronica: le fredde mail.
Anche se l’importanza e l’efficienza del sistema postale sono state eclissate dalla scontata accessibilità e immediatezza dell’online, la “vecchia” posta resiste. E viene celebrata ogni anno in ricordo dell’istituzione dell’Unione postale universale (UPU), fondata il 9 ottobre 1874 a Berna, in Svizzera. Una vera rivoluzione che ha contribuito allo sviluppo economico e commerciale a livello globale, ma anche al miglioramento di vita dei singoli individui, finalmente in contatto tra loro anche se divisi da chilometri.
“Caro amico ti scrivo”
Ad oggi la lettera via posta sembra essere soltanto baluardo degli ultimi romantici. Un tempo, però, la corrispondenza epistolare era l’unico filo visivo che metteva in dialogo persone lontane. La lettera come strumento di comunicazione, ma anche come simbolo tangibile di un legame intimo da coltivare, inchiostro su carta. La lettera come estensione di se stessi, come manifestazione della propria identità e universo sentimentale. Riprendere in mano le missive scritte o ricevute farà inevitabilmente scaturire ricordi. Seppur con minore intensità, si rivivrà l’essenza di momenti non più presenti. Farà comprendere quello che si era, rispetto a ciò che si è diventati. Secondo lo psicanalista Darian Leader l’epistola assume un senso profondo di realtà, trasformando un desiderio, una volontà, un messaggio in un oggetto tangibile. La potenza comunicativa della lettera sta, dunque, nella concretizzazione della propria interiorità.
Le buche delle lettere raccontano la loro storia e quella di tutti
Dietro a una buca delle lettere si nasconde un vero mondo palpabile, familiare, identitario ed emozionale. Una trama di storie e relazioni che rimangono vive nel tempo e contribuiscono a scrivere il patrimonio storico-culturale e letterario di intere nazioni. E quello italiano è in parte racchiuso nell’archivio di Poste Italiane.
L’archivio custodisce testimonianze di centosessanta anni di storia italiana, che in occasione del World Post Day è possibile ripercorrere. Attraverso foto, filmati, bollettini postali, relazioni di bilancio e oggetti simbolo, la storia di Poste si intreccia a quella d’Italia, dal 1862 ad oggi.
Dal 2000 al 2006 l’azienda ha attuato un piano di recupero e valorizzazione del proprio patrimonio storico-culturale, da cui è scaturito il libro Buca delle lettere. Il volume è dedicato alla storia delle buche delle lettere sia dal punto di vista del contenente stesso, sia del contenuto. Infatti, oltre la ricerca storica e archivistica sulle cassette delle poste, è presente anche un saggio di Enrico Sturani, uno dei maggiori collezionisti privati di cartoline. Le immagini presenti all’interno del libro sono sia tratte dal Fondo Fotografico dell’Archivio di Poste, sia realizzate ad hoc dal fotografo modenese Sergio Smerieri. Buca delle lettere si avvale, inoltre, del contributo dello scrittore Andrea Camilleri, col suo racconto inedito “La cassetta postale e io”. Basandosi su ricordi di infanzia, l’autore narra del suo peculiare rapporto con una cassetta delle lettere. “Se le buche delle lettere ci raccontano la loro storia, io vorrei a mia volta ricambiare, raccontando quello che mi capitò, poco più che decino, con una cassetta delle lettere”.
Sempre meno lettere spedite in Italia: spariscono anche le cassette
Ma quante sono le buche delle lettere rimaste sul territorio italiano? Sono sempre meno. Dal 2022 proprio Poste Italiane ha avviato la rimozione di oltre un terzo delle cassette rosse presenti in Italia. Questo perché ogni anno si registra un calo del loro utilizzo pari al 20%. Gli italiani scrivono e spediscono sempre meno lettere. La diminuzione del volume di missive inviate ha portato, di conseguenza, alla rinuncia di un servizio puntuale da parte di Poste, che invece preferisce puntare sulla smaterializzazione della lettera, attraverso le nuove smart letter box digitali.
L’arte di scrivere lettere
Non solo negli archivi e negli studi letterari, la lettera rinasce anche come forma d’arte. Per l’artista romana Laura della Gatta, figlia dell’estetica razionale, l’epistola scritta a mano diventa creazione artistica e performance partecipativa. “Quest’anno ti scrivo una lettera a mano” è il titolo della performance, iniziata il giorno del suo compleanno, il 22 gennaio 2022, e conclusa esattamente un anno dopo. Trecentosessantacinque giorni di relazioni epistolari, scambiandosi lettere e donandosi tempo. L’azione performativa dell’artista è un tentativo di fermare il tempo attraverso la scrittura, come resoconto del proprio vissuto e come volontà di ricongiungimento con l’altro. Tante le missive inviate con possibilità di risposta. Come dichiara Laura della Gatta “la carta sarà personalizzata, l’affrancatura semplice e la volontà profonda”. Non semplici lettere, dunque, ma opere d’arte.
La difesa della lettera
Negli ultimi tempi si è persa l’abitudine di scrivere lettere in quanto prassi comunicativa e relazionale. Ma già da prima dell’avvento di Internet esistono fenomeni artistici e culturali – come la mail-art – che dimostrano quanto la lettera possa valere sia come espressione artistica, sia come strumento di autoanalisi e riflessione. Oltre a diversi musei e archivi postali, all’epistola sono dedicate anche numerose iniziative attuali, come il Festival delle lettere che si tiene ogni anno a Milano. L’iniziativa, promossa dall’associazione 365 GRADI, ad oggi ha raccolto oltre venticinquemila epistole scritte rigorosamente a mano. “Lettera a un influencer” il tema della settima edizione, svoltasi lo scorso maggio. Parola d’ordine: condivisione. Con questa tematica molto attuale, il Festival vuole colmare ulteriormente ogni tipo di distanza, fisica, culturale, temporale e sociale attraverso la scrittura epistolare. Rivolgendosi al nuovo destinatario proposto, l’influencer, questa edizione mette in dialogo il mondo della scrittura cartacea con quello dei social, col fine di trasmettere le emozioni non solo attraverso l’uso dei classici like.
Ma ha ancora senso scrivere lettere oggi?
In una società dinamica e impaziente come quella odierna, dove lo smartphone è ormai estensione bionica di un arto, è facile pensare che non ci sia più spazio per le lettere. Nell’era dei social si predilige la velocità che si perde nella frenesia del quotidiano. Non c’è tempo – né voglia – di utilizzare una forma di scrittura lenta e ragionata, che presuppone tempi di attesa più lunghi per ricevere una risposta. O di non riceverla mai.
Sms, email, social network hanno alterato i rapporti umani favorendo una comunicazione basata su emozioni scritte, estemporanee e meno vissute. Redigendo a mano una lettera, invece, i pensieri si dipanano con più chiarezza, le emozioni affiorano e si imprimono con maggiore potenza. Il contenuto rimane impresso, indelebile. Tornare alla comunicazione epistolare come momento di introspezione: d’altronde di fronte a un foglio bianco siamo tutti “essere in esplorazione”, come sostiene Edgar Lawrence Doctorow. Ma anche come intimo dono del proprio tempo, possibilità di condivisione e ricordo tangibile: la lettera continuerà a vivere per chi l’ha scritta e per chi l’ha ricevuta, custodita in un cassetto, ripresa in mano più volte per essere riletta, o semplicemente impressa nella mente.
La lettera come forma di espressione scritta trasversale, oggetto materiale, genere letterario, forma d’arte, documento, strumento di contatto e patrimonio è da tenere in vita. Ed è, dunque, giusto celebrarne l’importanza, insieme a quella del suo veicolo di trasmissione, la posta, in quanto strumenti che da sempre permettono di comunicare e abbattere le distanze in tutto il mondo.
P.s: Ci sarebbe piaciuto affrontare gli argomenti trattati insieme a una collaboratrice di Poste Italiane, ma ci ha “paccato”. Quasi a voler confermare tutti i luoghi comuni sui disservizi che caratterizzano spesso l’azienda. Ma noi restiamo romantici.